Non è tempo di annunci: le proposte #possibili sul caporalato

Tut­ti ora han­no sco­per­to che nel­le nostre cam­pa­gne esi­ste il capo­ra­la­to. E tut­ti avan­za­no pro­po­ste riso­lu­ti­ve del pro­ble­ma con una disin­vol­tu­ra che lascia ester­re­fat­ti. Eppu­re il pro­ble­ma è noto da anni. La Flai-CGIL da tem­po pub­bli­ca un dos­sier dal tito­lo Agro­ma­fie e capo­ra­la­to con il qua­le foto­gra­fa il feno­me­no del­lo sfrut­ta­men­to e del­la ridu­zio­ne in schia­vi­tù di miglia­ia di lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri agri­co­li, soprat­tut­to migran­ti, denun­cia il ricat­to ses­sua­le pra­ti­ca­to in alcu­ne aree del pae­se, in par­ti­co­la­re in Sici­lia, e rac­co­glie testi­mo­nian­ze anche nel Nord Ita­lia dove ugual­men­te vige la rego­la del­la pre­va­ri­ca­zio­ne del più for­te sul più debo­le. Il Nord Ita­lia non è infat­ti esen­te dal feno­me­no. Area dove la Lega è par­ti­co­lar­men­te for­te, soste­nu­ta anche da quei padro­ni che la sera urla­no con­tro gli immi­gra­ti, ansio­si di accen­de­re ruspe e falò, men­tre la mat­ti­na rac­col­go­no, coi loro fur­go­ni, brac­cian­ti india­ni, afri­ca­ni e ita­lia­ni per far­li lavo­ra­re nel loro cam­po a tre euro l’ora.

La pub­bli­ci­sti­ca in mate­ria ha ormai rag­giun­to un livel­lo di ana­li­si sen­za dub­bio rile­van­te. I dos­sier di Medi­ci sen­za Fron­tie­re, di Amne­sty, del­la coo­pe­ra­ti­va In Migra­zio­ne, di Medu o di Filie­ra­spor­ca e non solo, han­no denun­cia­to le con­di­zio­ni di lavo­ro e di salu­te di miglia­ia di brac­cian­ti in Ita­lia e le respon­sa­bi­li­tà di un siste­ma che com­pren­de mol­ti atto­ri (Migran­ti e ter­ri­to­ri, Edies­se edi­to­re). Si con­si­de­ri che il pri­mo dos­sier di Medi­ci sen­za fron­tie­re è del 2005 e cer­to all’e­po­ca la poli­ti­ca non è inter­ve­nu­ta nel meri­to del pro­ble­ma come pote­va e dove­va fare. I ser­vi­zi di Fabri­zio Gat­ti in Puglia già nel 2006 rac­con­ta­va­no l’in­fer­no del­le nostre cam­pa­gne, dove si vive per lavo­ra­re e a vol­te si muo­re nel silen­zio gene­ra­le. Acca­de anco­ra oggi. Appe­na qual­che gior­no fa la noti­zia di un lavo­ra­to­re migran­te mor­to nel­le cam­pa­gne puglie­si di Rigna­no Gar­ga­ni­co, cadu­to in uno dei 57 cas­so­ni di pomo­do­ri che ave­va rac­col­to duran­te il gior­no. La vit­ti­ma, ori­gi­na­ria del Mali, ave­va cir­ca trent’anni e del cada­ve­re per ora non c’è trac­cia, for­se occul­ta­to dai capo­ra­li o dai padro­ni. Recen­te­men­te la socio­lo­ga Fiam­met­ta Faniz­za su La Gaz­zet­ta del Mez­zo­gior­no si è cor­ret­ta­men­te doman­da­ta dove sia­no l’Inps, la Guar­dia di Finan­za e gli ispet­to­ri del lavo­ro. Ha ragio­ne Faniz­za quan­do affer­ma che esi­ste una cate­na di capo­ra­la­to che ha com­ple­ta­men­te occu­pa­to uno spa­zio di mer­ca­to. Ed è per que­sto che il com­ples­so del­le respon­sa­bi­li­tà e com­pli­ci­tà va mol­to oltre i soli padro­ni, sfrut­ta­to­ri e traf­fi­can­ti di uomi­ni e di don­ne ma coin­vol­ge espo­nen­ti poli­ti­ci, impie­ga­ti e fun­zio­na­ri pub­bli­ci, libe­ri pro­fes­sio­ni­sti, in par­ti­co­la­re avvo­ca­ti, con­su­len­ti del lavo­ro, ragio­nie­ri e com­mer­cia­li­sti, insie­me alla Gran­de Distri­bu­zio­ne Orga­niz­za­ta, trop­po poco chia­ma­ta in causa. 

