Quel tempo erano le prime settimane del febbraio 2016, finché il maxiemendamento al disegno di legge “Cirinnà” sulle unioni civili non spazzò via la stepchild adoption (adozione del figliastro) e l’obbligo di fedeltà.
Repubblica, 2 febbraio 2016:
E per l’occasione Monica Cirinnà dichiarava:
Questa quarta versione del ddl è già una sintesi moderata e altre mediazioni potrebbero favorire discriminazioni. Ho vissuto sulla mia pelle gli effetti di un dibattito avvelenato fin dall’inizio.
E sempre Monica Cirinnà, l’8 febbraio:
Corriere, 8 febbraio 2016:
Ed Ettore Rosato, capogruppo PD alla Camera, all’interno:
La linea del Pd è sempre la stessa e non contempla neanche l’ipotesi dello stralcio della stepchild adoption. Si lavora per una maggioranza parlamentare che approvi il testo. Le leggi entrano in Parlamento in un modo ed escono con delle modifiche. Ma la linea del Pd resta sempre la stessa. Le decisioni dei Cinque Stelle non hanno modificato niente, i Cinque Stelle sono inaffidabili e tali restano.
16 febbraio 2016, Daniele Viotti, europarlamentare PD:
La dico semplice, ma non mi vengono altre parole: i senatori Di Giorgi, Lepri e i cattodem hanno rotto il cazzo#buongiorno #cirinnamoreremo
— Daniele Viotti (@danieleviotti) February 16, 2016
Repubblica, 17 febbraio:
L’Espresso, 18 febbraio 2016:
La parola stralcio è una bestemmia.
Dichiarava il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luciano Pizzetti.
Sulle unioni civili mi aspetto da Renzi la stessa determinazione avuta su legge elettorale e jobs act. Basta aspettare. La stepchild è irrinunciabile.
Dichiarava Roberto Speranza.
Poi arrivò il maxiemendamento, i soliti accordi con la destra, e i diritti non furono più diritti.