La bozza del rapporto Ipcc (che verrà pubblicato nel febbraio 2022) resa nota dall’agenzia Afp parla dell’impatto devastante che i cambiamenti climatici avranno già entro trent’anni, anche in caso si riuscisse a tagliare consistentemente le emissioni. Si va verso un aumento di 3 gradi entro il 2100, con tanti saluti agli obiettivi dell’accordo di Parigi. Sarà anche questa una ‘lunga estate caldissima’ per la Terra: in Canada e sulla costa ovest degli USA un caldo eccezionale che sfiora i cinquanta gradi sta arroventando questi primi mesi estivi con gli incendi e le numerose vittime che fenomeni di questa portata lasciano in dote. 47 invece i gradi a Verchojansk, in Siberia, dove accelera lo scioglimento del permafrost e il conseguente rilascio di gas serra in atmosfera. In Repubblica Ceca un tornado ha causato 5 morti e numerosi feriti mentre nel Madagascar la siccità sta obbligando la popolazione a nutrirsi di cavallette e frutti dei cactus. Pochi giorni fa (21 e 22 giugno) cadeva il Prime day di Amazon, il giorno dei saldi (anche se non sempre veritieri, ndr) e la tv britannica Itv ha mandato in onda un servizio-inchiesta sullo smaltimento dei resi in un magazzino Amazon scozzese, sulla sistematica distruzione di milioni di prodotti rimasti invenduti, danneggiati o rifiutati. Beni perfettamente funzionanti mandati al macero, come testimoniano altre inchieste analoghe in altri stati. In Germania dove la legge sull’economia circolare vieta di disfarsi di prodotti che non siano rotti, Amazon è ‘costretta’ a rompere i beni prima di inviarli allo smaltimento. A perdere però non è l’Azienda di Seattle ma i fornitori che si servono per i loro prodotti della piattaforma di vendita: l’aumento vertiginoso dei costi per lo stoccaggio dell’invenduto nei magazzini rende molto più ‘conveniente’ mandare al macero i beni invece che farseli rendere. Parliamo di prodotti alimentari, tessili ma anche prodotti elettronici mai scartati dalla confezione magari già diventati obsoleti in pochi mesi o superati dai nuovi modelli. Un modello, questo di Amazon, insostenibile per l’ambiente e buona parte degli attori in gioco (a volte anche per il distributore che rinuncia all’utile pur di espandere il proprio bacino di consumatori). A nulla valgono gli annunci di un fondo da 2 miliardi di dollari per la lotta ai cambiamenti climatici se poi le emissioni prodotte da questo sistema sono in costante aumento. La consegna a domicilio non implica un impatto ambientale negativo in sé, alcuni studi sull’e-commerce hanno dichiarato meno dannosa la consegna multipla del singolo corriere rispetto ad un esercito di consumatori che usano l’auto per fare shopping nei centri commerciali, sono i grandi numeri e le economie di scala che dovrebbero far risparmiare sia il produttore che il consumatore finale. La promessa della consegna in giornata però vanifica ogni sforzo logistico finendo per mortificare i produttori, i fornitori, i lavoratori della logistica e l’ambiente. Si tratta di un processo legale, che sta monopolizzando sempre più il mercato (una crescita tumultuosa è diventata boom durante il lockdown) entrando nella quotidianità dei consumatori che però rimangono fermi all’informazione della (sempre presunta, ndr) convenienza del prezzo finale, della consegna gratuita e della rapidità. Non esistono sanzioni per il danno ambientale generato, anche nelle norme sull’economia circolare risultano labili i confini e le responsabilità fra produttore del bene e distributore, soprattutto quando i beni sono importati. Il legislatore non aveva previsto e configurato questo scenario quando ha posto le basi della normativa sui rifiuti. Ma ora può farlo. La legge anti-gaspillage francese, nata proprio sull’onda di analoghe inchieste, vieta agli esercizi commerciali e alle piattaforme di vendita di mandare al macero beni ancora utilizzabili, ha vietato anche la consegna gratuita a domicilio (norma anti-Amazon, aggirata subito dal colosso dell’e-commerce fissando ad 1 centesimo il costo della consegna). A poco serve la sensibilizzazione dei consumatori, dire di non comperare o di fare lo sciopero dello shopping: la dittatura del prezzo basso, del sottocosto, prima di tutto il resto (diritti dei lavoratori, economicità della filiera, ambiente) vige già da molti anni in tanti, troppi, settori economici. Servirà un generale ripensamento dell’economia in funzione del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi sul clima, necessari a salvare questa e le prossime generazioni dal peggio che si stiamo preparando.
Congresso 2024: regolamento congressuale
Il congresso 2024 di Possibile si apre oggi 5 aprile: diffondiamo in allegato il regolamento congressuale elaborato dal Comitato Organizzativo.