Quando i voti non (si) contano

Mentre il voto dei tredici milioni che hanno votato “Sì” a questo referendum non conterà nulla, quello di dieci milioni di elettori, espresso nel 2013 a favore della coalizione di centrosinistra, ha determinato l’attribuzione del premio di maggioranza. Basti pensare che il celebre 40% dei voti ottenuto alle elezioni europee dal Pd corrisponde a undici milioni di voti.

Quin­di­ci milio­ni di per­so­ne (pari a poco più del 32% del cor­po elet­to­ra­le) sono anda­te a vota­re e l’85% di que­ste si è espres­so per abro­ga­re una nor­ma che – con­tro le rego­le del­la con­cor­ren­za – pre­ve­de tri­vel­la­zio­ni sen­za limi­ti (di tem­po) nell’ambito del­le con­ces­sio­ni entro le dodi­ci miglia.

La volon­tà di que­sti elet­to­ri, però, non avrà nes­sun peso, nes­sun segui­to, per­ché nel­la Costi­tu­zio­ne è sta­to pre­vi­sto che il refe­ren­dum pro­du­ca l’abrogazione sol­tan­to se ha par­te­ci­pa­to alla vota­zio­ne la mag­gio­ran­za degli aven­ti dirit­to, e se è sta­ta rag­giun­ta la mag­gio­ran­za dei voti vali­da­men­te espres­si. Si trat­ta di una dispo­si­zio­ne che, assen­te nel pro­get­to Mor­ta­ti, fu poi intro­dot­ta per evi­ta­re – pre­ci­sò il costi­tuen­te Pao­lo Ros­si – che «una leg­ge, even­tual­men­te appro­va­ta con lar­ghis­si­ma mag­gio­ran­za dai due rami del Par­la­men­to, fos­se abro­ga­ta col 17 o 16 o 15 per cen­to degli elet­to­ri iscrit­ti». Quan­do fu intro­dot­ta nes­su­no pen­sa­va che i con­tra­ri all’abrogazione l’avrebbero stru­men­ta­liz­za­ta, som­man­do i pro­pri voti a quel­li di chi si astie­ne per i moti­vi più diver­si. Non eser­ci­ta­re il pro­prio voto, con­qui­sta­to con tan­ta fati­ca (e per le don­ne così tar­di), defi­ni­to dal­la Costi­tu­zio­ne come «dove­re civi­co» era pra­ti­ca­men­te impen­sa­bi­le (ricor­dia­mo che vota­va nel­le pri­me ele­zio­ni il 90% degli aven­ti diritto).

Fu infat­ti scan­da­lo­sa la pro­po­sta avan­za­ta da Pan­nel­la, ormai nel 1985, di invi­to all’astensione nel refe­ren­dum sul­la sca­la mobi­le. E anzi la Cas­sa­zio­ne pre­ci­sò come la san­zio­ne con­tro il pub­bli­co uffi­cia­le che, nell’esercizio del­le pro­prie fun­zio­ni, fa pro­pa­gan­da per l’astensione val­ga anche per il refe­ren­dum (del resto è la stes­sa leg­ge sul refe­ren­dum a stabilirlo).

Suc­ces­si­va­men­te, inve­ce, quell’invito è diven­ta­to la rego­la, dive­nen­do cele­bre nel 1991, quan­do il segre­ta­rio del Psi che spin­ge­va gli elet­to­ri ad «anda­re al mare» fu cla­mo­ro­sa­men­te smen­ti­to da qua­si tren­ta milio­ni di cittadini.

