A sentirlo, a guardarlo, a valutarlo al primo impatto, Gentiloni non sembra persona di destra. Eppure, a osservare più da presso le politiche messe in campo fino ad ora, soprattutto quelle gestite dal Ministero degli Interni, siamo nel campo della destra piena: un po’ razzista, un po’ populista, un po’ troppo securitaria. Gli italiani scesi in piazza per la fine dell’anno si sono trovati blocchi di cemento e cecchini di Stato sui tetti, mentre nelle periferie le camorre hanno festeggiato in piena libertà con la vendita e l’esplosione clandestina di tonnellate di botti.
Alle paure, insomma, il governo risponde con la militarizzazione dei centri urbani e l’abbandono totale delle periferie nelle mani delle mafie. Contraddizioni che la retorica del Pd nasconde, perché preferisce inseguire il modello valoriale della destra condividendo, per esempio, la riapertura dei Cie e l’aumento delle espulsioni. Siamo di fronte a una rivelazione? No, a una conferma: quella di una incoerenza stridente tra Gentiloni e la realtà. La realtà non è nei voti, nel consenso costruito sul razzismo e sulla xenofobia. La realtà è nella povertà, nei senzatetto, nei cinquemila migranti annegati nel Mediterraneo, nell’assenza di contrasto coordinato alla tratta di esseri umani, nelle disuguaglianze globali, nello sfruttamento a nero degli stranieri e degli italiani.
La risposta di Gentiloni e di Minniti alle paure della contemporaneità non sono né accoglienza né integrazione sociale, ma più militari, più polizia, più espulsioni, più repressione. Non una parola sulla povertà crescente, sulla quale l’odio e la sottocultura fanno il successo di Salvini. Non una misura per contrastare efficacemente la povertà da disoccupazione (aggravata dal fallimento plateale del Jobs Act).
Le cause del ripiegamento identitario di destra che sta attanagliando il mondo europeo vengono rafforzate dal governo italiano. Si dà per acquisito il dato della paura, si cerca di smorzarlo con la sicurezza in divisa, mentre ogni giorno, da Nord a Sud, gli italiani sono letteralmente bombardati da messaggi mediatici di evidente matrice razzista. I comunicatori del Pd (quelli che ancora si leccano le ferite del 4 dicembre) si trincerano dietro un finto quanto menzognero ‘buon senso’, il medesimo cinico sentimento che sta favorendo l’avanzata di sentimenti di destra dentro tutta la società e dentro il loro partito. Dobbiamo insomma prendere atto di questa evidente diversità tra il Gentiloni pensato e il Gentiloni reale. Prenderne atto per prenderne le distanze, per praticare un’altra idea di Italia. Pluralista, inclusiva, laica, antirazzista.