Il 21 giugno di un anno fa, ai “Pini spettinati” di Roma, si teneva la prima assemblea nazionale, quella fondativa, di Possibile. In quell’occasione lanciammo una mobilitazione referendaria aperta a tutti coloro che, mossi dall’uguaglianza, non condividessero le riforme del governo Renzi. Dall’Italicum al Jobs act, dalla “buona scuola” alle trivellazioni in mare. Ci fermammo, con le sole nostre forze e con il contributo di tanti cittadini liberi, a oltre 300mila firme.
Bene. Pensate che portata avrebbero avuto quei quesiti referendari se la consultazione si fosse svolta nelle scorse settimane. Avremmo un movimento di base, che sarebbe andato oltre Possibile e oltre qualsiasi altra sigla, ben ancorato ad alcuni temi cardine, nel momento di maggiore crisi del renzismo.
Ma la politica non si fa né con i se né con i ma, e nemmeno con i rimpianti. Per questo motivo sta ancora a noi tutti, cittadini per l’uguaglianza, rimetterci in moto e tornare a crederci, riprendere la costruzione di tanti piccoli e rapidi vascelli, consapevoli che la storia non finisce, che dopo non c’è il diluvio, ma anzi: che il vento sta cambiando e che è tempo di spiegare le vele. Questo è il momento per prendere la parola, per attivarsi, dobbiamo farlo ora e dobbiamo farlo noi. Perché nessuno lo farà
Oggi è il giorno.