Tessera 2024

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La gra­fi­ca del­la tes­se­ra è di Ales­san­dro Ventrella.

 

L’iscrizione e il rin­no­vo ver­ran­no effet­tua­ti tra­mi­te viva-new.possibile.com

Più di ottan­ta gior­ni di mas­sa­cro del­la popo­la­zio­ne pale­sti­ne­se nel­la stri­scia di Gaza da par­te di Israele. 

Più di ven­ti­due mesi di guer­ra dal­l’inva­sio­ne del­la Rus­sia in Ucrai­na.

Andia­mo ver­so il 2024 con un con­to del­le vit­ti­me, in que­ste e nel­le altre deci­ne di guer­re atti­ve nel mon­do, che non accen­na a fer­mar­si. E a que­sto scem­pio abbia­mo deci­so di dedi­ca­re la nuo­va tes­se­ra di Pos­si­bi­le, idea­ta da Ales­san­dro Ven­trel­la.

La guer­ra è nega­zio­ne dei dirit­ti uma­ni, una minac­cia per la sicu­rez­za di tut­te e tut­ti, un’e­sca­la­tion di vio­len­za che fago­ci­ta tut­to il resto. È essen­zia­le rimet­te­re al cen­tro del dibat­ti­to una cul­tu­ra del­la pace che guar­di a un model­lo di rela­zio­ni inter­na­zio­na­li diver­so, in cui le poten­ze mon­dia­li smet­ta­no di far­si la guer­ra per le fon­ti fos­si­li e lavo­ri­no insie­me all’obiettivo del­la sal­vez­za del pia­ne­ta e di chi lo abita. 

È la nostra Costi­tu­zio­ne, oltre che la nostra uma­ni­tà, che ci obbli­ga al “rifiu­to del­la guer­ra come mez­zo di riso­lu­zio­ne del­le con­tro­ver­sie inter­na­zio­na­li” e alla soli­da­rie­tà: non per “buo­ni­smo”, o per lavar­si la coscien­za, ma come uno dei prin­ci­pi car­di­ne del­la società. 

Mai come in que­sto momen­to abbia­mo biso­gno di col­ti­va­re e pra­ti­ca­re la soli­da­rie­tà tra i popo­li. Una soli­da­rie­tà libe­ra da ogni pater­na­li­smo, occi­den­ta­li­smo e sen­so di supe­rio­ri­tà mora­le. Una soli­da­rie­tà che sap­pia rico­no­sce­re che tut­te le lot­te sono col­le­ga­te. La giu­sti­zia cli­ma­ti­ca, quel­la socia­le, la pari­tà di gene­re, la libe­ra­zio­ne dei cor­pi, l’an­ti­fa­sci­smo, la tute­la del­la demo­cra­zia e dei dirit­ti uma­ni, l’ac­co­glien­za non sono com­par­ti­men­ti sta­gni e distin­ti, ma lot­te inter­se­zio­na­li che dob­bia­mo esse­re in gra­do di vede­re nel­la loro interezza.

Fra pochi mesi sare­mo chia­ma­ti a sce­glie­re il nuo­vo Par­la­men­to euro­peo. Non pos­sia­mo per­met­ter­ci di pen­sa­re che non ci riguar­di: le destre, qua­si tut­te estre­me, sono in cam­pa­gna elet­to­ra­le per­ma­nen­te, sul­la pel­le dei migran­ti, del­le don­ne, del­le per­so­ne lgb­tiq+ e di chi ha meno e avrà sem­pre di meno. Pos­sia­mo inver­ti­re la ten­den­za, ma ser­ve uno sfor­zo straor­di­na­rio di mobi­li­ta­zio­ne, di stu­dio, di impe­gno. Di politica.

Si trat­ta del futu­ro, in fondo.

 

TESSERA ALIAS

È un pic­co­lo segna­le, for­se, ma è un segna­le cui tenia­mo tan­tis­si­mo, per­ché il nostro par­ti­to sia un luo­go più rispet­to­so pos­si­bi­le per tut­te le iden­ti­tà. Colo­ro che per iscri­ver­si devo­no indi­ca­re dei docu­men­ti che non sono rap­pre­sen­ta­ti­vi del­la pro­pria iden­ti­tà pos­so­no indi­ca­re il pro­prio nome di ele­zio­ne diret­ta­men­te nel­la pro­ce­du­ra di iscri­zio­ne (tro­vi la casel­la “alias” dopo quel­la “nome”, che dovrà ripor­ta­re quel­lo pre­sen­te sui docu­men­ti, per un con­trol­lo del codi­ce fiscale).

La pro­ce­du­ra è svol­ta nel pie­no rispet­to del­la privacy.

Le nostre tes­se­re ripor­te­ran­no l’identità alias, così come le comu­ni­ca­zio­ni interne.