Tfr, la Busta non Paga

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Di cosa par­lia­mo quan­do par­lia­mo di Trat­ta­men­to di Fine Rap­por­to? E’ bene spe­ci­fi­ca­re che si trat­ta di retri­bu­zio­ne, sep­pur dif­fe­ri­ta nel tem­po. Con l’intervista a Bal­la­rò, il pre­si­den­te del Con­si­glio ha annun­cia­to che, a far data da Gen­na­io 2015, tale red­di­to sarà inse­ri­to in busta paga. Non sono noti ulte­rio­ri det­ta­gli del­la pro­po­sta ma risul­ta dal­la nar­ra­zio­ne gior­na­li­sti­ca che tale rifor­ma sia inte­sa dai pro­po­nen­ti come un inter­ven­to a favo­re dell’incremento dei sala­ri. I gior­na­li abbon­da­no di ipo­te­ti­ci con­teg­gi: 100 euro lor­di in busta, da som­mar­si in manie­ra sem­pli­ci­sti­ca agli ottan­ta euro, il — per alcu­ni invi­si­bi­le — “bonus Renzi”.

Va da sé che spo­sta­re ad oggi un gua­da­gno di doma­ni non può esse­re anno­ve­ra­to come un incre­men­to di sala­rio. E’, nei fat­ti, sol­tan­to un anti­ci­po. Un anti­ci­po con invi­to alla spe­sa. I con­fi­ni del­la rifor­ma sono ancor tut­ti da deci­fra­re e i det­ta­gli non sono, in que­sto come in altri casi, affat­to tra­scu­ra­bi­li e sono tali da ren­de­re la mede­si­ma rifor­ma noci­va non solo ver­so i lavo­ra­to­ri ma anche per le cas­se del­lo Stato.

In pri­mis, non è cer­to che l’anticipo in busta paga del Tfr sia in gra­do di re-inne­sca­re la doman­da aggre­ga­ta inter­na. Gli ottan­ta euro sono una testi­mo­nian­za a sfa­vo­re di que­sto cre­do. In gene­ra­le, il Tfr rap­pre­sen­ta per il lavo­ra­to­re un sur­plus di rispar­mio a cui acce­de­re in caso di neces­si­tà, secon­do una fat­ti­spe­cie defi­ni­ta per leg­ge (n. 297/82), ovve­ro per asten­sio­ne facol­ta­ti­va di mater­ni­tà, for­ma­zio­ne, spe­se medi­che per tera­pie e inter­ven­ti, acqui­sto o costru­zio­ne del­la pri­ma casa per sé o per i figli, ristrut­tu­ra­zio­ne straor­di­na­ria del­la casa di pro­prie­tà. La ratio ori­gi­na­ria di que­sta nor­ma, che pre­ve­de quin­di un accan­to­na­men­to obbli­ga­to­rio ope­ra­to alla fon­te, è quel­la di for­ni­re al lavo­ra­to­re una for­ma di pre­vi­den­za diver­sa da quel­la pen­sio­ni­sti­ca. Essen­do obbli­ga­to­ria la sua ero­ga­zio­ne al ter­mi­ne di ogni rap­por­to lavo­ra­ti­vo, qua­le sia l’origine del­la sua inter­ru­zio­ne, la liqui­da­zio­ne ha allo stes­so tem­po una fun­zio­ne sus­si­dia­ria degli ammor­tiz­za­to­ri socia­li, poi­ché inter­vie­ne pro­prio nel momen­to del­la per­di­ta del posto di lavoro.

