“Ero l’unica marchigiana della squadra e mi chiedevo come avrei fatto a tessere una rete a sostegno a Civati. Ho cominciato a girare tutto il territorio. Caffè dopo caffè mi sono accorta che intorno a me era pieno di splendida gente con cui condividere un progetto. Parlare di persona personalmente, fare qualche chilometro in più per conoscere non solo persone, ma anche situazioni e luoghi diversi, riporta a una dimensione molto più sincera della politica. Fare politica è provare a migliorare il mondo dove fai crescere i tuoi figli è una delle cose più belle che ci siano e anche la più doverosa.”
Il lavoro sul territorio di Beatrice Bignone — 35 anni, una laurea in giurisprudenza, due figli – parte da lontano. Dopo un passato nell’associazionismo cattolico (“un percorso di crescita molto intenso che mi ha portato a fare un lavoro di introspezione molto profondo e mi ha insegnato a ragionare con la mia testa.”) ha fatto parte della rete Prossima Italia. Incontra Giuseppe Civati nel 2009, durante la campagna di Ignazio Marino. Un incontro che ha portato nuove sfide, tra cui candidarsi alla Camera dei Deputati.
“Ci ho pensato fino all’ultimo perché non credevo nella possibilità di cambiare il PD, che vedevo incancrenito nelle vecchie logiche di apparato. Un mio amico aveva cominciato a tempestarmi di mail con la mozione Marino ed è stata una folgorazione. Poi ho conosciuto un ragazzo di Monza poco più grande di me, che coordinava la campagna congressuale. Ho cominciato a seguire il suo blog e ho capito che nel PD qualche speranza di cambiamento c’era. Mi sono appassionata al manifesto Andiamo Oltre che Civati ha lanciato nella primavera del 2010. Ho cominciato a sostenerlo nel mio territorio come potevo e la partecipazione alle primarie rientra tra queste. Avevamo detto candidiamoci tutti, candidiamoci ovunque. Partivo svantaggiatissima. Tutti gli altri candidati avevano una storia mentre io ero l’ultima arrivata. Ho invece ottenuto un risultato incredibile e dopo le elezioni non-vinte di febbraio sono risultata la prima dei non eletti alla Camera per le Marche.”
Cambiare il Partito Democratico, quindi, è possibile. Ed è possibile non solo per cambiare la politica, cosa che Beatrice fa ogni giorno lavorando sul territorio, guardando la gente in faccia e coinvolgendola con la sua energia e il suo entusiasmo, ma per cambiare il paese. Un paese aperto e ospitale, dove le persone possono realizzarsi e trovare una propria dimensione. Perché le sfide sono tante, e Beatrice le sente tutte. Ma con delle priorità.
“Credo che in questo paese la battaglia della mia generazione debba essere il reddito minimo garantito e una riforma del lavoro seria che abolisca questa abominevole proliferazione di contratti atipici utilizzati con le peggiori storture. Forse non si tornerà al tempo indeterminato, ma non si può certo proseguire sulla strada del precariato senza tutele e senza voce. Non potremo garantire ai nostri figli l’aiuto che oggi i nostri genitori, e a volte pure i nonni, ci offrono. E tra l’altro non è neanche giusto usare i risparmi dei genitori come ammortizzatori sociali. Se si realizzasse compiutamente quello spirito di uguaglianza e di tutela delle minoranze a cui si ispira l’intera Costituzione e che accompagna tutta la mozione Civati, la politica tornerebbe a parlare delle persone e alle persone. E il PD tornerebbe ad essere quel luogo dove è un orgoglio militare.”
#civoti 13: Beatrice Brignone