di Federico Drago e Filomena Panza
Nella fase attuale si ricomincia a discutere anche della ripresa delle attività elettorali, tra le improbabili richieste per le elezioni regionali di voto a luglio da parte di alcuni presidenti, o addirittura la possibilità di un rinvio al 2021. Al momento, sembra che l’ipotesi più probabile sarà quella della seconda metà di settembre, con consultazioni spalmate su due giorni.
Questo tema, a maggior ragione alla luce della situazione COVID-19, riapre ancora una volta (se mai si fosse chiusa) la necessità di pensare a metodi alternativi di partecipazione al voto per la cittadinanza, come potrebbero essere il voto postale, quello digitale, finalmente la possibilità di partecipazione fuori sede, cercando di ridurre le solite difficoltà per chi lavora o studia in un comune o regione diversi da quelli di residenza, e così via. Chiaramente, le consultazioni non si possono rinviare in eterno, abbiamo quindi bisogno di metodi che possano permettere alla popolazione di partecipare anche in futuro, ad altre elezioni, al di là della contingenza specifica del covid-19. Evitando di allungare la permanenza in posizioni decisionali ben oltre la durata della legislatura, senza chiare scadenze o limiti. Si comprende la legittima preoccupazione per il secondo impatto del virus, ed è giusto che le autorità sanitarie informino le istituzioni qualora nei prossimi mesi dovesse emergere ancora il rischio contagio, posticipando le elezioni a una data successiva. Allo stesso tempo, è fondamentale che ci sia un orizzonte, che le legislature abbiano una fine prevista, al di là delle possibili future indicazioni delle istituzioni sanitarie, sulla base dell’evidenza scientifica. Se sarà meglio posticipare ancora, se ne discuterà. È importante che le persone sappiano che non dovranno necessariamente vedere gli attuali presidenti di regione in carica per un altro anno a scatola chiusa, o addirittura oltre, in una sospensione di fatto del diritto a valutare le amministrazioni alla fine della legislatura, che ha una durata limitata nel tempo. Il punto politico è che bisogna continuare a lottare anche per queste cose, altrimenti si finisce sempre a parlarne “per la prossima elezione” e poi non si fanno mai. È importante porre il punto politico: c’è chi vuole approfittare del COVID-19 per restare in sella senza limiti di tempo? E noi dobbiamo approfittarne per ampliare la partecipazione, intanto almeno a livello regionale, ma anche per tutte le altre consultazioni. A volte la politica deve tenere dei punti fermi con un orizzonte non immediato.
Non è questione di quale specifica data sia quella giusta, questo sarà deciso insieme alle autorità sanitarie, ma dal punto di vista politico è fondamentale ripensare il tema della consultazione elettorale e delle sue modalità di svolgimento. Non è una questione che può restare sospesa senza orizzonti e senza linee guida.
Per noi c’è bisogno di iniziare a lavorare già da ora a modi di partecipazione a distanza, come ne esistono in decine di altri paesi, per non perdere quei pochi rimasugli di fiducia nei confronti di figure sempre più distaccate dalla rappresentanza dei territori e delle persone. Anzi, può diventare un’occasione per rilanciare una partecipazione anche maggiore alla vita politica, da parte di coloro che negli anni sono rimasti tagliati fuori dalle elezioni a causa di leggi pensate per ridurre la partecipazione, anziché incoraggiarla, portando a forze politiche sempre più distanti dalla società.