Fazio-Civati: la finta tv manda in tilt quella vera

Non invitato in Rai, Civati fa la parodia di Fazio e inaugura un nuovo genere di campagna elettorale

di Luca Telese

L’ultima tro­va­ta del­la poli­ti­ca è que­sta: la sati­ra del­la tv come ele­men­to di pro­pa­gan­da per le pri­ma­rie. Così, e la com­pe­ti­zio­ne per eleg­ge­re il nuo­vo lea­der del Pd fos­se una sor­ta di Oscar del­la crea­ti­vi­tà poli­ti­ca da asse­gna­re a chi rie­sce a dare pro­va di mag­gio­re capa­ci­tà inven­ti­va, non c’è dub­bio che il vin­ci­to­re vir­tua­le di que­sta mini–campagna elet­to­ra­le dovreb­be esse­re Pip­po Civa­ti. E non solo per il suo slo­gan accat­ti­van­te – l’orecchiabile “Civo­ti” – ma soprat­tut­to le la genia­le mes­sa in sce­na del­la “fin­ta” inter­vi­sta a Fabio Fazio.

L’antefatto di que­sta mos­sa meri­te­reb­be un sag­gio di qual­che mass­me­dio­lo­go, per tut­te le impli­ca­zio­ni che rive­la. La pri­ma: mal­gra­do i pro­cla­mi di Bep­pe Gril­lo – che dichia­ra la tv “mor­ta” ogni due per tre – la tele­vi­sio­ne oggi resta l’arbitro di qual­sia­si con­fron­to poli­ti­co, deci­si­va e discri­mi­nan­te nel fare l’agenda e nel deci­de­re chi par­te­ci­pa e chi no. La secon­da: sen­za la tro­va­ta sati­ri­ca di Civa­ti, for­se, non ci sarem­mo nem­me­no accor­ti che Fazio non lo ave­va invi­ta­to. Ter­zo: la “fin­ta” pun­ta­ta è a tut­ti gli effet­ti un pro­dot­to di pro­pa­gan­da “paras­si­ta­rio” che gode di un super­lan­cio media­ti­co dovu­to alla sua natu­ra e avvia una cir­co­la­zio­ne paral­le­la in rete e, soprat­tut­to, sui social net­work. È la ripe­ti­zio­ne di un feno­me­no che, su un ter­re­no diver­so, riu­scì anche agli ope­rai dell’Asinara con la loro Iso­la dei Cas­sin­te­gra­ti, nata paro­dian­do il for­mat di Simo­na Ven­tu­ra, e diven­tan­do stra­da facen­do una ine­di­ta for­ma di lot­ta politico–sindacale.

Ma la cosa che più mi diver­te è che pren­den­do le doman­de di Fazio agli altri due can­di­da­ti e facen­do­le sue, Civa­ti entra anche nel ter­re­no del­la paro­dia: «Que­sta doman­da caro Fazio, è pro­prio una bel­la doman­da», dice, e il pub­bli­co in sala ride di gusto, per lo sfot­tó appa­ren­te­men­te bona­rio. Il che vuol dire che  alla fine la comu­ni­ca­zio­ne è un tale ter­re­no di para­dos­so per cui l’esclusione è diven­ta­ta una oppor­tu­ni­tà per Civa­ti e un boo­me­rang per Fazio. Le doman­de “tra­pian­ta­te” del con­dut­to­re di Che tem­po fa, appa­io­no di una fra­gi­li­tà qua­si disar­man­te pro­prio per­ché ven­go­no decon­te­stua­liz­za­te nel fin­to pro­gram­ma: rimon­ta­te in que­sta for­ma sem­bra­no (ed evi­den­te­men­te sono) del­le sem­pli­ci inter­pun­zio­ni che potreb­be­ro esse­re buo­ne per qua­lun­que inter­lo­cu­to­re e qua­lun­que uso.

Cer­to, i nume­ri del “Civo­ti show” sono sem­pre pic­co­lis­si­mi rispet­to agli ascol­ti di “Che tem­po che fa”, ma il siste­ma media­ti­co è fat­to di una lot­ta costan­te fra Davi­de e Golia, e la vira­li­tà può ave­re dei river­be­ri dav­ve­ro impon­de­ra­bi­li (il fal­so è sta­to ripre­so, con effet­to sim­pa­tia, per­si­no all’Edicola di Fio­rel­lo: quan­to val­go­no que­sti cre­di­ti?). Il fat­to è che, quan­do la sati­ra ero­de la cre­di­bi­li­tà, il dan­no è mol­to mag­gio­re di quan­to non dica­no i nudi nume­ri. For­se mi sba­glio: ma imma­gi­no che dopo la paro­dia,  Fazio, se potes­se tor­na­re indie­tro, tro­ve­reb­be più con­ve­nien­te l’invito a Civa­ti che il suo sberleffo.

Fon­te: Linkiesta.it

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