Quello che vedete qui sopra è un articolo di Avvenire del 27 ottobre che, nel silenzio generale dei media, dice che tutte le denunce che abbiamo fatto finora e tutta la nostra indignazione sono giustificate. E giuste.
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ammette candidamente che nel 2015 sono state rilasciate autorizzazioni all’esportazione di armi dall’Italia all’Arabia Saudita (cosa che tra l’altro sapevamo già). L’export, dicono i dati, è avvenuto sia nel 2015 che nel 2016, periodo in cui l’Arabia Saudita bombardava indiscriminatamente lo Yemen. L’export, di conseguenza, è avvenuto nonostante la legge 185/1990 vieti “l’esportazione ed il transito di materiali di armamento […] verso i Paesi in stato di conflitto armato”.
Non c’è bisogno di alcun “embargo, sanzioni o restrizioni internazionale nelle vendite di armamenti”. E non c’è bisogno di alcun accertamento in ambito Onu o Ue. C’è la legge italiana. Punto. E la legge italiana vieta l’esportazione.
Non c’è bisogno di alcuna “novità nelle politiche dei 28”. Non ce n’è bisogno. La mancanza di novità in quella sede dovrebbe anzi scatenare una nostra reazione: l’Italia ha il dovere di bloccare l’export e di far valere la propria posizione sui tavoli internazionali.
Ricordiamo, infine, che il Parlamento europeo ha già chiesto di applicare l’embargo sulle armi, ma — chissà come mai — il nostro governo se ne dimentica sempre.
Qualche risposta dal governo sta arrivando. Peccato siano tutte risposte sbagliate.