Ci vuole coraggio per immaginare la pace

Vener­dì 9 otto­bre l’Ac­ca­de­mia Nobel ha annun­cia­to il con­fe­ri­men­to del Nobel per la Pace 2015 al “Quar­tet­to per il Dia­lo­go Nazio­na­le in Tuni­sia” per il con­tri­bu­to deci­si­vo alla crea­zio­ne di una demo­cra­zia plu­ra­li­sta dopo la Rivo­lu­zio­ne del 2011. Un rico­no­sci­men­to mol­to impor­tan­te al lavo­ro di orga­niz­za­zio­ni con pro­fi­li e prin­ci­pi dif­fe­ren­ti per la riu­sci­ta del­la tran­si­zio­ne demo­cra­ti­ca in Tuni­sia, cul­mi­na­ta con le ulti­me ele­zio­ni demo­cra­ti­che, dopo un pro­ces­so di dia­lo­go poli­ti­co inclu­si­vo.

L’e­le­men­to prin­ci­pa­le di que­sto rico­no­sci­men­to, ripe­tu­to più vol­te nel­la moti­va­zio­ne del pre­mio, è il lavo­ro di media­zio­ne e dia­lo­go tra cit­ta­di­ni, isti­tu­zio­ni e par­ti­ti, soste­nu­to dal­le 4 orga­niz­za­zio­ni, per il supe­ra­men­to del­le divi­sio­ni ed il rag­giun­gi­men­to di deci­sio­ni a lar­go con­sen­so. E’ un rico­no­sci­men­to fan­ta­sti­co alla visio­ne e alla volon­tà dei tuni­si­ni e alle loro ambi­zio­ni di pace e demo­cra­zia. Ed è estre­ma­men­te impor­tan­te per il momen­to che sta attra­ver­san­do il medio Orien­te ed i pae­si che esco­no dal­la Pri­ma­ve­ra Ara­ba per una serie di moti­vi. Evi­den­te, come sot­to­li­nea­to anche nel­le moti­va­zio­ni, la capa­ci­tà di dia­lo­go tra rap­pre­sen­tan­ti di movi­men­ti reli­gio­si e lai­ci seco­la­ri, nel­l’in­te­res­se comu­ne del pae­se, che ha per­mes­so di limi­ta­re l’in­fluen­za del­le ten­den­ze radi­ca­li. Meno evi­den­te ma altret­tan­to impor­tan­te il rico­no­sci­men­to di una ini­zia­ti­va loca­le riguar­do al pro­ces­so di rivo­lu­zio­ne e rifor­ma demo­cra­ti­ca. Non un pro­ces­so orien­ta­to o soste­nu­to, con influen­ze o media­to­ri ester­ne, ma frut­to del­la volon­tà loca­le di tro­va­re un com­pro­mes­so per la pace e la demo­cra­zia, un gran­de esem­pio di “owner­ship” e costru­zio­ne par­te­ci­pa­ti­va, attra­ver­so il dia­lo­go, per una tra­sfor­ma­zio­ne rea­le del­la socie­tà. E’ un pre­mio al valo­re del­le ini­zia­ti­ve “dal bas­so” del­la socie­tà civi­le.

Que­sto pre­mio Nobel natu­ral­men­te nul­la toglie al gran­de lavo­ro fat­to e alla gran­de lezio­ne di uma­ni­tà di Giu­sy Nico­li­ni e di tut­te le per­so­ne ed orga­niz­za­zio­ni che sosten­go­no l’ac­co­glien­za dei migran­ti. Il comi­ta­to ci invi­ta piut­to­sto a guar­da­re al di là del­la cri­si dei rifu­gia­ti, alle sue cau­se ed ai pae­si in con­flit­to, per una ricer­ca del­la pace sul medio e lun­go perio­do sem­pre attra­ver­so il dia­lo­go. Ci invi­ta quin­di a soste­ne­re le ini­zia­ti­ve di media­zio­ne in Libia e Repub­bli­ca Cen­tra­fri­ca­na, soste­nen­do il dia­lo­go inclu­si­vo. In que­sti gior­ni di vio­len­za ci spin­ge a rilan­cia­re il dia­lo­go tra le Israe­lia­ni e Pale­sti­ne­si, e tra la Tur­chia e la mino­ran­za Cur­da, facen­do atten­zio­ne soprat­tut­to alle socie­tà civi­le che alla pace cre­de. Ci aiu­ta for­se ad imma­gi­na­re una via d’u­sci­ta al con­flit­to siria­no, che non sia attra­ver­so altre bom­be ed altra sofferenza.

Que­sto pre­mio Nobel 2015 insom­ma è un’e­sor­ta­zio­ne ad inve­sti­re sul­la Pace, attra­ver­so il dia­lo­go ed il com­pro­mes­so, nel nome del bene comu­ne dei popo­li. Un po’ come un altro can­di­da­to ita­lia­no al Nobel, Ron­di­ne Cit­ta­del­la del­la Pace, sta facen­do da anni facen­do con­ver­ge­re e dia­lo­ga­re gio­va­ni da pae­si in con­flit­to per­chè al loro ritor­no pos­sa­no esse­re atto­ri di media­zio­ne e dia­lo­go. Que­sta è for­se la lezio­ne più impor­tan­te che biso­gna trar­re dal rico­no­sci­men­to 2015 al Quar­tet­to Tuni­si­no: ci vuo­le corag­gio per imma­gi­na­re la Pace ma che rima­ne sem­pre Possibile.

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