Mercato del Lavoro, ecco il doping della decontribuzione

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A cura di Giai­me Car­bo­ni e Davi­de Serafin

Con la pub­bli­ca­zio­ne da par­te del Mini­ste­ro del Lavo­ro dei dati tri­me­stra­li estra­po­la­ti dal data­ba­se SISCO (il Siste­ma Infor­ma­ti­vo Sta­ti­sti­co del­le Comu­ni­ca­zio­ni Obbli­ga­to­rie), ci sia­mo tro­va­ti di fron­te, final­men­te, a del­le noti­zie posi­ti­ve in tema di lavo­ro. Rispet­to a quan­to ave­va­mo scrit­to su que­sto sito qual­che set­ti­ma­na fa, i nume­ri sono ora vol­ti in posi­ti­vo, e ciò in segui­to ad alcu­ni aggiu­sta­men­ti sui nume­ri divul­ga­ti dal­lo stes­so Mini­ste­ro (spe­cie per i con­trat­ti a tem­po determinato).

Anche l’INPS ha pub­bli­ca­to a Mag­gio i dati dell’Osser­va­to­rio sul Pre­ca­ria­to, in que­sto caso una ela­bo­ra­zio­ne dal data­ba­se UNIEMENS, e resti­tui­sce — alme­no con rife­ri­men­to alle atti­va­zio­ni net­te dei con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to (il dato del­le atti­va­zio­ni meno le ces­sa­zio­ni) — un anda­men­to simi­le. Resta il fat­to che Mini­ste­ro del Lavo­ro e INPS ela­bo­ra­no set di dati che non sono imme­dia­ta­men­te com­pa­ra­bi­li e, anzi, han­no signi­fi­ca­ti­ve dif­fe­ren­ze. Basti guar­da­re al gra­fi­co 1, che mostra l’andamento del­le atti­va­zio­ni net­te nel pri­mo tri­me­stre degli anni dal 2011 al 2015. INPS — nell’ultima pub­bli­ca­zio­ne — for­ni­sce il dato sola­men­te a par­ti­re dall’anno 2013, quan­do lo scar­to rispet­to ai valo­ri del Mini­ste­ro del Lavo­ro è addi­rit­tu­ra del 35%, con il dato che, in par­te, si sta­bi­liz­za, arri­van­do al 15% del pri­mo tri­me­stre 2015.

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Entram­bi i data­ba­se dovreb­be­ro con­te­ne­re l’intero uni­ver­so di rife­ri­men­to, dal momen­to che si trat­ta di due adem­pi­men­ti obbli­ga­to­ri da par­te del­le azien­de. Sareb­be­ro ragio­ne­vo­li dif­fe­ren­ze resi­dua­li, non cer­ta­men­te nell’ordine che si osser­va. Que­sto pone dei dub­bi sul­la qua­li­tà dei dati a dispo­si­zio­ne e met­te in discus­sio­ne l’affidabilità del­le rile­va­zio­ni effettuate.

Dal momen­to, però, che è pos­si­bi­le trar­re del­le con­si­de­ra­zio­ni gene­ra­li alme­no sui con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to, chie­dia­mo­ci se ci si può ral­le­gra­re del rim­bal­zo del pri­mo tri­me­stre 2015 (il rim­bal­zo del gat­to mor­to, cit.). Il Mini­ste­ro del Lavo­ro e del­le Poli­ti­che Socia­li, nel comu­ni­ca­to ampia­men­te divul­ga­to dal­la stam­pa, mostra che nei pri­mi tre mesi dell’anno i con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to sono aumen­ta­ti di 76.811 uni­tà (dati SISCO). Tut­to bene quindi?

Nono­stan­te il rim­bal­zo, la per­cen­tua­le di occu­pa­ti sul­la for­za lavo­ro è, tut­to­ra, al mini­mo dal 2004, anno dal qua­le sono dispo­ni­bi­li le serie sto­ri­che ISTAT sul nume­ro di occu­pa­ti e di per­so­ne in cer­ca di occu­pa­zio­ne (vedi gra­fi­co). Si pas­sa, infat­ti, dal 91,8% di per­so­ne occu­pa­te sul tota­le del­la for­za lavo­ro nel gen­na­io 2004, all’87,6% nell’aprile 2015. La situa­zio­ne, insom­ma, è tut­to­ra piut­to­sto dif­fi­ci­le nel mer­ca­to del lavo­ro ita­lia­no e un po’ di pru­den­za nel com­men­ta­re que­sti dati è auspi­ca­bi­le anche per­ché, a que­sto dato ogget­ti­va­men­te pre­oc­cu­pan­te, se ne aggiun­go­no alme­no altri due.

