Puntuali ad ogni pubblicazione dei dati Istat sui tassi di occupazione arrivano i commenti di giubilo sui miracolosi effetti del Jobs Act.
#Istat Cala la disoccupazione, anche tra i giovani. L’impegno per le riforme ottiene risultati. E continua
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) April 3, 2017
Come al solito, ci rivolgiamo ai numeri. Quelli spogli delle serie storiche, che tanto ci piacciono perché non rispondono in quanto elementi della narrativa del ‘cambia verso’ ma unicamente in quanto numeri.
Il tasso di disoccupazione generale: si attesta all’11,5%. Come a Marzo 2016. Come a Maggio, Luglio e Agosto 2016. In pratica è un chiodo fisso sul grafico. Da venti mesi non si registrano valori inferiori a questa soglia. Dove sono i miglioramenti? Siamo in presenza di oscillazioni di circa lo 0,4%, fra un minimo di 11,5% e un massimo di 11,9%. Certo, merito del Jobs Act se il tasso di disoccupazione è praticamente fisso. Potrete attribuirgli anche la deriva dei continenti, di questo passo.
#Istat conferma che #jobsact funziona. Al fianco di #Renzi per fare ancora meglio. https://t.co/dfPOcTHVWl
— Matteo Richetti (@MatteoRichetti) April 3, 2017
Gli occupati: ad onor del vero un incremento del numero degli occupati si è verificato. Fra Febbraio 2016 e Febbraio 2017, dice l’Istat, gli occupati (valori destagionalizzati) sono passati da 22,6 milioni a 22,9 milioni (+1.3%). Di questi 294 mila nuovi occupati, solo 18mila incidono sulla quota parte dei disoccupati mentre altri 276 mila sono inattivi che rientrano nel mercato del lavoro (la statistica relativa dice infatti che gli inattivi sono infatti diminuiti di 380mila unità nel medesimo periodo; ‑2.7%).
Rispetto a un anno fa 300 mila persone in più hanno un lavoro. Dietro loro storie e famiglie che guardano con più fiducia al futuro #istat
— Ettore Rosato (@Ettore_Rosato) April 3, 2017
Quali coorti anagrafiche: la coorte anagrafica fra 15–24 anni di età vede diminuire nel complesso la forza lavoro (determinata dalla somma di occupati e persone in cerca di lavoro), ‑4% rispetto ad un anno fa. Gli occupati sono aumentati solo di 15 mila unità (+1.54% rispetto a Febbraio 2016). Viceversa, la forza lavoro con più di 50 anni aumenta in un anno del 5% (8,5 milioni di lavoratori). Di questi, è occupato ben il 94%. Gli occupati con più di 50 anni sono cresciuti del 5,28% sempre nell’arco di un anno. Oramai superano quota 8 milioni (su 22,9 milioni di occupati, pari al 35,1%). Se per i lavoratori fra 25–34 e 35–49 anni gli occupati diminuiscono rispettivamente dello 0,42% e dell’1,06%, le persone in cerca di lavoro, nel primo caso, aumentano in un anno del 6,7% (57 mila disoccupati in più)!
Riassumendo, possiamo affermare che le tendenza in atto sono abbastanza consolidate: il tasso di disoccupazione è sostanzialmente fermo e le oscillazioni sono dovute al bilancio fra entrata ed uscita dal mercato del lavoro. Continua il trend positivo per i lavoratori esperti, mentre continua ad essere molto debole la crescita degli occupati di più giovane età.
Nel complesso, l’incidenza dei contratti permanenti si attesta al 57,6% della forza lavoro, (65.1% degli occupati), leggermente in calo rispetto ad un anno fa (57.9%; 65.6%). Da Febbraio 2014, i lavoratori permanenti sono aumentati del 3,3%, contro un aumento del 11% dei lavoratori a termine (erano 2,2 milioni nel febbraio 2014, sono 2.5 nel Febbraio 2017).