Le nor­me avan­za­te da tut­ti i gover­ni nel cor­so degli anni han­no avvan­tag­gia­to il siste­ma del­lo sfrut­ta­men­to, sino a ren­der­lo vin­cen­te sul mer­ca­to loca­le e inter­na­zio­na­le. Si sono con­ti­nua­ti a dare finan­zia­men­ti pub­bli­ci ad azien­de ammi­ni­stra­te da truf­fa­to­ri, mafio­si e sfrut­ta­to­ri, si è elu­so il pro­ble­ma del capo­ra­la­to nono­stan­te la rela­ti­va leg­ge, impe­den­do che essa inci­des­se sui patri­mo­ni dei padro­ni e del­le azien­de, si è age­vo­la­ta la Gran­de Distri­bu­zio­ne Orga­niz­za­ta nascon­den­do­ne la cen­tra­li­tà, sino­ni­mo di respon­sa­bi­li­tà diret­ta, nel siste­ma di pro­du­zio­ne agri­co­lo e di sfrut­ta­men­to del­la rela­ti­va mano­do­pe­ra. I gover­ni han­no atten­ta­men­te evi­ta­to di attac­ca­re padro­ni e capo­ra­li, e con le loro rifor­me han­no reso più dif­fi­ci­le l’ac­ces­so alla giu­sti­zia da par­te dei lavo­ra­to­ri vit­ti­me di que­sto siste­ma, del­le asso­cia­zio­ni e sin­da­ca­ti. La giu­sti­zia spes­so non fun­zio­na e a far­ne le spe­se, anco­ra una vol­ta, sono i più debo­li e i più fra­gi­li. In pro­vin­cia di Lati­na la coop. In Migra­zio­ne, ad esem­pio, ha aiu­ta­to un brac­cian­te india­no a pre­sen­ta­re denun­cia nei con­fron­ti del suo dato­re di lavo­ro che per ben tre anni gli rico­no­sce­va appe­na 300 euro al mese per die­ci ore di lavo­ro al gior­no, saba­to e dome­ni­ca com­pre­si. Sono tra­scor­si due anni e anco­ra si deve tene­re la pri­ma udien­za. E nel frat­tem­po quel lavo­ra­to­re si è tra­sfe­ri­to in altra regio­ne, peral­tro insie­me ai due testi­mo­ni che fati­co­sa­men­te ave­va cer­ca­to e tro­va­to. È un caso bana­le ma elo­quen­te. È quel­lo che capi­ta quan­do lo Sta­to abdi­ca ai suoi dove­ri ed è atten­to solo a difen­de­re impren­di­to­ri a pre­scin­de­re dal­le moda­li­tà del­la loro con­dot­ta impren­di­to­ria­le (eti­ca ed eco­no­mi­ca) e dal fun­zio­na­men­to del­le pro­prie strut­tu­re, soprat­tut­to di quel­le peri­fe­ri­che. Ora si appren­de che il gover­no avreb­be dichia­ra­to guer­ra al capo­ra­la­to. Non può che esse­re un bene se ai pro­cla­mi segui­ran­no atti concreti.