La rifor­ma del 2005 intro­du­ce­va poi la facol­tà per il lavo­ra­to­re di desti­na­re il Tfr a fon­di pen­sio­ni­sti­ci com­ple­men­ta­ri. Pur appli­can­do il mec­ca­ni­smo del silen­zio-assen­so, per cui in assen­za di un com­por­ta­men­to atti­vo del lavo­ra­to­re il Tfr veni­va inde­ro­ga­bil­men­te attri­bui­to al fon­do inte­gra­ti­vo nego­zia­le di cate­go­ria, la leg­ge 252/2005 rispet­ta­va il prin­ci­pio ori­gi­na­rio del­lo sco­po pre­vi­den­zia­le del­l’ac­can­to­na­men­to. Inve­ce, la man­ca­ta accu­mu­la­zio­ne di capi­ta­le che la rifor­ma descrit­ta da Ren­zi deter­mi­ne­reb­be, costi­tui­sce un dan­no per il lavo­ra­to­re poi­ché ver­reb­be limi­ta­ta la pos­si­bi­li­tà dell’anticipazione del capi­ta­le cumu­la­to nei casi di neces­si­tà che, stan­te alla loro indif­fe­ri­bi­li­tà, fini­reb­be­ro per indi­riz­zar­lo ver­so un mag­gior inde­bi­ta­men­to rispet­to al siste­ma ban­ca­rio. Il Tfr, fra l’altro, rap­pre­sen­ta in mol­ti casi l’unica garan­zia che il lavo­ra­to­re può offri­re per l’accesso al cre­di­to (ad esem­pio, per la Ces­sio­ne del quin­to). Sarà pur vero che negli altri pae­si euro­pei “il Tfr non esi­ste”, come sostie­ne il pre­si­den­te del Con­si­glio, tut­ta­via è inne­ga­bi­le che esso assol­va ad una fun­zio­ne assi­cu­ra­ti­va che altri­men­ti ver­reb­be per­sa e dovreb­be quin­di esse­re rein­te­gra­ta per via volon­ta­ria ricor­ren­do a for­me di rispar­mio individuale.

In secon­do luo­go, il lavo­ra­to­re per­de­reb­be la riva­lu­ta­zio­ne degli inte­res­si, che nel caso di Tfr lascia­to all’azienda, è pari al tas­so fis­so dell’1,5% annuo più il recu­pe­ro del 75% del tas­so di infla­zio­ne, men­tre nel caso di asse­gna­zio­ne ai fon­di com­ple­men­ta­ri, è dipen­den­te dal­le flut­tua­zio­ni del mer­ca­to ma pur sem­pre intor­no al 4/5% annuo (nel 2013, i fon­di pen­sio­ne nego­zia­li han­no reso in media il 5,4% men­tre il ren­di­men­to medio dei fon­di pen­sio­ne aper­ti è sta­to dell’8,1 per cen­to […] Dal 2000 ad oggi il ren­di­men­to cumu­la­to dei fon­di pen­sio­ne nego­zia­li è sta­to pari al 48,7% rispet­to al 46,1% otte­nu­to dal «trat­ta­men­to di fine rap­por­to» — Il Sole 24 Ore).

Non è affat­to chia­ro, inol­tre, se la por­zio­ne di Tfr anti­ci­pa­to in busta con­ti­nue­rà ad esse­re sog­get­ta a tas­sa­zio­ne sepa­ra­ta, se deri­ve­rà da una libe­ra scel­ta del lavo­ra­to­re oppu­re se l’attribuzione sarà appli­ca­ta in for­za di leg­ge. Le orga­niz­za­zio­ni impren­di­to­ria­li lamen­ta­no la pos­si­bi­le cri­si di liqui­di­tà che si potreb­be gene­ra­re in segui­to alla rifor­ma: oggi nes­su­na pic­co­la o media impre­sa rie­sce ad accan­to­na­re la quo­ta di Tfr e l’anticipazione in busta del­la liqui­da­zio­ne costrin­ge­reb­be al ricor­so al cre­di­to ban­ca­rio, con ulte­rio­re incre­men­to dei costi.

