[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo l’Ungheria di Orban, al quale il parlamento ha conferito i pieni poteri per affrontare l’emergenza sanitaria (senza fissare una scadenza), è toccato alla Slovenia veder il primo ministro Jansa chiedere e ottenere poteri speciali per la gestione della crisi dovuta al coronavirus.
Con la crisi di governo di fine gennaio e le dimissioni di Marjan Sarec, il presidente della Repubblica Boruth Pahor ha conferito il mandato al leader del Partito democratico sloveno (Sds), il populista Janez Jansa (ministro della Difesa ai tempi della guerra in Jugoslavia), che in parlamento ha trovato il sostegno a formare il nuovo esecutivo dal Partito moderno del centro, dal Partito democratico dei pensionati e dalla Nuova Slovenia, permettendogli di tornare alla guida di un governo dopo le precedenti esperienze tra il 2004 e il 2008 e tra 2012 e 2013. La caduta del suo ultimo governo nel 2013 era stata seguita da una condanna a due anni per corruzione nel processo sullo scandalo Patria, dovuta alle irregolarità in una maxi fornitura di armi anche se dopo sei mesi di carcere è stato prosciolto grazie all’intervento della Corte costituzionale.
Il suo governo, operativo da inizio marzo, per prima cosa ha estromesso le istituzioni sanitarie che stavano gestendo la prevenzione del contagio e istituito una unità di crisi ad hoc, facendone un presidio di comando per gestire l’emergenza e aggirando in questo modo la Costituzione, con l’incarico di prendere anche le decisioni di più alto livello senza alcun vincolo legale. Nel frattempo i vertici degli organi di sicurezza del Paese sono stati cambiati, dal Capo di stato maggiore dell’esercito, al capo dei servizi segreti fino ai direttori di Difesa e Sicurezza, in favore di sostenitori del suo partito (Sds). Il 24 marzo anche l’unità di crisi è stata sciolta facendo convogliare tutti i suoi poteri direttamente al governo. Come nuovo consigliere di sicurezza è stato nominato Zan Mahnic, ex parlamentare di Sds e sostenitore del Movimento identitario di estrema destra. In progetto l’estensione dei poteri della polizia per pedinamenti, intercettazioni e perquisizioni di domicilio senza alcuna autorizzazione previa. Nei giorni scorsi è mancato il numero legale in parlamento per autorizzare l’invio di militari al confine del sud per bloccare i migranti (cavallo di battaglia di Jansa insieme alla leva obbligatoria e la decentralizzazione del sistema sanitario). Una Slovenia molto cambiata è quella che troveranno i cittadini al termine del lockdown. Le informazioni sono diventate di difficile accesso anche per i giornalisti, minacciati e intimiditi dai media controllati dal governo, mentre intellettuali e voci critiche, fra tutti Slavoj Zizek, vengono pubblicamente osteggiati dai canali informativi governativi.
La vicinanza di Jansa all’ungherese Orban ci lascia pensare che mentre tutti i paesi europei sono impegnati entro i propri confini ad affrontare l’emergenza sanitaria e le conseguenze socio-economiche che questa sta comportando, il sovranismo stia approfittando del favore delle piazze vuote, della scarsa attenzione dell’Unione Europea, per mettere in campo ad una velocità mai vista misure delle quali è difficile pronosticare la durata. Nel secondo semestre del 2021 tocca alla Slovenia ricoprire la presidenza del Consiglio dell’Unione, speriamo che (molto) prima vengano chiariti e ricondotti alla legalità costituzionale i provvedimenti di queste ultime settimane. Abbiamo già visto le immagini dei passi montani fra l’Italia e la Slovenia bloccati da enormi massi rocciosi, l’avere un governo con poteri semidittatoriali ai nostri confini aumenta il rischio di contagio sovranista anche qui.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]