Torna di moda la prescrizione, ma sappiamo già come andrà a finire

In questi giorni il d.d.l. 2067 è in discussione presso la Commissione giustizia del Senato, dove gli emendamenti del relatore Casson hanno aperto il tradizionale scontro nella maggioranza.

Tor­na d’attualità la pre­scri­zio­ne, che pur indi­ca­ta più vol­te come uno dei pro­ble­mi del­la giu­sti­zia ita­lia­na (dal­lo stes­so ex magi­stra­to e poi Pre­si­den­te del Sena­to Gras­so come dal pro­cu­ra­to­re gene­ra­le del­la Cor­te d’appello di Tori­no Mad­da­le­na all’attuale Pre­si­den­te dell’ANM Davi­go, per cita­re sol­tan­to alcu­ni tra i più auto­re­vo­li magi­stra­ti inter­ve­nu­ti sul pun­to), fini­sce per non esse­re mai rifor­ma­ta.

Cosa succede in Commissione

In que­sti gior­ni il d.d.l. 2067 è in discus­sio­ne pres­so la Com­mis­sio­ne giu­sti­zia del Sena­to, dove gli emen­da­men­ti del rela­to­re Cas­son (che era­no sta­ti sot­to­scrit­ti anche da Cuc­ca, Pd) han­no aper­to il tra­di­zio­na­le scon­tro nel­la mag­gio­ran­za, con una par­te del Pd che, assie­me ai suoi sem­pre più stret­ti allea­ti del­le for­ze ex-PdL di gover­no (Ncd e Ala), cer­ca di appro­da­re all’ennesima rifor­ma inef­fi­ca­ce, in modo da poter dire di ave­re cam­bia­to, sen­za in real­tà ave­re fat­to gran­ché. Natu­ral­men­te sap­pia­mo già come fini­rà lo scon­tro, e cioè chi lo vin­ce­rà. Ma stia­mo al merito.

Le proposte di Casson

In par­ti­co­la­re, due emen­da­men­ti pre­sen­ta­ti dal sena­to­re Cas­son ci sem­bra­no mol­to uti­li e ragio­ne­vo­li: quel­lo che pre­ve­de il decor­so del­la pre­scri­zio­ne dal gior­no in cui la noti­zia di rea­to per­vie­ne al P.M. o dal­lo stes­so è acqui­si­ta e quel­lo per cui la pre­scri­zio­ne ces­sa comun­que di ope­ra­re dopo la sen­ten­za di pri­mo gra­do.

Si trat­ta di due sem­pli­ci ed effi­ca­ci rime­di, che – ripe­tia­mo – risul­ta­no ragio­ne­vo­li anche avu­to riguar­do agli altri ordinamenti.

Infat­ti, se la pre­scri­zio­ne ser­ve ad evi­ta­re che lo Sta­to si impe­gni nell’accertamento di fat­ti ormai risa­len­ti nel tem­po, rispet­to ai qua­li un giu­di­zio ha ormai per­so di inte­res­se, una vol­ta eser­ci­ta­ta l’azione pena­le l’interesse è ormai mani­fe­sta­to. Dopo una sen­ten­za di pri­mo gra­do, a mag­gior ragione.

I tempi dei processi

Si potreb­be dire che il rischio sareb­be di tene­re una per­so­na sot­to pro­ces­so trop­po a lun­go. Pre­oc­cu­pa­zio­ne legit­ti­ma, per quan­to in par­te già atte­nua­ta dal fat­to che la ces­sa­zio­ne del­la pre­scri­zio­ne avver­reb­be in ogni caso dopo il pri­mo gra­do di giu­di­zio. Tut­ta­via, deve con­si­de­rar­si che Davi­go (Una pre­scri­zio­ne vi sal­ve­rà, Micro­me­ga 7/2014) evi­den­ziò come una del­le cau­se dell’irragionevole dura­ta dei pro­ces­si sia sta­ta pro­prio la pre­scri­zio­ne, essen­do inte­res­se – soprat­tut­to di chi è col­pe­vo­le – di pro­cra­sti­na­re i tem­pi del pro­ces­so pro­prio per far scat­ta­re la pre­scri­zio­ne. Nor­me sul­la pre­scri­zio­ne che la inter­rom­po­no al momen­to del rin­vio a giu­di­zio o – come nel­la pro­po­sta Cas­son – alme­no dopo la deci­sio­ne di pri­mo gra­do con­tri­bui­reb­be­ro quin­di anche alla ragio­ne­vo­le dura­ta dei processi.

In ogni caso, volen­do dare ascol­to a que­ste pre­oc­cu­pa­zio­ni si potreb­be uni­re alle nor­me che esclu­do­no la pre­scri­zio­ne dopo la sen­ten­za di pri­mo gra­do scon­ti di pena pro­por­zio­na­li alla accer­ta­ta irra­gio­ne­vo­le dura­ta del pro­ces­so per fat­ti non impu­ta­bi­li all’im­pu­ta­to, in caso di con­dan­na, o un inden­niz­zo, in caso di assoluzione.

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