Inve­ce, nel 1990, nel 1997, nel 1999, nel 2000, nel 2003, nel 2005, nel 2009 e – appun­to – nel 2016 l’invito è anda­to a segno e non è sta­to rag­giun­to il quo­rum di par­te­ci­pa­zio­ne, non per­ché il refe­ren­dum non inte­res­sas­se, ma per­ché colo­ro ai qua­li inte­res­sa­va man­te­ne­re la leg­ge han­no deci­so di segui­re la stra­da più faci­le: quel­la di unir­si a colo­ro che si aste­ne­va­no per i più diver­si moti­vi, evi­tan­do il con­fron­to ad armi pari nel­le urne. Così abbia­mo visto vota­re fino a un mini­mo del 23,49% nel 2009 e del 25,6% nel 2005, men­tre, tra i par­te­ci­pan­ti, i “Sì”, cioè i favo­re­vo­li all’abrogazione, risul­ta­va­no sem­pre nume­ro­sis­si­mi: ad esem­pio, nel 2005 e nel 2009, tra l’87% e l’88%, pari a die­ci milio­ni di voti; nel 1999, il 91,5%, pari a 21 milio­ni di voti.

Sono sta­ti così igno­ra­ti milio­ni e milio­ni di elet­to­ri, mol­ti più di quel­li con il soste­gno dei qua­li si attri­bui­sco­no pre­mi di mag­gio­ran­za, si for­ma­no gover­ni o si pre­ten­de di con­si­de­rar­li con­fer­ma­ti con ele­zio­ni “di medio ter­mi­ne”. Basti pen­sa­re che men­tre il voto dei tre­di­ci milio­ni che han­no vota­to “Sì” a que­sto refe­ren­dum non con­te­rà nul­la, quel­lo di die­ci milio­ni di elet­to­ri, espres­so nel 2013 a favo­re del­la coa­li­zio­ne di cen­tro­si­ni­stra, ha deter­mi­na­to l’attribuzione del pre­mio di mag­gio­ran­za (inco­sti­tu­zio­na­le); basti pen­sa­re che que­sto gover­no si reg­ge su una mag­gio­ran­za com­po­sta da par­ti­ti che (anche volen­do con­si­de­ra­re a Ncd, assai gene­ro­sa­men­te, la metà dei con­sen­si otte­nu­ti dal PdL) val­go­no cer­ta­men­te meno di sedi­ci milio­ni di voti; basti pen­sa­re che il cele­bre 40% dei voti otte­nu­to alle ele­zio­ni euro­pee dal Pd cor­ri­spon­de a undi­ci milio­ni di voti.

Ecco, ci si chie­de se, così stan­do le cose, sia ragio­ne­vo­le igno­ra­re il voto dei cit­ta­di­ni che si pro­nun­cia­no mol­to chia­ra­men­te su una que­stio­ne spe­ci­fi­ca, pren­den­do par­te atti­va a un dibat­ti­to pub­bli­co dal qua­le alcu­ni loro rap­pre­sen­tan­ti (ter­mi­ne tal­vol­ta dav­ve­ro poco appro­pria­to) nel­le isti­tu­zio­ni vor­reb­be­ro tener­li fuori.

In pas­sa­to sono sta­ti pro­po­sti diver­si rime­di: dal “quo­rum zero”, ai due quin­ti (ini­zial­men­te pre­vi­sto alla Costi­tuen­te) alla mag­gio­ran­za di colo­ro che han­no vota­to nel­le ulti­me ele­zio­ni del­la Came­ra dei depu­ta­ti (pre­su­men­do que­sti come gli elet­to­ri atti­vi). Quest’ultima solu­zio­ne, già pre­vi­sta dal­lo Sta­tu­to del­la Regio­ne Tosca­na, è sta­ta solo par­zial­men­te accol­ta dal­la pro­po­sta di revi­sio­ne costi­tu­zio­na­le recen­te­men­te appro­va­ta dal Par­la­men­to, in atte­sa di refe­ren­dum popo­la­re. Infat­ti essa rima­ne subor­di­na­ta al fat­to che a pro­por­re il refe­ren­dum sia­no sta­ti alme­no otto­cen­to­mi­la elet­to­ri e quin­di non avreb­be potu­to tro­va­re appli­ca­zio­ne nel caso di spe­cie, per­ché la pro­po­sta pro­ve­ni­va dal­le Regioni.

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