500.000 firme in meno di un mese, raccolte sulla piattaforma pubblica, finalmente attivata dopo anni di attese, di promesse, di rinvii. Dieci anni, per la precisione, dalla proposta di legge di Giuseppe Civati del 2014 che tra le altre cose prevedeva l’introduzione delle firme online per il referendum.
Nel 2024, all’avvio della raccolta per il referendum abrogativo dell’autonomia differenziata, c’era ancora un po’ di scetticismo sulla portata dell’innovazione. Ma si è visto subito che la raccolta online avrebbe dato una grossa mano, accanto alla raccolta firme cartacea, che sappiamo complicata da una burocrazia che prevede la vidimazione dei moduli, l’organizzazione di banchetti per portare le persone a firmare, la certificazione delle firme da parte delle figure preposte e la successiva certificazione presso i Comuni. Chiunque abbia trascritto a mano centinaia e centinaia di numeri di carta d’identità sui moduli sa di che stiamo parlando. Senza contare l’agosto di mezzo.
Con la piattaforma, basta un link, lo spid, la CIE, ed è fatta, finalmente senza oneri finanziari per i promotori o per i firmatari (la piattaforma privata invece aveva un costo per ogni firma). Rimane importante l’organizzazione dei banchetti, anche in vista della campagna referendaria vera e propria (una volta raccolte le firme, il quesito deve essere giudicato accettabile e poi si dovrà votare per il referendum, che richiede il raggiungimento del quorum). Ma è innegabile che quella della firma online sia una semplificazione importantissima, che avvicina e non aliena le persone alla partecipazione, specialmente mentre sempre di più siamo abituati a sbrigare faccende al cellulare o al computer: registrazioni, acquisti, pagamenti, calendari, assicurazioni… e anche a fare attivismo, in modo altrettanto partecipato, sentito e informato. Non si tratta di “spersonalizzare” l’impegno, come qualcuno si è domandato, ma di renderlo accessibile a più persone, sia dal lato della proposta dei quesiti, sia da parte dell’adesione. Per chi ha difficoltà a raggiungere un banchetto, o magari non ne ha interesse, o non lo avrebbe mai incrociato, né in piazza, né a un dibattito: e invece si trova comodamente il link alla piattaforma inviato via mail da un’organizzazione a cui è iscritto, o in chat da un persona di cui si fida, o nelle stories di un attivista che segue. La platea è amplissima.
E per quanto riguarda l’eccesso di “semplicità” nel raccogliere le firme, che potrebbe portare a un proliferare di referendum e proposte, è ancora da testare. Al momento ci sono diciassette raccolte firme attive, che stanno procedendo a velocità molto diverse tra loro. Comprese le proposte di leggi di iniziativa popolare, che hanno un quorum molto più basso (ma che poi non andranno comunque a “intasare” l’indizione dei referendum). È evidente che sia necessaria una campagna solida, condivisioni e un flusso di informazioni preciso e costante, altrimenti le firme non arrivano automaticamente, solo perché c’è un link a cui firmare: al contrario, però, senza il link, non staremmo facendo questi conti.
Tra le raccolte firme attive, ci sono i quesiti sulla legge elettorale di “Io voglio scegliere”, che trovate riassunti con i rispettivi link su www.iovoglioscegliere.it: quattro quesiti e una legge di iniziativa popolare per modificare il Rosatellum e restituire a cittadine e cittadini una legge elettorale in cui si possano scegliere i propri rappresentanti. Un’iniziativa importante che sosteniamo e diffondiamo.
Continuate a firmare (sia online sia in presenza)! La raccolta non si ferma!
Qui tutte le informazioni e i link utili: www.possibile.com/referendumautonomia