È veramente sorprendente che, in questi di tempi di clamorose riforme annunciate, non si senta affatto parlare della necessità di una riforma generale del welfare; ovvero del settore della spesa pubblica che, oltre ad essere fondamentale per la qualità sociale della vita delle cittadine e dei cittadini di questo paese, costituisce il necessario contrappunto per l’efficacia di qualunque riforma del mercato del lavoro. È evidente che, se si pensa a una riforma radicale delle regole del mercato del lavoro, non si può pensare solo per aggiustamenti incrementali a quelle del welfare. Eppure, al momento, non si è avviata nessuna riflessione in proposito.
È tanto più sorprendente perché una vera riforma generale, come quella che ha interessato tutte le democrazie europee grandi e piccole nell’immediato dopoguerra, il welfare italiano non l’ha mai avuta. Così, siamo stati abituati a pensare che i settori di intervento siano solo sanità e pensioni, ormai troppo onerosi per le esangui casse della repubblica. In realtà, solo una considerazione dell’organizzazione complessiva del welfare, sia previdenziale che assistenziale, consentirebbe un vero e profondo recupero di efficienza, oggi più necessario che mai.
Allora, con umiltà, e senza alcuna pretesa di essere esaustivi, proviamo ad avviarla noi questa riflessione; con l’intento, però, di mettere da subito qualche punto fermo che possa inserirsi in una generale riqualificazione dell’intero sistema.
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