Oggi è la giornata mondiale per il diritto all’aborto sicuro.
Ogni anno 50.000 donne nel mondo muoiono a causa di un aborto non legale e le pratiche di aborti clandestini sono la principale causa di morte delle donne in età fertile nel mondo.
In Italia ci troviamo ad affrontare dibattiti e situazioni che credevamo sepolti nel passato.
Cresce il numero degli ospedali che non garantiscono la corretta applicazione della legge 194/78 a causa dell’incremento di medici obiettori, ed è sempre più diffuso un clima di caccia alle streghe quando si parla di interruzione di gravidanza, preferendo di gran lunga parlare di “Fertility day”.
Nei mesi scorsi abbiamo rivolto un’interrogazione alla Ministra Lorenzin per chiarire i numeri sugli aborti clandestini perché, stando ai numeri del Ministero, diminuiscono gli aborti, diminuiscono le nascite e diminuisce l’uso alla contraccezione. Qualcosa non torna.
È plausibile pensare che in realtà stia pericolosamente crescendo il numero degli aborti clandestini e che questi colpiscano soprattutto (e come sempre) le fasce più deboli della popolazione, quelle più in difficoltà, più impaurite, più povere. Aspettiamo e sollecitiamo una risposta, che tarda ad arrivare.
Come non arriva un’altra risposta a un’altra interrogazione che abbiamo presentato: quale sia il costo dell’obiezione di coscienza. Eh sì, perché se pensiamo che l’obiezione sia una questione solo personale, sbagliamo. L’obiezione ha dei costi che gravano sul SSN. Infatti gli ospedali, per garantire il servizio, devono ricorrere ai cosiddetti “gettonisti”, medici a contratto che vengono chiamati all’occorrenza per praticare l’intervento al posto del collega obiettore e pagati di conseguenza.
Vorremmo quindi sapere a quanto ammontano tali costi, che paghiamo tutti.
In attesa delle risposte della Ministra, Possibile ha presentato due proposte di legge: una che prevede che in ogni struttura ospedaliera sia prevista la presenza di almeno il 50% di medici non obiettori e una seconda proposta che esclude l’obiezione di coscienza del farmacista nel somministrare farmaci abortivi.
Ma tutto ciò non basta. Viviamo in una Paese dove una Ministra si inventa un “Fertility day” ma non riesce a pronunciare il termine “educazione sessuale”, dove i consultori vengono smantellati, dove L’Agenzia italiana del farmaco porta in fascia C, quindi a pagamento, le poche pillole anticoncezionali rimaste in fascia A, che, oltre a essere necessarie per il trattamento di alcune patologie, in questi anni hanno permesso a migliaia di adolescenti di evitare gravidanze indesiderate, senza necessariamente passare dal portafoglio di genitori, non sempre propensi ad affrontare il discorso.
Proprio a tal fine, per investire sull’educazione sessuale, per avere i dati sullo stato dei consultori e sui servizi offerti, per avere maggior chiarezza sui motivi di riclassificazione delle pillole anticoncezionali, abbiamo presentato in occasione della Giornata del diritto all’aborto sicuro un atto ispettivo, auspicando che, considerata l’ormai nota sensibilità della Ministra Lorenzin alla fertilità, finalmente ci degni di una risposta.