29 novembre 2013

Le parole del premier Matteo Renzi, pronunciate il 29 novembre 2013, a favore della stepchild adoption.

29 novem­bre 2013, non 1922 (che alcu­ni espo­nen­ti di mag­gio­ran­za dovreb­be­ro cono­sce­re come data).

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Qual­cu­no direb­be che le “paro­le sono come pie­tre”, qual­cun altro che “le paro­le sono impor­tan­ti”. Altri, Lui, “voi par­la­te tan­to vado drit­to e non con­ta se tu sei gay, lesbi­ca o altro”.

L’im­por­tan­te è sape­re chi sono “Io”. Chi? For­se lo so.

Io che pos­so muta­re (ma quan­te muta­zio­ni) il can­gu­ro in coniglio.

Il bal­zo del corag­gio con quel­lo del nascon­di­no. L’im­por­tan­te è gover­na­re, dif­fi­ci­le è rati­fi­ca­re (una real­tà che esi­ste, che maga­ri è anche esi­sti­ta nel 1922)

Via la ste­p­child adop­tion, con­ta non fare alte­ra­re i vari Casini.

Pen­sa­te a quel­lo che era trent’anni fa la socie­tà ita­lia­na e a quel­lo che è oggi. Pen­sa­te a quel­lo che sarà tra trent’anni. Cre­de­te che i nomi di quan­ti oggi par­la­no di ste­p­ciai asso­sie­sciòn rimar­ra­no scol­pi­ti nel­la pie­tra per la loro dife­sa del­la fami­glia tra­di­zio­na­le? Qua­le fami­glia tra­di­zio­na­le? Qua­le tradizione?

Non voglio­no pro­prio rico­no­sce­re i tuoi dirit­ti, bim­ba. E io sono tri­ste. Per te.

La mon­ta­gna ha par­to­ri­to il suo topo­li­no che è sta­to modi­fi­ca­to gene­ti­ca­men­te in coniglio.

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