Meno indennità per tutti: ecco i veri tagli dei costi della politica

Agendo solamente sulle indennità parlamentari con equità è possibile conseguire un risparmio di 27 milioni di euro annui: una cifra equivalente a oltre la metà del risparmio previsto dalla riforma, e senza stravolgere la Costituzione.

“Dispo­si­zio­ni per […] il con­te­ni­men­to dei costi di fun­zio­na­men­to del­le isti­tu­zio­ni” è una par­te del tito­lo del­la pro­po­sta di leg­ge di rifor­ma costi­tu­zio­na­le su cui sare­mo chia­ma­ti a vota­re il pros­si­mo 4 dicembre.

Si trat­ta di una indi­ca­zio­ne fuor­vian­te. Infat­ti, come abbia­mo spie­ga­to più vol­te, secon­do i dati del­la Ragio­ne­ria gene­ra­le del­lo Sta­to di cui alla nota n. 83572 del 28 otto­bre 2014, i rispar­mi ritrai­bi­li dall’intera rifor­ma non arri­ve­reb­be­ro a 60 milio­ni e quel­li con­se­guen­ti alla ridu­zio­ne del nume­ro dei sena­to­ri e alla eli­mi­na­zio­ne del­le rela­ti­ve inden­ni­tà, fer­mo il man­te­ni­men­to dei rim­bor­si, sareb­be­ro in par­ti­co­la­re di 49 milio­ni. Una cifra del tut­to insi­gni­fi­can­te, soprat­tut­to se para­go­na­ta agli ini­zia­li annun­ci di un miliar­do e poi di cin­que­cen­to milio­ni di rispar­mi. Una cifra che, se cal­co­la­ta sull’attuale costo del Sena­to (540 milio­ni), non solo è dav­ve­ro mode­sta ma che indi­ca come que­sta isti­tu­zio­ne in pro­por­zio­ne – con­si­de­ra­ta la ridu­zio­ne del nume­ro dei com­po­nen­ti e del­le fun­zio­ni – coste­reb­be più di adesso.

Dall’inizio del per­cor­so rifor­ma­to­re Andrea Per­ti­ci ave­va evi­den­zia­to che i rispar­mi si otten­go­no attra­ver­so la ridu­zio­ne del­le inden­ni­tà par­la­men­ta­ri e dei lau­ti rim­bor­si spe­se. Una cosa da rea­liz­za­re in modo rapi­do ed effi­ca­ce attra­ver­so una modi­fi­ca del­la leg­ge del 1965. Si potreb­be fare pre­stis­si­mo, sen­za chia­ma­re in cau­sa una revi­sio­ne del­la Costi­tu­zio­ne, che peral­tro, come abbia­mo visto, sareb­be mol­to meno efficace.

Pos­si­bi­le, con Pip­po Civa­ti e gli altri depu­ta­ti del­la com­po­nen­te, ha recen­te­men­te pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge “per la ridu­zio­ne del­le inden­ni­tà e dei rim­bor­si dei par­la­men­ta­ri, la ride­ter­mi­na­zio­ne dei trat­ta­men­ti pen­sio­ni­sti­ci e il con­te­ni­men­to dei costi di fun­zio­na­men­to del­le isti­tu­zio­ni”. Que­sto dà segui­to a un impe­gno che qua­si tut­ti i par­ti­ti poli­ti­ci han­no pre­so duran­te cam­pa­gna elet­to­ra­le del 2013, ma che vie­ne pun­tual­men­te rin­via­to, facen­do cre­de­re di voler­lo rea­liz­za­re con una rifor­ma costi­tu­zio­na­le che non lo fa e in effet­ti non può farlo.

Ricor­dia­mo che l’indennità par­la­men­ta­re è sta­ta intro­dot­ta, negli ordi­na­men­ti demo­cra­ti­ci con­tem­po­ra­nei, per con­sen­ti­re a chi vive di red­di­to, e non di ren­di­ta, di poter svol­ge­re il man­da­to elet­ti­vo sospen­den­do, per quel perio­do, la pro­pria atti­vi­tà lavo­ra­ti­va. Si trat­ta, quin­di, di una dispo­si­zio­ne vol­ta a ren­de­re effet­ti­va, in con­di­zio­ni di ugua­glian­za sostan­zia­le, la pos­si­bi­li­tà di acce­de­re alle cari­che elet­ti­ve, che l’art. 51 del­la Costi­tu­zio­ne attri­bui­sce a tut­ti i cit­ta­di­ni. Ora, però, come noto, i par­la­men­ta­ri per­ce­pi­sco­no, in Ita­lia, una serie di emo­lu­men­ti e altre uti­li­tà (nell’ambito dei qua­li tro­via­mo anche l’indennità in sen­so pro­prio) che arri­va­no a livel­li mol­to ele­va­ti (al net­to dell’imposizione fiscale).

Il trat­ta­men­to eco­no­mi­co per­ce­pi­to dai par­la­men­ta­ri è del tut­to spro­por­zio­na­to, anche avu­to riguar­do ad uno sti­pen­dio medio, che, secon­do i dati OCSE 2014, in Ita­lia è di cir­ca 1.500 euro al mese. Si trat­ta di una sfa­sa­tu­ra enor­me che non può esse­re giu­sti­fi­ca­ta nep­pu­re dal­la “pre­ca­rie­tà” dell’incarico. A par­te il fat­to che tale con­si­de­ra­zio­ne non è com­piu­to per nessun’altra for­ma di pre­ca­rie­tà, essa non giu­sti­fi­che­reb­be comun­que alcun aumen­to espo­nen­zia­le di que­sto tipo. D’altra par­te anche l’argomento per cui, se il trat­ta­men­to eco­no­mi­co non rag­giun­ges­se così ele­va­ti livel­li, il Par­la­men­to potreb­be esse­re pri­va­to del­le intel­li­gen­ze miglio­ri risul­ta fuo­ri luo­go. Cia­scu­no può sce­glie­re se dedi­car­si alla poli­ti­ca: que­sto com­por­ta dove­ri, respon­sa­bi­li­tà, limi­ta­zio­ni. Pur­ché sia­no ragio­ne­vo­li e pre­ve­di­bi­li, cia­scu­no potrà valu­ta­re se accet­tar­li o no, optan­do, in quest’ultimo caso, per la pro­se­cu­zio­ne del­la pro­pria attività. 

