«E per dimostrare che la tanto invocata discontinuità non è una parola vacua, Lamorgese alza la posta e mette sul tavolo altri due temi forti: cittadinanza e diritto all’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo». Si apre così, oggi, un articolo di Repubblica firmato da Alessandra Ziniti che annuncia la “svolta” sui decreti sicurezza. A una lettura più attenta, però, le anticipazioni di Repubblica lasciano intendere che il cambio di direzione tanto annunciato, e chiesto da molti, sia solo una piccola correzione di rotta, che non intacca le fondamenta culturali e tecniche dei due decreti sicurezza. Un’operazione così tiepida da far apparire l’intervento sulla cittadinanza proposto da Lamorgese (riportare il termine massimo di risposta alla domanda di riconoscimento da 48 a 24 mesi) un tentativo di deviare l’attenzione dato che, in primo luogo, non si annunciano interventi su altre gravi fattispecie introdotte da Salvini (revoca della cittadinanza e innalzamento della relativa tassa) e, in secondo luogo, non si intacca per nulla lo ius sanguinis previsto dal nostro ordinamento. Nel merito delle proposte avanzate da Lamorgese, il capitolo riguardante le Ong non sembra affatto abrogare il decreto Salvini, quanto ridisegnare i i margini di intervento e le conseguenti sanzioni. Stesso ragionamento per quanto riguarda le cosiddette “protezioni speciali” che hanno sostituito la “protezione umanitaria”: lungi dal ripristinare l’umanitaria, Lamorgese vorrebbe consolidare l’impianto delle protezioni speciali ampliandole. Se è un buon segnale il ripristino dell’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo (già di fatto ripristinata in via giudiziaria…), è un pessimo segnale che non sia stata spesa una sola parola sullo smantellamento del sistema di accoglienza (a partire dallo Sprar) studiato e applicato da Salvini. Possibile chiede da tempo l’abrogazione dei due decreti, convinti che siano sbagliati e dannosi a partire dalle basi. Continueremo a farlo.
L’ABROGAZIONE DEI DECRETI SICUREZZA