Cultura, diritti, solidarietà: sabato 7 maggio a Roma

È di nuovo il momento di inventarsi le forme e le pratiche per innescare un processo ricostituente, con la pretesa di trasformare città, vite, istituzioni a partire da un atteggiamento pragmatico di invenzione sociale, economica e istituzionale.

In occa­sio­ne del­la mani­fe­sta­zio­ne di saba­to 7 mag­gio a Roma, Emer­gen­za Cul­tu­ra in dife­sa del­l’Ar­ti­co­lo 9 del­la Costi­tu­zio­ne, pub­bli­chia­mo l’ap­pel­lo di Giu­sep­pe Alle­gri, ricer­ca­to­re e for­ma­to­re free­lan­ce, docen­te dell’Uni­ver­si­tà Sapien­za di Roma.

Era di oltre die­ci anni fa, inver­no 2004, la lot­ta fran­ce­se alla “guer­ra con­tro le intel­li­gen­ze e la cul­tu­ra”, che ebbe una vasta eco in tut­ta Euro­pa e attra­ver­sò anche i pre­ca­ri movi­men­ti del­l’On­da stu­den­te­sca e del­le uni­ver­si­tà, le mobi­li­ta­zio­ne di precari‑e del­le gran­di cate­ne di distri­bu­zio­ne, come dei ser­vi­zi alle per­so­ne (call cen­ter e non solo), per arri­va­re alle inter­mit­ten­ti del­lo spet­ta­co­lo e del lavo­ro cul­tu­ra­le che nei pri­mi anni Die­ci si ripre­se­ro tea­tri, spa­zi pub­bli­ci, sale cine­ma­to­gra­fi­che in dismis­sio­ne. Era la sta­gio­ne del­le mobi­li­ta­zio­ni euro­pee per affer­ma­re una nuo­va idea di socie­tà e di atti­vi­tà ope­ro­se, che per­met­tes­se di sfug­gi­re ai ricat­ti del lavo­ro pove­ro, a par­ti­re dal­la valo­riz­za­zio­ne di cono­scen­ze e sape­ri mes­si in condivisione.

Per un nuovo Welfare

Per­ché nel lun­go ven­ten­nio che vor­rem­mo lasciar­ci alle spal­le il nostro Pae­se ha cono­sciu­to un’e­spo­nen­zia­le fram­men­ta­zio­ne con­trat­tua­le del lavo­ro, in assen­za di qual­sia­si digni­to­sa pos­si­bi­li­tà di scel­ta. E para­dig­ma­ti­co è il peso sop­por­ta­to dal­le don­ne nel mer­ca­to del lavo­ro, aggra­va­to dal­la tra­di­zio­na­le impo­sta­zio­ne “fami­li­sta” e “pater­na­li­sta” del nostro siste­ma di Wel­fa­re che anco­ra non cono­sce garan­zie uni­ver­sa­li, a par­ti­re da una qual­che for­ma di red­di­to di base. Nel­lo stes­so ven­ten­nio è sta­ta sca­te­na­ta una scien­ti­fi­ca e bipar­ti­san guer­ra alle intel­li­gen­ze indi­pen­den­ti, let­te­ral­men­te disprez­zan­do il lavo­ro del­la cono­scen­za, pro­prio men­tre capi­ta­le e socie­tà del­lo spet­ta­co­lo met­te­va­no al lavo­ro le qua­li­tà rela­zio­na­li, cogni­ti­ve, comu­ni­ca­ti­ve del­le per­so­ne sem­pre più spes­so costret­te al lavo­ro gra­tui­to, sen­za alcu­na garan­zia: in un ospe­da­le, come nel­la reda­zio­ne di un giornale.

Contro il corporativismo

Dinan­zi a que­sto sce­na­rio di vero e pro­prio sac­cheg­gio del lavo­ro cul­tu­ra­le e di rela­zio­ne appa­re del tut­to inu­ti­le, quan­do non stra­te­gi­ca­men­te peri­co­lo­so, rin­ser­ra­re le fila del cor­po­ra­ti­vi­smo: che sia quel­lo auto­re­fe­ren­zia­le e bizan­ti­no del­l’Ac­ca­de­mia, quel­lo pro­fes­sio­na­le del­l’im­ma­gi­na­rio impren­di­to­re di se stes­so, o quel­lo del pic­co­lo orti­cel­lo sin­da­ca­le, sem­pre più impo­ve­ri­to e insi­cu­ro. E non basta riven­di­ca­re mag­gio­ri inve­sti­men­ti pub­bli­ci, se que­sti saran­no ammi­ni­stra­ti dal­le soli­te oli­gar­chie, baro­nìe e con­gre­ghe che han­no con­tri­bui­to all’at­tua­le situa­zio­ne. Come non basta difen­de­re il carat­te­re pub­bli­co del­l’i­stru­zio­ne, ma occor­re affer­ma­re l’ur­gen­za di una scuo­la pub­bli­ca di qua­li­tà, come han­no sem­pre fat­to i movi­men­ti mon­tes­so­ria­ni.

