Incriminato per incitamento alla protesta, diffusione di false notizie, minaccia alla stabilità e all’unità nazionale, Malek Adly, l’avvocato egiziano e attivista per i diritti umani che tra i primi sollevò il caso della scomparsa di Giulio Regeni, è stato arrestato all’inizio del maggio scorso e da tre settimane si trova in isolamento. Le sue condizioni si fanno più critiche di giorno in giorno, e da più parti è stata denunciata la natura persecutoria dell’arresto e della detenzione.
Possibile solleva il caso in Parlamento, con un’interpellanza a prima firma Andrea Maestri, cui seguono le firme dei nostri altri rappresentanti.
Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Per sapere, premesso che:
Malek Adly, avvocato egiziano attivista per i diritti umani e impegnato anche sul caso di Giulio Regeni, è stato arrestato il 6 maggio ed è tuttora in stato di detenzione. Le accuse a suo carico sono: incitamento alla protesta, diffusione di false notizie, minaccia alla pace e all’unità nazionale, colpo di Stato. Il suo mandato d’arresto è scattato all’indomani della protesta del 25 aprile convocata contro l’incostituzionale cessione delle due isole egiziane, Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita, che ha portato all’arresto di 270 tra attivisti antiregime, giornalisti e avvocati dei diritti umani;
nel lungo articolo che gli dedica, il New York Times descrive il suo arresto come segno evidente della “determinazione del regime nel reprimere le critiche”. E questa è la verità, dato che Malek Adly si batteva per il rispetto dei diritti umani, per conoscere la verità e, come raccontato alla rivista Left, continuava da anni a monitorare casi di desaparecidos tra attivisti e oppositori del generale Al Sisi, dichiarando: “siamo l’Argentina, il Cile del Medio Oriente, questo è uno Stato criminale”;
l’avvocato è stato il primo a denunciare la scomparsa del ricercatore italiano Giulio Regeni che ha dichiarato di aver conosciuto alla fine del 2015. In seguito al ritrovamento del corpo del giovane, ha pubblicato una sua dichiarazione significativa dove come cittadino egiziano ha chiesto scusa alla famiglia di Regeni e a tutte le vittime del regime, offrendosi anche come legale per ogni azione legale necessaria a raggiungere la verità sul suo assassinio;
l’Associazione per il rispetto dei diritti umani COSPE onlus, ha lanciato una petizione indirizzata al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni perché intervenga subito per la scarcerazione immediata del giovane che, per la sua attività in difesa di casi legati alle libertà e ai diritti civili di tanti cittadini e per essersi esposto pubblicamente sulla vicenda di Giulio Regeni, è diventato un bersaglio per le politiche repressive del Governo egiziano;
le condizioni dell’attivista ingiustamente detenuto sono estremamente critiche, tanto da mettere a rischio la sua stessa incolumità, come da lui stesso dichiarato durante l’ultima udienza del suo processo. Sua moglie Asmaa ha denunciato le condizioni a cui è sottoposto in carcere “Malek è in isolamento. è stato picchiato, gli è vietato di vedere avvocati e parenti. Non ha acqua pulita, ha problemi respiratori, non muove le gambe, la salute deteriora rapidamente, la sua vita è in pericolo”;
Se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga urgente attivarsi tempestivamente, attraverso tutti i canali possibili e con il sostegno internazionale, affinché venga scarcerato e possa riabbracciare la propria famiglia;
se il Governo, alla luce delle omissioni e della scarsa collaborazione nella vicenda Regeni e dei continui e reiterati casi di violazione dei diritti umani da parte del Governo egiziano e in virtù delle costanti e consolidate relazioni diplomatiche e commerciali, non ritenga opportuno chiedere all’Egitto, come condizione vincolante per ogni tipo di rapporto futuro, il rispetto dei diritti umani come stabilito dagli accordi internazionali.