Altro che post-verità. Qui siamo alla post-politica, inondati dall’arroganza di chi nonostante abbia perso non riesce a disinstallarsi la propaganda e rimane arrogante più di prima: mentre Renzi esce di scena (ma è un intervallo, mica la fine) curiosamente nel Paese è rimasta accesa la folta accolita di scherani di chi ha dovuto svegliarsi senza il capo e senza le cavallette, senza voti sul filo di lana e senza crolli di borsa. Lui è uscito ma si è dimenticato di spegnere i suoi, evidentemente.
Non bastava un sì per cambiare l’Italia e non basta un no. Nonostante qualcuno ancora sembra non aver capito la differenza tra un fronte referendario e un fronte politico noi abbiamo passato mesi (e chilometri) a ripetere che il nostro “no” è pieno di sì, di progetti, di contenuti e di idee per un Paese Possibile. Abbiamo rimbalzato le risse entrando nel merito di ciò che non ci piaceva e abbiamo scritto e ripetuto come l’avremmo fatto; abbiamo raccontato quanto fosse indigeribile questa sinistra travestita da destra; abbiamo ascoltato e risposto.
Ora continuiamo. Così. Ripartiamo subito, dal no al noi, per passare dalla difesa della Costituzione alla crescita di una comunità che è viva e che si è cementata in mesi di campagna serratissima. Ripartiamo dall’impegno di seminare un progetto che, nonostante in molti si siano impegnati (e lo faranno ancora) a banalizzare, sta tutto nelle politiche dei nostri comitati, negli studi dei nostri scritti, nelle proposte dei nostri parlamentari e in tutto quello che c’è da fare e che faremo.
Facciamo politica, insomma. La nostra politica, che la Costituzione ha una voglia matta di applicarla piuttosto che revisionarla. E continuiamo a farlo seriamente. Il Tour Ricostituente ora si fa più ricco: c’è da costruire, oltre che difendere. Ed è la parte che preferiamo.