Quin­di la pro­po­sta di leg­ge ridu­ce l’indennità, anco­ran­do­la, anzi­ché a quel­la dei Pre­si­den­ti di cas­sa­zio­ne, a quel­la dei pro­fes­so­ri uni­ver­si­ta­ri, men­tre i rim­bor­si spe­se sono ridot­ti e anco­ra­ti ad esi­gen­ze effet­ti­ve (esclu­den­do, ad esem­pio, il rim­bor­so spe­se per vive­re a Roma per chi a Roma già vive).

Ugual­men­te cau­sa di discri­mi­na­zio­ni è il siste­ma pre­vi­den­zia­le. La pro­po­sta di leg­ge di Pos­si­bi­le pre­ve­de l’introduzione di un siste­ma pre­vi­den­zia­le uni­co, iden­ti­co a quel­lo vigen­te per i lavo­ra­to­ri dipen­den­ti, pro­ce­den­do ad intro­dur­re oltre che una ridu­zio­ne che di per sé ope­ra pro-futu­ro per evi­ta­re que­stio­ni di costi­tu­zio­na­li­tà in meri­to ai dirit­ti acqui­si­ti, ma che tro­va una pere­qua­zio­ne attra­ver­so l’introduzione, per cin­que anni, di un con­tri­bu­to di soli­da­rie­tà che è già sta­to pre­vi­sto, dal­la leg­ge di sta­bi­li­tà per il 2014, per le pen­sio­ni più ele­va­te ed è sta­to rite­nu­to con­for­me alla Costi­tu­zio­ne dal­la Con­sul­ta con sen­ten­za n. 173 del 2016.

Ecco, si trat­ta di una pro­po­sta seria e uti­le che ci augu­ria­mo pos­sa esse­re pre­sto calen­da­riz­za­ta e discus­sa. Si trat­ta cer­ta­men­te di un’ottima base per un dibat­ti­to par­la­men­ta­re che ci augu­ria­mo impron­ta­to a quel­la rapi­di­tà che carat­te­riz­za mol­te pro­po­ste (spes­so quel­le sba­glia­te), su cui il bica­me­ra­li­smo per­fet­to non ha nes­sun effet­to fre­nan­te. Il con­tri­bu­to di tut­te le for­ze poli­ti­che, che – come abbia­mo ricor­da­to – han­no assun­to que­sto impe­gno in cam­pa­gna elet­to­ra­le sareb­be cer­ta­men­te uti­le pur­ché costrut­ti­vo e capa­ce di por­ta­re la rifor­ma in por­to. Infat­ti, se que­sta leg­ge venis­se appro­va­ta i rispar­mi sareb­be­ro dav­ve­ro signi­fi­ca­ti­vi e cre­sce­reb­be­ro ulte­rior­men­te se, a segui­to di una vit­to­ria del “no” al refe­ren­dum costi­tu­zio­na­le, si potes­se final­men­te giun­ge­re a una rea­le ridu­zio­ne del nume­ro dei par­la­men­ta­ri (sena­to­ri e depu­ta­ti), secon­do quan­to anche recen­te­men­te pro­po­sto in un docu­men­to pre­sen­ta­to da Pasqui­no, Per­ti­ci, Viro­li e Zac­ca­ria, per le rifor­me che ser­vo­no, che Pos­si­bi­le ha fat­to proprio.

Dal­le sti­me che abbia­mo ela­bo­ra­to, l’in­den­ni­tà lor­da che si otter­reb­be dal­la nostra pro­po­sta ammon­te­reb­be a cir­ca 8.300 euro, con­tro gli attua­li 10.435 euro pre­vi­sti per i Depu­ta­ti e 10.385 euro pre­vi­sti per i Sena­to­ri. Di con­se­guen­za, il rispar­mio pre­vi­sto sareb­be supe­rio­re ai 2.000 euro a par­la­men­ta­re al mese. Alla Came­ra si pas­se­reb­be da una spe­se attua­le di 78,9 milio­ni annui a una pre­vi­sta di 62,6 milio­ni (-21%), men­tre al Sena­to da 42,2 milio­ni a 31,3 milio­ni (-26%), per un rispar­mio tota­le di 27,2 milio­ni: oltre la metà di quan­to si otter­reb­be dal­la pro­po­sta di rifor­ma costi­tu­zio­na­le sot­to­po­sta a refe­ren­dum, con tut­ti i limi­ti e le distor­sio­ni che que­st’ul­ti­ma por­ta con sé.

Se poi si pro­ce­des­se alla ridu­zio­ne di cir­ca il 25% del nume­ro dei par­la­men­ta­ri (470 depu­ta­ti e 230 sena­to­ri), secon­do quan­to pro­po­sto nel docu­men­to appe­na ricor­da­to dei quat­tro pro­fes­so­ri con cui abbia­mo lavo­ra­to, l’am­mon­ta­re com­ples­si­vo dei rispar­mi sareb­be pari a 51 milio­ni, cir­ca due milio­ni in più di quel­lo pro­dot­to dal­la rifor­ma e sen­za biso­gno di scar­di­na­re la Costi­tu­zio­ne.

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