Costituirsi parte Civile nei futuri, sempre più probabili, processi a carico degli ex vertici di Banca Etruria. Questo è quanto Arezzo Possibile, insieme a Pippo Civati, chiede all’amministrazione comunale. La richiesta, forte, di perseguire con impegno verità troppo spesso celate o impronunciabili, in un coacervo di interessi nella città che fu di Licio Gelli.
Una commistione che vede la politica locale e nazionale profondamente in difetto rispetto al compito che dovrebbe svolgere, ovvero garantire e difendere un territorio, anche negli indirizzi economici, imponendo una gestione corretta e trasparente, priva di conflitti d’interesse, conforme a quelle leggi che dovrebbero essere improntate alla tutela e remunerazione del risparmio, non della sua depauperazione.
Chiedere conto degli eventuali reati penali commessi, ricostruire la verità storica di quello che è accaduto, tutelare, grazie all’ingresso nel processo della parte civile, l’immagine di Arezzo. Cercare di risarcire, almeno parzialmente, il disastro economico che ha colpito la città, i cui effetti peggiori sono ancora all’orizzonte. In ultimo, particolare non trascurabile, essere parte attiva in ogni grado di giudizio consentirà che gli atti, una volta terminato l’iter processuale, passino alla disponibilità pubblica e quindi al giudizio della storia.
La ricerca della verità, non a parole ma con fatti concreti, necessità che, evidentemente, Matteo Renzi ha già archiviato, insieme alla commissione d’inchiesta promessa cento giorni fa e ben lontana, mai come oggi, dall’essere realizzata. Il diritto al risarcimento dei tanti ingannati, costretti ad acquistare azioni per ottenere un mutuo o iscritti con un profilo “bocconiano” pur di vendere loro obbligazioni tossiche, di essere giudicati da un magistrato terzo invece che da improbabili arbitri.
Un dovere morale se non etico, quello del Comune: schierarsi a fianco dei più deboli, dei truffati, di chi ha perso tutto a causa della fiducia mal riposta verso la propria banca, quella della comunità che per generazioni ha rappresentato l’istituzione economica cui far riferimento. La necessità, per una volta, di schierarsi nettamente con i cittadini, senza tentennamenti, a schiena dritta, contro i potentati e le lobby di potere.
Arezzo Possibile lo chiede con uno strumento innovativo e partecipativo, consentito dalla Statuto comunale, nello spirito della nostra forza politica: la delibera di iniziativa popolare. Una mozione scritta dai cittadini, nella prospettiva più democratica quella dal basso verso l’alto, che raggiunte le trecento firme diverrà una proposta consiliare con lo stesso rango ed efficacia di quelle promosse dal consiglio comunale stesso. Si darà modo alla città, tramite i suoi eletti, nella sua sede più naturale, di aprire un dibattito, in cui ogni forza politica sarà chiamata a prendere posizione, a scegliere chiaramente, per una volta, da che parte stare.