Se sono ‘clamorose balle’ i commenti dei giornalisti circa i numeri delle attivazioni contrattuali di questo trimestre, lo erano anche quelle dello scorso anno. Questo in sintesi il commento che verrebbe da scrivere in merito alle dichiarazioni di Matteo Renzi pronunciate nell’ormai trito e ritrito #matteorisponde.
Dice Renzi:
Oggi nei dati trimestrali le assunzioni in più, ovvero il saldo positivo, è meno grande dello scorso anno. Non è che sta diminuendo l’occupazione: la crescita prosegue ma siccome gli incentivi sono stati ridotti continua a un ritmo meno forte. Diranno che rallenta l’occupazione, ma la crescita continua, anche se con incentivi più bassi va meno veloce.
Visto che la realtà fattuale dei numeri viene costantemente ribaltata, dimenticata, svilita, proviamo con i disegni.
Questo grafico è molto banale e pensiamo che possa essere così spiegato: il primo trimestre 2016 vede contrarsi i contratti a tempo indeterminato di 53mila unità: la variazione nel trimestre è negativa. O per meglio dire: il saldo è negativo. Oppure, ancora: il ritmo non è meno forte, è negativo. Occorre ripeterlo? Ha capito, presidente? Colpisce il fatto che il risultato sia addirittura peggiore di quanto registrato nel medesimo periodo del 2014 (annus horribilis per il lavoro), ove il governo non stava spendendo qualche miliardo di euro in sgravi contributivi.
Nel frattempo, le attivazioni nette di contratti a termine sono cresciute sino a 272mila unità, più del 2014 e del 2015. Ciò significa che i rapporti di lavoro a termine tornano ad essere maggiormente prevalenti nella distribuzione delle tipologie contrattuali.
Infine le trasformazioni, su cui tanto si è speculato lo scorso anno: rispetto al 2015, sono scese del 23% mentre rimangono stabili fra Febbraio e Marzo (Feb. ’16: 24432; Mar. ’16: 24432), intorno ai livelli pre-incentivi.
La morale della favola del Jobs Act dovrebbe essere: finito il bonus, i problemi del mercato del lavoro restano. Tutto si risolve in una bolla di sapone, che contiene giusto qualche miliardo di euro.
A proposito, Padoan sostiene che il trimestre è un periodo troppo breve per poter trarre delle conclusioni: ne siamo felici, poiché dicevamo la medesima cosa mesi or sono, nel pieno della sbornia da festeggiamento Jobs Act. Non sembra ci abbiano ascoltati. Peggio per noi.
Saprete per certo, invece, del boom dei voucher. Curiosamente — ma neanche tanto — gli incrementi maggiori dell’accesso a questa forma di pagamento del lavoro avvengono al Sud e Isole (+52% / +55%, 1° trim. 2015 vs. 1° trim. 2016) e soprattutto al Nord-Ovest (+48%): questa tendenza avrà qualcosa a che fare con il fenomeno del caporalato, del lavoro edile irregolare, dell’impiego delle badanti?
Il monte retributivo netto erogato tramite i voucher è passato dai 92 milioni di euro del primo trimestre 2014, ai 236 milioni di euro del corrispettivo periodo del 2016 (+155%). Un fenomeno che non può non essere oggetto di indagine approfondita da parte dell’INPS e del Ministero del Lavoro.
Quando avremo il dettaglio delle tipologie di impiego che ricadono sotto questa fattispecie? Capire il fenomeno è fattore imprescindibile per poi poter intervenire dal punto di vista legislativo. E’ una volontà politica, che per ora latita.