Il 7 Aprile in tutto il mondo si celebra Health4All, una giornata di mobilitazione per rivendicare un principio che condividiamo e riteniamo sacrosanto: la salute è un diritto, non una merce.
Questo principio, già sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 32, va oggi più che mai ribadito e difeso.
Come già ricordato nel dialogo sul Manifesto tra Ivan Cavicchi e Giuseppe Civati, da lungo tempo il nostro Sistema Sanitario è in uno stato di sofferenza, per carenza di direzione politica, per insipienza gestionale, per mancanza di reale volontà riformatrice, per il prevalere di interessi privati sul bene comune.
Mai come in un periodo di crisi come quello che da diversi anni viviamo, ci sarebbe bisogno di un sistema di protezione sociale che sia realmente universalistico e adeguato ai bisogni di salute della nostra popolazione.
Mai come oggi, invece, vediamo un sistema in larga parte obsoleto, fiaccato da malagestione, soffocato da tagli e da carenze di personale, regolato da un’unica, miope logica: quella della sostenibilità economica a breve termine.
Mai come oggi, una parte sempre più larga della nostra popolazione lamenta l’impossibilità di accedere alle cure di cui avrebbe bisogno per ragioni economiche.
Come detto in princio, la salute è un diritto, ed è anche una componente fondamentale di una buona comunità. È nell’interesse di tutti, perciò, invertire questa tendenza a cui non ci vogliamo rassegnare.
Cogliamo l’occasione di questa giornata per affermare quindi che un Sistema Sanitario diverso è possibile, ma lo è solo uscendo da una logica di problem solving fintamente manageriale.
Per usare una metafora propria dell’argomento, è ora di curare la malattia, non limitarsi a rispondere ai sintomi.
È possibile modello di sostenibilità economica diverso, non basato su logiche da pallottoliere di corto respiro, ma che badi all’unico reale contenimento di costi che può tenersi in equilibrio con il diritto alla salute: la prevenzione. Per dare finalmente spazio a questo aspetto tanto cruciale quanto dimenticato, è necessario investire in politiche proattive che non riguardino solo l’ambito meramente medico, pur fondamentale, ma che rispondano ai molti altri determinanti di salute che concorrono al benessere delle persone e delle comunità: il lavoro, il reddito, la casa, l’ambiente. Non ultimo, è necessario un fortissimo investimento, culturale prima ancora che economico, in educazione sanitaria, anche per contrastare la pericolosa deriva anti-scientifica a cui assistiamo giorno dopo giorno.
È possibile un sistema sanitario differente, che risponda veramente ai bisogni di salute della nostra popolazione, sempre più anziana e affetta da cronicità, che sempre più necessità di una presa in carico globale, che per altro è l’unica chance di attuare realmente le politiche di prevenzione di cui sopra. È possibile quindi un sistema meno ospedale-centrico, che dia finalmente il giusto spazio e le giuste caratteristiche ai distretti sanitari, al sistema delle cure primarie. Un sistema finalmente messo in rete, con i giusti investimenti tecnologici e il giusto approccio organizzativo.
È possibile un sistema che affronti e risolva una volta per tutte le contraddizioni derivanti dalle commistioni incontrollate tra pubblico e privato, all’interno a volte dello stesso ospedale, dello stesso ambulatorio, dello stesso professionista.
È possibile un sistema che non crei corsie privilegiate per chi può pagare di tasca sua, allungando a dismisura i tempi di attesa di chi è più debole e fragile.
È possibile un sistema realmente universalistico, che non soccomba al neo-mutualismo di chi sta demolendo un modello unico per tutte le tasche per sostituirlo con tanti piccoli modelli per ogni fascia di reddito, da finanziare sulle spalle dei lavoratori.
È possibile solo e soltanto se saremo in tanti a ribellarci e a lavorare per affermare la compossibilità leibniziana tra salute e universalismo.
Noi di Possibile siamo pronti, il 7 aprile come tutti gli altri giorni dell’anno.