[vc_row][vc_column][vc_column_text]di Annamaria Guidi
Due anni fa, quando ho iniziato ad occuparmi di Legge3, ho scoperto l’esistenza di una realtà fino a quel momento a me del tutto sconosciuta. Ogni giorno incontravo persone in difficoltà economica, ognuno con una storia diversa ma tutte caratterizzate da una situazione di indebitamento così grave da sembrare priva di soluzione.
Persone sfiancate, a volte depresse, sempre afflitte da una profonda preoccupazione per sé e per i figli, che cercavano una via di uscita dal vortice di debiti in cui, loro malgrado, si erano venuti a trovare: privati cittadini, operai e lavoratori dipendenti mi raccontavano di come avevano sempre pagato regolarmente il mutuo della casa fino al momento in cui non avevano più potuto farlo per gravi motivi, come la perdita del lavoro, problemi di salute o incidenti, che avevano impedito loro di proseguire una vita regolare; piccoli imprenditori che, a lavori fatti, non erano stati più pagati da aziende fallite neppure, a volte, dalla Pubblica Amministrazione e che avevano subìto perdite tali da non riuscire a rientrare dai fidi in banca, pagare più fornitori, dipendenti e tasse. Liberi professionisti, agricoltori, artigiani sopraffatti dalla crisi del 2008–2010 che avevano provato a resistere nel tempo finanziando la propria attività senza riuscire a risollevarsi.
Parole come pignoramento, asta, cessione del quinto, ingiunzioni di pagamento, atti di precetto, a me fino a quel momento sconosciute nel loro significato concreto, d’un tratto erano diventate pane quotidiano.
Avevo scoperto che In Italia le famiglie in stato di sovraindebitamento, che cioè con il loro patrimonio o reddito non sono più in grado di onorare gli impegni presi, sono più di un milione e mezzo. Per di più circa 1000 persone, negli ultimi 10 anni, non ce l’avevano fatta a sopportare il peso dei debiti e sono arrivati al gesto estremo del suicidio.
Nel 2012 La Comunità Europea ha “obbligato” l’Italia a ratificare una legge, la Legge 27 gennaio 2012 N.3, detta appunto “salva suicidi”, che tratta di disposizioni in materia di composizione della crisi da sovraindebitamento. È una legge di grande buon senso e di grande impatto sociale, già presente negli altri stati europei, che consente ai debitori “meritevoli”, cioè che non si sono macchiati di indebitamento colposo o di atti in frode a terzi, di ripagare il proprio debito in base alle loro reali possibilità, cancellando quello che non sono più in grado di pagare per oggettive sopraggiunte difficoltà economiche.
In Spagna questa legge viene chiamata “Segunda Oportunidad”, temine che ben esprime lo spirito della legge stessa che ha l’obiettivo primario di dare la possibilità ai soggetti, schiacciati dai debiti, di tornare ad avere una propria dignità e un ruolo produttivo nella società.
La Legge3 consente infatti al debitore di concordare, in sede giudiziale, un piano di rientro dal proprio debito attraverso rate di importi stabiliti da un giudice appunto, sulla base di oggettive e comprovate disponibilità economiche, presenti e future, che consentano da un lato di sanare, anche se solo parzialmente, la propria posizione nei confronti dei creditori, cioè banche, finanziarie, agenzia delle entrate o privati, e nel contempo consentire a lui e alla sua famiglia una vita dignitosa e sostenibile.
La cancellazione definitiva del debito, la cosiddetta esdebitazione, avviene dopo quattro anni dall’omologa del giudice (tale è la durata minima del piano di rientro). Una delle condizioni “sine qua non” per ottenere la cancellazione e liberarsi definitivamente dai debiti è l’adempimento regolare del piano concordato con il giudice.
Il mancato rispetto di questo piano può far decadere la procedura stessa e riportare quindi il soggetto indebitato alla situazione originaria, perdendo di fatto i benefici a cui la legge stessa aveva riconosciuto il diritto d’accesso.
Ma questo è il punto. Il rispetto del piano omologato diventa improbabile per i debitori che, in emergenza Covid-19, subiscono una riduzione del reddito o addirittura lo perdono.
L’unico strumento a disposizione del beneficiario della legge3 per giustificare una inadempienza del piano è ad oggi una istanza di modifica da presentare al giudice, accompagnata da una attestazione di fattibilità redatta da un professionista, percorso macchinoso e lento che non risponde alla fase di emergenza attuale.
Il Decreto Liquidità, recentemente varato dal governo, prevede la possibilità di ottenere la sospensione delle rate del mutuo prima casa per tutti e, per le imprese, di rinviare i pagamenti fiscali, ma nulla dice riguardo la sospensione dei piani omologati nell’ambito della composizione della crisi da sovraindebitamento, cioè di quei piani rateali che i debitori devono rispettare per un buon esito della loro procedura.
Così mentre a chi ha il mutuo per la casa viene offerta una procedura per decreto per ottenere la sospensione delle rate, al debitore che già versa in condizioni economiche ancor più critiche questa agevolazione è di fatto negata, mettendo a rischio il buon esito dell’intera procedura di esdebitazione.
Inoltre, sempre lo stesso Decreto Liquidità del 9 aprile 2020 prevede-giustamente- il rinvio a settembre 2021 del Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che, se fosse entrato in vigore come previsto nell’agosto di quest’anno, avrebbe reso insolventi la maggior parte delle aziende che in questo momento stanno affrontando l’enorme problema del calo di fatturato e che si troverebbero in difficoltà nel rispettare le scadenze.
Il governo non ha tenuto conto però che all’interno di questo Nuovo Codice sono inserite anche le nuove procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, cioè una “nuova Legge3” la cui entrata in vigore sarebbe stata invece auspicabile anticipare e non posticipare, considerate le migliorie apportate in termini di semplificazione e agevolazioni.
Né la sospensione dei piani omologati né l’entrata in vigore anticipata della Nuova Legge3, scorporata in via eccezionale, per l’emergenza in corso, dal Nuovo Codice della Crisi dell’Impresa, sono previsti dal Decreto Liquidità.
Urge quindi, che le forze politiche sensibili al tema propongano in Parlamento un emendamento che ponga rimedio a queste omissioni, consapevoli che quest’ultime potrebbero costituire una ulteriore penalizzazione di migliaia di famiglie che già sono in condizione di estrema difficoltà, che cercano di mettersi in regola, vanificando il loro sforzo e l’impegno volto a riconquistarsi una vita decorosa, priva di affanni.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]