Il giorno dopo il nuovo annuncio elettorale del premier Renzi che, davanti a una platea di costruttori, tira fuori dal cilindro il Ponte sullo stretto — nel solco della miglior tradizione berlusconiana — quello che colpisce davvero è il silenzio quasi unanime del Pd, dalla minoranza al cerchio magico.
Fatta eccezione per D’Alema che attacca il premier prendendo in prestito una battuta di Civati (“Il ponte è un regalo di Renzi per gli 80 anni di Silvio”), dal Nazareno non un rigo, nessuna presa di distanza né un tweet per commentare il nuovo spot del premier che si genuflette al cospetto di Impregilo.
Persino Mara Carfagna e Renato Brunetta hanno attaccato Renzi per l’inopportunità politica della nuova reclame, fatta in piena campagna elettorale per il referendum costituzionale e soltanto a un mese dal terremoto che ha distrutto Amatrice. Quello stesso terremoto che avrebbe dovuto mettere tutte le forze politiche di fronte alla necessità di stanziare risorse e ipotizzare un piano serio e razionale esclusivamente per arginare e prevenire il rischio sismico e idrogeologico su tutto il territorio nazionale.
Di contro, plausi unanimi arrivano da Ala (il gruppo di Verdini) e da tutta la destra governativa, che incita il premier a portare avanti il progetto per unire finalmente la Sicilia al continente.
Anche l’indimenticato Totò Cuffaro, ex presidente ‘vasa vasa’ della Sicilia berlusconiana, parla di “un’azione di governo che si contraddistingue per le decisioni che sa prendere, per le soluzioni che individua e per la visione di sviluppo che pianifica e organizza. Oggi, con soddisfazione, prendo atto che due grandi scelte del mio governo, Ponte sullo stretto e termovalorizzatori, prima ampiamente demonizzate, ora diventano importanti e indispensabili”.
In altri tempi, sarebbe bastata quest’ultima dichiarazione per provocare nei dem un rigurgito di orgoglio e ragionevolezza. Eppure oggi non è stato così.
Di seguito – per rinfrescare la memoria — un brevissimo resoconto delle dichiarazioni democrat sull’affaire Ponte:
“E’ veramente una presa in giro inqualificabile proporre un’opera faraonica mentre pochi giorni fa le case sono cadute sotto la frana a Messina”, disse, sottolineando come fosse necessario piuttosto “mettere in campo un grande piano di manutenzione delle scuole italiane che cadono a pezzi”. (Dario Franceschini intervistato nel 2009 dal Tg3)
“Berlusconi: prima di morire spero di attraversare il Ponte di Messina. Viva pure a lungo, ma provi a non dire scemenze” (Debora Serracchiani, su Twitter nel 2013)
“I siciliani non hanno l’acqua ma presto, grazie al Ponte sullo Stretto di Messina, avranno pronta una via di fuga” (Roberto Giachetti, giugno 2013)
“Lo considererei un capitolo chiuso” (Andrea Orlando, luglio 2013)
“Il rapporto costo-benefici non regge: il ponte sullo Stretto costa troppo per essere un ponte ed è un’opera avulsa da strategie”. (Piero Fassino, gennaio 2006)
“Ha ragione il vicepresidente di Confindustria, quando dice che il Ponte è il caviale, mentre il pane sono le strade, ferrovie e i porti per la mobilità interna in Sicilia” (Anna Finocchiaro)
“Siamo qui per opporci ad un capriccio del governo che vuole realizzare un’opera inutile. Si tratta di un’infrastruttura pericolosa per i cittadini e per le casse dello Stato, della quale non abbiamo bisogno”. (Gennaro Migliore, agosto 2009)
Dulcis in fundo: “Vogliamo un Paese che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo e sì al diritto di suolo” (Matteo Renzi, Carta di Firenze, 7 novembre 2010).
E forse solo per il premier il silenzio sul Ponte sarebbe stato una scelta molto più dignitosa.