Dall’8 giugno Fabrizio Pellegrini, affetto da una patologia neuro-degenerativa, è recluso presso il carcere di Chieti per aver coltivato alcune piante di marijuana a fini strettamente terapeutici. Il suo precario stato di salute, incompatibile con la condizione di detenuto, peggiora di giorno in giorno anche perché in carcere gli è preclusa la cura a base di cannabis prevista dal suo piano terapeutico.
La difficile condizione di Fabrizio è stata constatata da Rita Bernardini, esponente radicale, che lo ha visitato in questi giorni.
Nonostante le regolari prescrizioni mediche, non è la prima volta che Fabrizio Pellegrini viene arrestato e incarcerato. La sua colpa?
Non aver abbastanza denaro per poter pagare la cannabis medica, ad oggi importata dalla sola Olanda a costi elevatissimi.
Per questo motivo, per far fronte alla dolorosa fibromialgia che lo affligge da tempo, Fabrizio si è dovuto risolvere a coltivare in casa qualche pianta per evitare di rivolgersi al mercato illegale.
La risposta del sistema legale italiano è stata ancora una volta “ingiustamente inflessibile”: Fabrizio è privo della libertà, è privo del farmaco, è irreversibilmente segnato nel corpo dalla malattia che lo affligge.
La cannabis non è dannosa per i consumatori, come dimostra tanta letteratura scientifica che ripetutamente ne ha confermato la valenza medica e terapeutica, nonostante ciò da decenni è la sostanza naturale presa più di mira dal sistema proibizionista italiano impegnato in una ingiusta “war on drugs”, il cui unico scopo è la criminalizzazione di comportamenti e modi di vivere che non ledono gli “altrui diritti, le altrui libertà.
Dinanzi allo Stato Italiano che colpisce Fabrizio e con lui, migliaia di altri malati, non rimaniamo con le mani in mano.
Con Andrea Trisciuoglio, malato anche lui come Fabrizio, segretario del primo cannabis social club italiano, “LapianTIamo”, il quale, dopo aver subito una perquisizione dei Carabinieri nella sua abitazione, grazie alla sua “testarda ostinazione radicale”, è riuscito ad ottenere sin dal 2009 direttamente dal sistema sanitario pugliese la cannabis medica ed ha dato avvio al dibattito sulla cannabis terapeutica in Italia, abbiamo deciso di iniziare una lotta non violenta attraverso i nostri corpi.
Andrea sta rinunciando al Bedrocan, il preparato a base di cannabis con cui cura la sclerosi multipla, mentre ciascuno di noi rinuncia al cibo fino a quando non sarà fatta giustizia per Fabrizio Pellegrini.
Lo scorso 30 Giugno gli on. Civati, Brignone, Maestri, Pastorino e Mattarelli hanno indirizzato un’interrogazione parlamentare urgente ai Ministri della Giustizia e della Salute: dopo 20 giorni nessuna risposta è stata fornita e Fabrizio Pellegrini langue in carcere.
Per questo non molliamo e proseguiremo senza sosta la lotta non violenta contro il proibizionismo di Stato.
Le storie di Fabrizio Pellegrini e di Andrea Trisciuoglio dimostrano il fallimento di una politica repressiva, indirizzata solo a ledere i diritti e libertà dei cittadini.
Ma la storia radicale insegna l’importanza dell’essere speranza e non solo di avere speranza: dopo oltre trent’anni di battaglie antiproibizioniste radicali, il prossimo 25 luglio, l’aula della Camera dei Deputati inizierà finalmente la discussione della proposta di Legge n. 3235 che reca “Disposizioni in materia di legalizzazione, coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati”, sottoscritta da Benedetto Della Vedova e Roberto Giachetti – iscritti al Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito – e da oltre 200 parlamentari appartenenti a quasi tutti gli schieramenti politici.
Proprio per questo noi radicali, con l’Associazione Luca Coscioni ed altre realtà antiproibizioniste, abbiamo avviato da qualche mese una raccolta di firme su di una proposta di legge di iniziativa popolare in materia di legalizzazione della cannabis.
Si tratta di un testo più ambizioso rispetto a quello che verrà discusso in Parlamento ed ha l’obiettivo di elevare il dibattito parlamentare e di impedire che il provvedimento legislativo che sarà assunto si risolva in un compromesso al ribasso o peggio, in un nulla di fatto, come ha testimoniato Marco Pannella, con la sua vita d’impegno politico, “Il crimine più grave è stare con le mani in mano”
Matteo Ariano, presidente associazione radicale “Mariateresa di Foggia”
Norberto Guerriero, segretario associazione radicale “Mariateresa di Foggia”
Anna Rinaldi, tesoriere associazione radicale “Mariateresa di Foggia”