Chissà perché il referendum ha fatto emergere così tante divisioni?
Disuguaglianze. Semplice. Vale per tutte le consultazioni elettorali di questo periodo.
Le persone stanno male e se la prendono con il potere di quelli che stanno bene. Molto, troppo meglio di loro. E se la prendono soprattutto se questi ultimi si dimostrano arroganti e ‘mischiati’ con poteri ‘peggiori’ di loro. Più oscuri e più avidi, come appaiono a chi ha poco o nulla.
Se tradiscono fastidio e se promuovono misure che sottraggono sovranità o anche soltanto se sembrano farlo, danno voce allo stesso sentimento e al conseguente risentimento.
Rousseau, lesson one.
Il problema è sottovalutare le disuguaglianze. Affrontarle con soluzioni tampone e episodiche che non sono soluzioni. O negarle.
Le persone si sentono lontane dai luoghi delle decisioni, non rappresentate da una politica che appare prestare nome ad altri ben influenti soggetti decisionali. E qui la questione costituzionale si interseca con la questione politica ed economica. In una parola, la questione diventa democratica.
Questa è la vera matrice del voto di domenica. Non attribuibile a alcun soggetto politico in particolare, né soltanto da vivere come voto contro il governo attuale. Certo, c’è chi lo ha capito di più e chi si è seduto dalla parte sbagliata.
Ma se la domanda è questa, a questo si deve rispondere.