La Corte costituzionale ha giudicato illegittima la norma, contenuta nel cosiddetto primo “decreto sicurezza”, che preclude l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo. Che il citato decreto presentasse numerosi profili di illegittimità costituzionale è cosa nota e denunciata da tempo su queste pagine. La Corte costituzionale pone un punto fermo e lo fa sulla base dell’articolo 3 della Costituzione, che vale la pena ricordare:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Secondo il comunicato diffuso dall’Ufficio stampa della Corte costituzionale, il contrasto tra la norma e l’articolo 3 si sostanzia sotto un duplice profilo: «per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti». Una bocciatura, perciò, sostanziale, su tutta la linea, senza mezzi termini. Impedire l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo configura una disparità di trattamento ed è in contrasto con le finalità di controllo del territorio. Assolutamente cristallino. Ora viene da chiedersi quanto a lungo il governo Conte bis — guidato, oltre che dal M5S, da PD e LEU — avrebbe ancora atteso prima di eliminare una palese discriminazione. E quanto attenderà ancora prima di intervenire sui decreti sicurezza (abolendoli, auspichiamo), mentre in ragione di questi alcune persone continuano a subire discriminazioni. Dobbiamo attendere la Corte costituzionale anche per il resto?