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Dall’inizio dell’anno, le atti­va­zio­ni dei con­trat­ti sono pesan­te­men­te sus­si­dia­te dal­lo Sta­to. E’ un vero e pro­prio doping. Nes­su­no sino­ra ave­va esat­ta­men­te quan­ti­fi­ca­to l’effetto del­la decon­tri­bu­zio­ne e tut­to­ra è solo pos­si­bi­le fare un’analisi appros­si­ma­ti­va, aven­do alla mano i report del Mini­ste­ro del Lavo­ro e dell’INPS. Nel bol­let­ti­no INPS, infat­ti, è ripor­ta­to il nume­ro del­le atti­va­zio­ni con­trat­tua­li a tem­po inde­ter­mi­na­to  — per ogni mese del pri­mo tri­me­stre 2015 — che usu­frui­sco­no dell’eso­ne­ro con­tri­bu­ti­vo ai sen­si del­la leg­ge 190/2014. Tut­ta­via man­che­reb­be la base impo­ni­bi­le (ovve­ro le atti­va­zio­ni men­si­li). Per ovvia­re a tale incon­ve­nien­te e poter comun­que ave­re una pro­ie­zio­ne di quan­to la decon­tri­bu­zio­ne ha influi­to sul­la cre­sci­ta dei con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to, abbia­mo impie­ga­to le atti­va­zio­ni men­si­li divul­ga­te dal siste­ma Sisco.

Ebbe­ne, nei pri­mi quat­tro mesi del 2015, cir­ca il 50% dei con­trat­ti a tem­po inde­ter­mi­na­to sti­pu­la­ti han­no usu­frui­to del­la decon­tri­bu­zio­ne garan­ti­ta dal­lo Sta­to. Come si evin­ce dal gra­fi­co, inol­tre, con il pas­sa­re dei mesi, la per­cen­tua­le di decon­tri­bu­zio­ni sul tota­le dei con­trat­ti atti­va­ti è pas­sa­ta dal 38% al 55% (fon­te UNIEMENS); segno, que­sto, che il rim­bal­zo osser­va­to non è sta­to frut­to di una ripre­sa del­la pro­du­zio­ne indu­stria­le e dei con­su­mi (fra Mar­zo e Apri­le la pro­du­zio­ne indu­stria­le è dimi­nui­ta del­lo 0,3%, men­tre è sce­sa del­lo 0,1% rispet­to ai pri­mi quat­tro mesi del 2014 — dati ISTAT), ma, alme­no una metà, è frut­to dei sus­si­di che le azien­de pos­so­no ottenere.

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In secon­do luo­go, come mostra il gra­fi­co (fon­te SISCO), il tota­le dei con­trat­ti a tem­po deter­mi­na­to non ha lo stes­so anda­men­to dei con­trat­ti stan­dard. Que­sti, infat­ti, si ridu­co­no, aumen­tan­do il sospet­to che vi sia un tra­sfe­ri­men­to di lavo­ra­to­ri da for­me con­trat­tua­li a tem­po deter­mi­na­to a for­me a tem­po inde­ter­mi­na­to. Auspi­ca­bi­le, vero. Ma frut­to solo del­la decon­tri­bu­zio­ne e non di fat­to­ri strutturali.

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In con­clu­sio­ne, dopo anni in cui i dati sull’occupazione mostra­va­no ine­so­ra­bil­men­te il segno nega­ti­vo, è cer­ta­men­te un sol­lie­vo poter com­men­ta­re un aumen­to dell’occupazione nel pri­mo tri­me­stre, ma non pos­sia­mo anco­ra dir­ci sod­di­sfat­ti, né, men che meno, fuo­ri dal­la cri­si. I segna­li con­trad­dit­to­ri che accom­pa­gna­no il dato posi­ti­vo sul­le atti­va­zio­ni tem­po deter­mi­na­to devo­no far­ci riflet­te­re sul­la bon­tà del­la ripre­sa dell’occupazione. Dovrem­mo aspet­ta­re i pros­si­mi tri­me­stri per veri­fi­ca­re l’andamento dell’occupazione, auspi­can­do che i sus­si­di e il tra­sfe­ri­men­to di for­me con­trat­tua­li non sia­no più così deter­mi­nan­ti nel­la crea­zio­ne di posti di lavoro.

Reste­reb­be da fare un discor­so cir­ca la neces­si­tà di ave­re tre siste­mi dif­fe­ren­ti di rac­col­ta dei dati. Poi­ché se è pur vero che per le atti­va­zio­ni con­trat­tua­li non vale l’equazione “un con­trat­to — un lavo­ra­to­re” (il rap­por­to. cal­co­la­to sui nume­ri Sisco, è pari a cir­ca 1.1), tenu­to con­to che i dati Sisco e UNIEMENS non sono desta­gio­na­liz­za­ti, negli ulti­mi tre mesi il gover­no ha ‘festeg­gia­to’ il boom degli inde­ter­mi­na­ti scio­ri­nan­do cifre sem­pre diver­se e spie­gan­do­ne l’andamento vir­tuo­so con l’introduzione del Jobs Act. Va da sé che i nume­ri divul­ga­ti da ISTAT sono quel­li che han­no gene­ra­to meno giu­bi­lo dal­le par­ti di Palaz­zo Chi­gi, dal momen­to che, rispet­to a 12 mesi fa, i dipen­den­ti per­ma­nen­ti sono aumen­ta­ti di (sole) 36 mila uni­tà (+0,2%).

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