Ma non è tut­to: la rifor­ma del 2005 ha impo­sto alle azien­de con più di 50 dipen­den­ti di tra­sfe­ri­re il Tfr inop­ta­to pres­so un fon­do uni­co nazio­na­le, gesti­to diret­ta­men­te dal­l’INPS. Secon­do la rela­zio­ne Covip del 2013, “cir­ca 6 miliar­di di euro risul­ta­no con­flui­ti nel Fon­do per l’erogazione ai lavo­ra­to­ri dipen­den­ti del set­to­re pri­va­to dei trat­ta­men­ti di fine rap­por­to di cui all’art. 2120 del codi­ce civi­le, (cosid­det­to Fon­do di Teso­re­ria); sul­la base dei dati dispo­ni­bi­li a fine 2012, l’accantonamento annua­le pres­so le impre­se, com­pren­si­vo del­la com­po­nen­te di riva­lu­ta­zio­ne del­lo stock accu­mu­la­to, è valu­ta­bi­le in cir­ca 14,5 miliar­di di euro” (1). L’eventuale scor­po­ro, con ero­ga­zio­ne diret­ta in busta paga del 50% del­la quo­ta Tfr, deter­mi­ne­reb­be una ana­lo­ga ridu­zio­ne negli accan­to­na­men­ti pres­so il fon­do di Teso­re­ria (2).

La Leg­ge Finan­zia­ria 2007 (Leg­ge n. 296/2006, art. 1 com­ma 758) già desti­na­va tali som­me al finan­zia­men­to fino al 2009 di una lun­ga lista di atti­vi­tà, fra le qua­li il Fon­do di com­pe­ti­ti­vi­tà per le impre­se e i lavo­ri per la rete fer­ro­via­ria Alta Velocità/Alta Capa­ci­tà (Elen­co 1, Leg­ge n. 296/2006). Nel 2010 que­sto mec­ca­ni­smo veni­va seria­men­te cri­ti­ca­to dal­la Cor­te dei Con­ti (3), la qua­le lamen­ta­va i rischi del­le ope­ra­zio­ni di pre­lie­vo che lo Sta­to ha ope­ra­to sul Fon­do fra il 2007 e il 2010 (pari 15,86 miliar­di di euro) non­ché la scar­sa tra­spa­ren­za nell’utilizzazione del­le risorse.

Al di là dell’opinabilità cir­ca l’impiego — ope­ra­to dai pre­ce­den­ti gover­ni — del red­di­to (dif­fe­ri­to) dei lavo­ra­to­ri per soste­ne­re la spe­sa pub­bli­ca per infra­strut­tu­re, è evi­den­te come il Tfr — per le impre­se con più di 50 dipen­den­ti — sia già ‘fuo­ri cas­sa’. Il Fon­do di Teso­re­ria ope­ra con il mec­ca­ni­smo del­la ripar­ti­zio­ne, ovve­ro le liqui­da­zio­ni resti­tui­te dal Fon­do alle Impre­se (e da que­ste ai lavo­ra­to­ri) sono paga­te tra­mi­te gli accan­to­na­men­ti dei lavo­ra­to­ri in eser­ci­zio. Una sor­ta di par­ti­ta di giro che, se venis­se par­zial­men­te ridot­ta dal­la paven­ta­ta rifor­ma, met­te­reb­be seria­men­te a rischio la soprav­vi­ven­za del Fon­do mede­si­mo e di con­se­guen­za il paga­men­to dei trat­ta­men­ti di fine rap­por­to futuri.

