I viaggi della speranza che da un ventennio investono a stagioni alterne le rotte del Mediterraneo, trovando nella Sicilia, che di questo mare è il centro, un inevitabile punto di approdo e di passaggio, non possono più essere considerati ed affrontati come un’emergenza. L’arrivo di decine di migliaia di uomini, donne e minori spinti da ragioni politiche o di sicurezza a migrare, a rischio della propria vita, dalle coste meridionali ed orientali del Mediterraneo verso la sponda Nord, costituisce evidentemente un fenomeno da trattare ai vari livelli di governo politico. Ed un partito che non voglia limitarsi a gestire in modo approssimativo l’esistente, ma aspiri davvero a porsi alla guida di quel cambiamento politico-culturale di cui il paese ha bisogno, ed a fare sentire con rinnovata forza e credibilità la voce dell’Italia in Europa, deve essere in grado di elaborare e promuovere una proposta politica che miri a governare processi storici complessi come le migrazioni internazionali.
Una questione di tale portata esige prima di tutto l’impegno diretto dei vertici politico-istituzionali nazionali e sovranazionali (l’UE prima fra tutte), dove i rappresentanti del nostro partito al governo dovrebbero farsi carico di promuovere il dibattito e proporre iniziative che permettano di prendersi carico del tema attraverso la devoluzione di sovranità, risorse e mezzi all’UE che possa andare al di là dell’attuale missione Triton di Frontex. Una prospettiva strategica genuinamente democratica non può però prescindere dalla mobilitazione politica dei territori e delle regioni direttamente interessate dall’arrivo e dalla gestione di queste ondate migratorie.
Se alle amministrazioni locali spetta l’onere di predisporre e condurre i modi dell’accoglienza ed i percorsi di inclusione sociale dei migranti la regione può assumere un compito essenziale di governance delle politiche migratorie. Un ruolo fondamentale di indirizzo e programmazione politica a cui proprio la Sicilia, coinvolta più di tutte le altre regioni nella ricezione di flussi migratori, non può assolutamente venir meno.
Chiediamo quindi che, seguendo l’esempio offerto da governi illuminati di altre realtà italiane (Toscana, Lazio) anche la Sicilia si possa dotare di una legge regionale sull’immigrazione. Una legge che riconosca ed affidi alle istituzioni regionali un ruolo di coordinamento e sviluppo delle politiche di accoglienza ed integrazione dei soggetti migranti presenti sul territorio siciliano, ad esempio attraverso l’istituzione di una conferenza regionale tematica, che coinvolga non soltanto gli enti istituzionali, ma anche e soprattutto associazioni ed organizzazioni del terzo settore, in grado di offrire un contributo irrinunciabile in termini di competenze specifiche acquisite sul campo.
Una legge che istituisca inoltre un Osservatorio regionale sull’immigrazione, che sappia approntare strumenti e metodi efficaci di monitoraggio ed analisi dei fenomeni migratori che coinvolgono la nostra isola. Ma soprattutto una legge che garantisca a tutti i cittadini stranieri residenti sul territorio siciliano parità d’accesso ai servizi di assistenza socio-sanitaria come alle opportunità di istruzione e formazione professionale previsti per la popolazione autoctona, assicurando specifici percorsi di accompagnamento e sostegno nella fruizione di tali servizi ed opportunità. Tutto ciò in ottemperanza al principio di non discriminazione, e nella piena consapevolezza che una matura politica sull’immigrazione non può ridurre la questione a mero problema di ordine pubblico, ma avere quale principio ispiratore il riconoscimento dei bisogni e dei diritti fondamentali di donne e uomini. Perchè questo conviene, a tutti.
Articolo di Pietro Di Pietro.