Capo Colonna: non è con il cemento che rilanceremo il turismo

Noi vogliamo che gli occhi dei turisti siano abbagliati dallo specchio d'acqua che offre il nostro mare e non dall'artificioso luccichio di una piscina qualsiasi, anche se profonda 4,5 metri. Vogliamo sì sfruttarlo, ma con la forza delle sue naturalistiche meraviglie, attraendo visitatori frequenti anche se occasionali e non secondo una logica di turismo di massa ormai in declino, ma alla ricerca della "genuinità" del territorio. Noi saremo sempre a favore delle imprese turistiche, perché crediamo che la vocazione di Crotone sia questa, ma di quelle realmente interessate ad uno sviluppo ecosostenibile, legato alle tradizioni del luogo, che ricorda la storia da cui proviene e ne trae motivo d'orgoglio.

Avvi­len­te, mor­ti­fi­can­te, deplo­re­vo­le. Ecco come è l’e­nor­me ed amor­fo con­te­sto cit­ta­di­no a cui sia­mo abi­tua­ti, che qua­si qua­si, con­si­de­ria­mo nor­ma­le. L’im­mo­bi­li­smo, che avan­za e con­ti­nua a met­ter radi­ci, è l’u­ni­ca cul­tu­ra che resta e sta­gna quag­giù. Con chiac­chie­re media­ti­che si con­ti­nua­no ad elar­gi­re pro­mes­se (vane), glo­ria cal­ci­sti­ca (vana) ed esa­spe­ran­ti ini­zia­ti­ve nata­li­zie (paga­te con royal­ties) che voglio­no disto­glie­re l’at­ten­zio­ne dai veri pro­ble­mi. Sarà for­se bana­le ripe­ter­lo, ma è impor­tan­te cono­sce­re, con­ti­nua­re a scri­ve­re e par­la­re del­l’insa­no scem­pio che sen­za sosta non da tre­gua al nostro patri­mo­nio.

Patri­mo­nio cul­tu­ra­le e (ricor­dia­mo­lo!) pae­sag­gi­sti­co che esi­ste e che ben si può sfrut­ta­re. Ma dal­le paro­le e dagli scrit­ti è impor­tan­te pas­sar ai fat­ti, giu­sto? Ed allo­ra la stra­da natu­ral­men­te più bat­tu­ta è quel­la del “cemen­to”, la cui filo­so­fia tan­to ha affa­sci­na­to e tan­to con­ti­nua ad affa­sci­na­re le men­ti degli ardi­ti impren­di­to­ri nostra­ni, che tut­to voglio­no risa­na­re con la loro idea di eco­no­mia turi­sti­co-late­ri­zia. Già di per sé poco moral­men­te accet­ta­bi­li son gli iter buro­cra­ti­ci segui­ti da tali fan­to­ma­ti­ci pro­get­ti. Fre­sco e lam­pan­te esem­pio è il “Mari­ne Park Vil­la­ge”, lus­suo­so vil­lag­gio turi­sti­co dei fra­tel­li Sca­li­se che con i suoi 79 (si spe­ra) bun­ga­low, andrà ad intac­ca­re l’a­rea pro­spi­cen­te alla baia di Sci­fo ben nota ai cro­to­ne­si e non solo, uno dei pochi fram­men­ti di natu­ra incon­ta­mi­na­ta all’in­ter­no del­l’area mari­na pro­tet­ta “Capo Riz­zu­to”.

Insom­ma, det­ta leg­ge anche qui l’i­per­bo­li­ca reto­ri­ca del­l’i­dea­le recen­te­men­te espres­so da Bria­to­re in Puglia, il qua­le affer­ma: «Io so bene come ragio­na chi ha mol­ti sol­di: non vuo­le pra­ti né musei». Solo hotel di lus­so sul mare, chia­ris­si­ma sin­te­si di ciò che pare esse­re l’u­ni­ca sal­vez­za di que­sto que­sto ter­ri­to­rio da sfrut­ta­re. A noi que­sto non pia­ce. Noi voglia­mo che gli occhi dei turi­sti sia­no abba­glia­ti dal­lo spec­chio d’ac­qua che offre il nostro mare e non dal­l’ar­ti­fi­cio­so luc­ci­chio di una pisci­na qual­sia­si, anche se pro­fon­da 4,5 metri. Voglia­mo sì sfrut­tar­lo, ma con la for­za del­le sue natu­ra­li­sti­che mera­vi­glie, attraen­do visi­ta­to­ri fre­quen­ti anche se occa­sio­na­li e non secon­do una logi­ca di turi­smo di mas­sa ormai in decli­no, ma alla ricer­ca del­la “genui­ni­tà” del ter­ri­to­rio. Noi sare­mo sem­pre a favo­re del­le impre­se turi­sti­che, per­ché cre­dia­mo che la voca­zio­ne di Cro­to­ne sia que­sta, ma di quel­le real­men­te inte­res­sa­te ad uno svi­lup­po eco­so­ste­ni­bi­le, lega­to alle tra­di­zio­ni del luo­go, che ricor­da la sto­ria da cui pro­vie­ne e ne trae moti­vo d’orgoglio.

Ros­sa­na Giu­da — Comi­ta­to “Medi­ter­ra­neo Pos­si­bi­le” Crotone

La que­stio­ne del Mari­ne Park Vil­la­ge di Capo Colon­na è sta­ta al cen­tro di uno scam­bio social tra Giu­sep­pe Civa­ti e il Mini­stro Fran­ce­schi­ni, oltre che di un’in­ter­ro­ga­zio­ne par­la­men­ta­re a pri­ma fir­ma Civati.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.