Infi­ne, occor­re riflet­te­re sull’abitudine di asse­gna­re una valen­za miglio­ra­ti­va a quan­to fat­to dagli ‘altri’ pae­si. Negli altri pae­si il Tfr non esi­ste, dice il pre­si­den­te del Con­si­glio, e il mec­ca­ni­smo di accan­to­na­men­to del­la liqui­da­zio­ne dei lavo­ra­to­ri ita­lia­ni imme­dia­ta­men­te sem­bra avvol­to da un velo di obso­le­scen­za. Ma sia­mo cer­ti sia così? In Ger­ma­nia, scri­ve Danie­le Fano su lavoce.info, “stru­men­ti di rispar­mio a medio ter­mi­ne sono sta­ti for­te­men­te inco­rag­gia­ti nell’’ultimo decen­nio •con i Rie­ster plan” (4). Il legi­sla­to­re tede­sco ha cer­ca­to di incen­ti­va­re il rispar­mio pri­va­to con pia­ni pen­sio­ni­sti­ci volon­ta­ri: la rifor­ma Ren­zi, inve­ce, è indi­riz­za­ta a sti­mo­la­re la spe­sa per con­su­mi del­le fami­glie, a disca­pi­to del rispar­mio pre­vi­den­zia­le. Que­sto cam­bio di ver­so non pro­ce­de di pari pas­so alla defi­ni­zio­ne di stru­men­ti di wel­fa­re uni­ver­sa­li, come il red­di­to mini­mo e il sus­si­dio di disoc­cu­pa­zio­ne, e ciò evi­den­zia anco­ra una vol­ta la man­can­za di visio­ne d’insieme del pre­sun­to rifor­mi­smo renziano.

Gio­va inol­tre ricor­da­re che una simi­le pro­po­sta per una ‘ter­za via’ al Tfr fu pen­sa­ta nel ter­ri­bi­le (incom­be­va la cri­si finan­zia­ria e la let­te­re del­la Bce) Ago­sto 2011 da Rober­to Cal­de­ro­li. Gli argo­men­ti impie­ga­ti all’epoca era­no gli stes­si, ovve­ro la neces­si­tà di attua­re un sti­mo­lo alla doman­da inter­na. Il pro­get­to, stan­te all’emergere di una infi­ni­tà di com­pli­ca­zio­ni, spe­cie in rela­zio­ne al Tfs, ‘Trat­ta­men­to di fine ser­vi­zio’ dei dipen­den­ti sta­ta­li, fu abban­do­na­to nel giro di pochi gior­ni e restò sul cam­po del­la bat­ta­glia fra il mini­stro dell’Economia, Tre­mon­ti, Sil­vio Ber­lu­sco­ni e la cosid­det­ta ‘mano­vra del­le Bol­li­ci­ne’ (cfr. Mas­si­mo Gian­ni­ni, Repub­bli­ca). A ripro­va di tut­to ciò, si leg­ga il fon­do di Mas­si­mo Riva (sem­pre Repub­bli­ca) del 19 Ago­sto 2011:

Ma è pos­si­bi­le che un pre­mier sedi­cen­te impren­di­to­re lasci cir­co­la­re indi­stur­ba­te, per esem­pio, anche ipo­te­si assur­de sul­le liqui­da­zio­ni di fine rap­por­to? Non è chia­ro a chi sia venu­ta in men­te per pri­mo la sce­men­za di anti­ci­pa­re a rate men­si­li in busta­pa­ga gli accan­to­na­men­ti per il Tfr. È vice­ver­sa chia­ris­si­mo che una tale scioc­chez­za può esse­re imma­gi­na­ta sol­tan­to da chi igno­ra il peso e il ruo­lo assun­to da tali cespi­ti sia nel­la strut­tu­ra finan­zia­ria di una qua­lun­que azien­da sia nel nuo­vo siste­ma del­la pre­vi­den­za inte­gra­ti­va. Gli spet­ta­co­li da ora del dilet­tan­te han­no smes­so di diver­ti­re anche sul­le reti Media­set (5).

E’ pro­prio vero che del pas­sa­to (gover­no di cen­tro­de­stra) non si but­ta via niente.

Sito­gra­fia

(1) rela­zio­ne Covip 2013 — http://www.covip.it/wp-content/files_mf/1402310003RA_2013.pdf

(2) Ste­fa­no Patriar­ca, http://www.lavoce.info/tfr-in-busta-paga/

(3) Deli­be­ra n. 1/2011/G — http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_centrale_controllo_amm_stato/2011/delibera_1_2011_g_e_relazione.pdf

(4) http://www.lavoce.info/tfr-in-busta-paga-un-progetto-da-dimenticare/

(5) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/08/30/giulio-sconfitto-ai-punti-la-lega-perde.html?ref=search

 

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