È tem­po dun­que di agi­re ma biso­gna far­lo con cogni­zio­ne di cau­sa, evi­tan­do sci­vo­lo­ni cla­mo­ro­si come quel­lo di chi avan­za, come recen­te­men­te pro­po­sto da Rober­to Savia­no, model­li impre­sen­ta­bi­li e impro­po­ni­bi­li come quel­lo cali­for­nia­no, in real­tà fon­da­to sul­lo sfrut­ta­men­to dei migran­ti, soprat­tut­to mes­si­ca­ni, e sul capo­ra­la­to. Un siste­ma figlio del­la ristrut­tu­ra­zio­ne post-for­di­sta dei siste­mi pro­dut­ti­vi, come affer­ma la socio­lo­ga Ales­san­dra Cor­ra­do, e del­la tra­sfor­ma­zio­ne dei rap­por­ti socia­li. Nel model­lo cali­for­nia­no, solo per infor­ma­re Savia­no, il ricor­so al lavo­ro immi­gra­to si con­fi­gu­ra come una “neces­si­tà strut­tu­ra­le”, come affer­ma lo stu­dio­so Ber­lan sin dal 2002, in cui i lavo­ra­to­ri devo­no esse­re dispo­ni­bi­li quan­do richie­sto dal­le esi­gen­ze del­la pro­du­zio­ne, che non sono pro­gram­ma­bi­li in quan­to mute­vo­li nel tem­po e sog­get­ti a varia­bi­li non deter­mi­na­bi­li. Insom­ma si lavo­ra secon­do le neces­si­tà pro­prie del­la pro­du­zio­ne con sala­ri che varia­no di con­se­guen­za. Una pro­du­zio­ne fles­si­bi­le che ren­de pre­ca­rio e sfrut­ta­to il lavo­ra­to­re. Un model­lo da tene­re lon­ta­no da que­sto pae­se.

Esi­sto­no però alcu­ne pro­po­ste dal­le qua­li par­ti­re per un ragio­na­men­to nel meri­to e qua­li­fi­ca­to. Pro­po­ste già avan­za­te e pub­bli­ca­te, per esem­pio nel volu­me Expo del­la digni­tà di Cato­ne e Boschi­ni (Nove­cen­to editore).

La pri­ma è di natu­ra poli­ti­ca e pre­ve­de di sta­re al fian­co dei lavo­ra­to­ri, di chi vive ogni gior­no sul pro­prio cor­po lo sfrut­ta­men­to, ovun­que esso si mani­fe­sti, e rea­gi­re con­tro i respon­sa­bi­li (non solo i padro­ni e i capo­ra­li ma anche i mol­ti con­su­len­ti del capi­ta­le) con una deter­mi­na­zio­ne nuo­va, ad oggi anco­ra solo annunciata.

Secon­do poi, seb­be­ne il rea­to pena­le di “inter­me­dia­zio­ne ille­ci­ta e sfrut­ta­men­to del lavo­ro” del 2011 sia una vit­to­ria sto­ri­ca fon­da­men­ta­le, esso col­pi­sce i “capo­ra­li” e non i dato­ri di lavo­ro respon­sa­bi­li del­lo sfrut­ta­men­to. Il “capo­ra­la­to” è solo una del­le for­me del­lo sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo; que­sto stru­men­to nor­ma­ti­vo deve esse­re miglio­ra­to. Sen­za que­sto cam­bio di pro­spet­ti­va, si rischia di arre­sta­re un capo­ra­le (ita­lia­no o stra­nie­ro) per sosti­tuir­lo con uno nuo­vo, a van­tag­gio di impre­se che vio­la­no i dirit­ti uma­ni insie­me a quel­li dei lavo­ra­to­ri. Que­sta pro­po­sta for­se vedreb­be la net­ta oppo­si­zio­ne di mol­te cate­go­rie dato­ria­li, atten­te a difen­de­re il made in Ita­ly nel­le nostre piaz­ze ma meno i dirit­ti dei lavo­ra­to­ri alle loro dipen­den­ze, ma qual­cu­no in que­sta bat­ta­glia biso­gne­rà pure con deter­mi­na­zio­ne con­vin­ce­re o scon­ten­ta­re. E anco­ra, il Decre­to legi­sla­ti­vo n.109 del 16 luglio 2012 ha intro­dot­to alcu­ne aggra­van­ti al cri­mi­ne di impie­go di lavo­ra­to­ri migran­ti irre­go­la­ri, tra cui il caso di “con­di­zio­ni lavo­ra­ti­ve di par­ti­co­la­re sfrut­ta­men­to”, e la san­zio­ne acces­so­ria del paga­men­to del costo di rim­pa­trio. In real­tà, la Leg­ge ha omes­so di adot­ta­re alcu­ne misu­re non pena­li con­tro i dato­ri di lavo­ro rac­co­man­da­te dall’Unione Euro­pea, tra cui l’esclusione dai sus­si­di pub­bli­ci, inclu­si i finan­zia­men­ti euro­pei, l’esclusione dal­la par­te­ci­pa­zio­ne ad appal­ti pub­bli­ci, la chiu­su­ra degli sta­bi­li­men­ti o riti­ro del­le licen­ze e l’im­po­si­zio­ne dell’obbligo del paga­men­to del­le retri­bu­zio­ni arre­tra­te ai lavo­ra­to­ri migran­ti irre­go­la­ri. Tali man­can­ze met­to­no in discus­sio­ne il rea­le effet­to pro­tet­ti­vo del­la Leg­ge ita­lia­na sui dirit­ti dei lavo­ra­to­ri migran­ti irre­go­la­ri, e oggi ne paghia­mo le conseguenze.

