I muri contro i migranti li costruisce anche il governo italiano

Non possiamo respingere i migranti in mare, sparare ai barconi, costruire un muro sulle nostre coste: siamo persone civili, noi. Possiamo, però, delegare ad altri

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1495443282225{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Man­de­re­mo dei sol­da­ti in Afri­ca con lo sco­po di raf­for­za­re il con­fi­ne sud del­la Libia. Lo ave­va anti­ci­pa­to Repub­bli­ca alcu­ni gior­ni fa, lo ave­va smen­ti­to il mini­ste­ro del­la Dife­sa (con una smen­ti­ta che non smen­ti­sce, dato che par­la di «nor­ma­le atti­vi­tà adde­stra­ti­va»), lo ha con­fer­ma­to il mini­ste­ro del­l’In­ter­no, con tan­to di foto a cor­re­do del­l’accor­do rag­giun­to tra i gover­ni ita­lia­no, del­la Libia (che non si capi­sce che pote­ri abbia), del Ciad e del Niger.

L’ac­cor­do si pone gli obiet­ti­vi di «assi­cu­ra­re la sicu­rez­za dei con­fi­ni, soste­ne­re la for­ma­zio­ne ed il raf­for­za­men­to del­le guar­die di fron­tie­ra, soste­ne­re la costru­zio­ne in Niger e Ciad e soste­ne­re la gestio­ne in Libia dei cen­tri di acco­glien­za per migran­ti irre­go­la­ri, con­for­me­men­te agli stan­dard uma­ni­ta­ri inter­na­zio­na­li, pro­muo­ve­re lo svi­lup­po di una eco­no­mia lega­le». Tra­dot­to: man­de­re­mo mili­ta­ri con lo sco­po di «sigil­la­re la fron­tie­ra a sud del­la Libia, che signi­fi­ca sigil­la­re la fron­tie­ra a sud del­l’Eu­ro­pa», paro­le di Mar­co Min­ni­ti, mini­stro del­l’In­ter­no con la tes­se­ra del Par­ti­to Demo­cra­ti­co in tasca.

Tra­dot­to meglio: le per­so­ne devo­no resta­re nei luo­ghi dai qua­li vor­reb­be­ro scap­pa­re e, dato che l’ac­cor­do con la Libia si sta rive­lan­do inef­fi­ca­ce e inat­tua­bi­le, spo­stia­mo sem­pre un po’ più a sud i nostri con­fi­ni. Sia­mo arri­va­ti al Ciad e al Niger. Per­ché lo fac­cia­mo? Per­ché non pos­sia­mo respin­ge­re i migran­ti in mare, non pos­sia­mo spa­ra­re ai bar­co­ni, non pos­sia­mo costrui­re un muro sul­le nostre coste: sia­mo per­so­ne civi­li, noi. Pos­sia­mo, però, dele­ga­re ad altri, lau­ta­men­te finan­zia­ti, il ten­ta­ti­vo di con­trol­la­re gli oltre quat­tro­mi­la chi­lo­me­tri di con­fi­ne ter­re­stre del­la Libia. Fare un muro nel deser­to di que­ste dimen­sio­ni non è sem­pli­ce: è mol­to più sem­pli­ce adde­stra­re mili­ta­ri e costrui­re cam­pi di acco­glien­za, dove con­cen­tra­re i migran­ti.

Quan­do par­lia­mo del Ciad par­lia­mo di un pae­se in cui vige lo sta­to di emer­gen­za a cau­sa del­le con­di­zio­ni in cui ver­sa l’o­mo­ni­mo lago, in cui è al pote­re la stes­sa per­so­na dal 1990, in cui «a segui­to di diver­se mani­fe­sta­zio­ni di pro­te­sta, le for­ze dell’ordine sono inter­ve­nu­te con con­se­guen­ze a vol­te tra­gi­che» e in cui è con­si­glia­bi­le «viag­gia­re in con­vo­glio, tene­re le por­te chiu­se a chia­ve e por­ta­re con se stes­si car­bu­ran­te di riserva».

Quan­do par­lia­mo del Niger, inve­ce, par­lia­mo di un pae­se in cui «il 3 mar­zo 2017 è sta­to pro­cla­ma­to lo sta­to di emer­gen­za nel­la regio­ni di Dif­fa, Til­la­be­ri e di Tahoua a cau­sa dell’aumen­to degli attac­chi ter­ro­ri­sti­ci nel Pae­se», in cui i ter­ro­ri­sti assal­ta­no i cam­pi pro­fu­ghi, in cui la schia­vi­tù è sta­ta abo­li­ta nel 2003 (ma rima­ne un pro­ble­ma pre­oc­cu­pan­tee, inol­tre, di un pae­se «sog­get­to ad insta­bi­li­tà poli­ti­ca, insi­cu­rez­za ali­men­ta­re cro­ni­ca e cri­si natu­ra­li, in par­ti­co­la­re sic­ci­tà, inon­da­zio­ni e infe­sta­zio­ni di locuste».

Del­la Libia sia suf­fi­cien­te riba­di­re che è un pae­se che non ha sot­to­scrit­to la Con­ven­zio­ne di Gine­vra sul­lo sta­tus dei rifu­gia­ti, e cioè la più impor­tan­te con­ven­zio­ne inter­na­zio­na­le in materia.

Quan­do ci indi­gnia­mo per il muro al con­fi­ne tra Ser­bia e Unghe­ria, quan­do ci indi­gnia­mo per il muro di Trump e il Muslim Ban, quan­do ci indi­gnia­mo per i muri e quan­do invo­chia­mo un mon­do sen­za muri, dovrem­mo ricor­dar­ci che il gover­no ita­lia­no a gui­da Par­ti­to Demo­cra­ti­co è uno dei prin­ci­pa­li spon­sor e attua­to­ri del­la stra­te­gia dei muri, che in que­sto caso non han­no natu­ra fisi­ca (solo per­ché la geo­gra­fia non ce lo per­met­te, pen­se­ran­no i mali­gni), ma natu­ra poli­ti­ca e diplo­ma­ti­ca. Saran­no altri a respin­ge­re, saran­no altri a spa­ra­re, saran­no altri a dete­ne­re i migran­ti. Lon­ta­ni da que­sti luo­ghi miglia­ia di chi­lo­me­tri noi stia­mo sola­men­te arman­do gli aguz­zi­ni.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.