Sorellanza di sperimentazioni, dimenticate

Per que­sto var­reb­be la pena tor­na­re con la men­te a cen­to anni fa, quan­do una sorel­lan­za di vedu­te tra le intui­zio­ni di Maria Mon­tes­so­ri e il soste­gno di Vir­gi­nia Mie­li, moglie di Erne­sto Nathan, allo­ra Sin­da­co di Roma (1907–1913), gene­rò quel gran­de spa­zio di spe­ri­men­ta­zio­ne inno­va­ti­va del­l’i­stru­zio­ne pub­bli­ca per i bim­bi, par­ten­do dal quar­tie­re popo­la­re di San Loren­zo, per poi dif­fon­der­si in tut­to il mon­do. E oggi qua­si tor­nan­do a dimen­ti­ca­re tut­to que­sto, qui a Roma, in Ita­lia, quan­do mise­re clas­si diri­gen­ti di ogni colo­re e tipo pre­ten­do­no di can­di­dar­si al gover­no sen­za nean­che ricor­da­re e valo­riz­za­re que­sta irri­du­ci­bi­le tra­di­zio­ne di sape­ri vivi. Mam­ma Roma addio.

Dentro l’economia sociale e collaborativa

Den­tro le gran­di tra­sfor­ma­zio­ni del­l’e­co­no­mia col­la­bo­ra­ti­va è inve­ce il momen­to di crea­re spa­zi in cui spe­ri­men­ta­re incon­tri pro­dut­ti­vi tra nuo­ve impre­se socia­li, indi­pen­den­ti lavo­ra­to­ri auto­no­mi di secon­da e ter­za gene­ra­zio­ne e tut­te le diver­se for­me di lavo­ri del­la cono­scen­za, che ora­mai riguar­da­no ampi seg­men­ti di tut­to il mon­do del lavo­ro un tem­po rite­nu­to tra­di­zio­na­le, dove l’in­no­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca impo­ne la for­ma­zio­ne, con­di­vi­sio­ne e dif­fu­sio­ne di vec­chi e nuo­vi sape­ri. Si trat­ta di inve­sti­re risor­se pub­bli­che e pri­va­te per con­di­vi­de­re una nuo­va cas­set­ta degli attrez­zi con­cet­tua­li e prag­ma­ti­ci per ribal­ta­re la subor­di­na­zio­ne, tan­to al coman­do del lavo­ro, ora­mai qua­si gra­tui­to – a pre­sta­zio­ne mai retri­bui­ta – quan­to alle reto­ri­che tec­no­cra­ti­che e fal­sa­men­te meri­to­cra­ti­che. Sarà un’al­lean­za neces­sa­ria­men­te affol­la­ta, inter­ge­ne­ra­zio­na­le, plu­ra­le e mol­te­pli­ce. Ci si rico­no­sce­rà nel­la comu­ne insod­di­sfa­zio­ne rispet­to agli imma­gi­na­ri esi­sten­ti: quel­li del­l’im­po­ve­ri­men­to cul­tu­ra­le gene­ra­liz­za­to, del­l’in­tol­le­ran­te qua­lun­qui­smo paro­la­io, quin­di di una malin­co­ni­ca poli­ti­ca sem­pre più auto­re­fe­ren­zia­le, den­tro i suoi cli­ché ideologici.

Come è capi­ta­to di soste­ne­re già in già in pas­sa­to è di nuo­vo il momen­to di inven­tar­si le for­me e le pra­ti­che per inne­sca­re un pro­ces­so rico­sti­tuen­te, con la pre­te­sa di tra­sfor­ma­re cit­tà, vite, isti­tu­zio­ni a par­ti­re da un atteg­gia­men­to prag­ma­ti­co di inven­zio­ne socia­le, eco­no­mi­ca e isti­tu­zio­na­le, per una nuo­va idea di cul­tu­ra e cit­ta­di­nan­za socia­le, che sap­pia garan­ti­re indi­pen­den­za indi­vi­dua­le e soli­da­rie­tà collettiva.

Pep­pe Allegri

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.