Un’al­tra pro­po­sta potreb­be riguar­da­re la pro­mo­zio­ne di un DDL sul mer­ca­to del lavo­ro agri­co­lo, affin­ché pos­sa esse­re gesti­to in modo pub­bli­co e tra­spa­ren­te, e median­te il coin­vol­gi­men­to dell’Inps fare incon­tra­re in tem­pi bre­vi e in modo effi­ca­ce doman­da e offer­ta. Una pro­po­sta di buon sen­so che il Mini­stro Polet­ti potreb­be fare sua.

Sareb­be uti­le anche il pie­no ed effet­ti­vo rece­pi­men­to nel­la legi­sla­zio­ne nazio­na­le del­le dispo­si­zio­ni in mate­ria di pari­tà di trat­ta­men­to sia rela­ti­va­men­te all’accesso alle pre­sta­zio­ni assi­sten­zia­li che a quel­le alla sicu­rez­za socia­le e la can­cel­la­zio­ne defi­ni­ti­va del­la Bos­si-Fini è poi di fon­da­men­ta­le importanza.

Infi­ne, impor­tan­te sareb­be la ricon­du­zio­ne del rea­to di capo­ra­la­to nel 416bis. L’associazione mafio­sa è evi­den­te nel momen­to in cui le moda­lità di reclu­ta­men­to e sfrut­ta­men­to dei lavo­ra­to­ri ne com­por­ta­no la subor­di­na­zio­ne attra­ver­so atti vio­len­ti, minac­ce, per­cos­se con­ti­nue, rei­te­ra­te e non con­tra­sta­te. La poli­ti­ca deve rispon­de­re pre­sto a que­sta sfi­da assu­men­do­si una respon­sa­bi­lità sto­ri­ca sen­za pre­ce­den­ti. Sarà ora la vol­ta buo­na? L’e­ven­tua­le fal­li­men­to del­l’oc­ca­sio­ne che in que­ste ore pare aprir­si può com­por­ta­re una gran­de rea­zio­ne civi­le del mon­do del lavo­ro; una mobi­li­ta­zio­ne che mani­fe­sti tut­ta l’in­di­gna­zio­ne di chi ogni gior­no è costret­to a tra­sci­na­re sui cam­pi agri­co­li le cate­ne di que­sta nuo­va for­ma di schia­vi­tù. Pro­po­ste insom­ma che un gover­no atten­to dovreb­be coglie­re, come dice di voler fare, e sul­le qua­li si potreb­be avvia­re una rifles­sio­ne qua­li­fi­ca­ta e ampia. Per­ché si libe­ri que­sto pae­se dal gio­go del­la schia­vi­tù, del­lo sfrut­ta­men­to e del­le mafie, e sia resa giu­sti­zia a quei lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci mor­te nei cam­pi agri­co­li per aver obbe­di­to al loro capo­ra­le o padro­ne. Per loro dovrem­mo agi­re quan­to pri­ma, andan­do ben oltre i pro­cla­mi e gli annunci.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.