Questa mattina, a Roma, la Polizia è arrivata in via Cupa (sede del centro Baobab e ora luogo di soggiorno di numerosi transitanti assistiti da numerosi volontari che suppliscono alle mancanze della politica) e ha requisito le tende e il cibo presente, di fatto sgombrando l’accampamento. Diversi interrogativi si pongono rispetto al destino delle persone che in via Cupa avevano trovato un rifugio. Riportiamo di seguito la nota di Stefania Silva, del comitato di Possibile “Wangari Maathai”, cogliendo l’occasione per dare rilievo a un’altra notizia che, sempre questa mattina, ci ha fatto scorrere un brivido lungo la schiena: due bambini — di nazionalità straniera, ovviamente — segregati in una scuola di Cagliari.
Se l’uguaglianza è il nostro motore, stare dalla parte degli ultimi è il nostro dovere.
Alla fine l’hanno fatto. Il Baobab di Via Cupa è stato sgomberato. Tolte le tende, sequestrati cibo e vestiario, ospiti smistati un po’ qui e un po’ lì. Qualcuno aveva già avviato le pratiche per la richiesta di asilo. Altri invece non sono nemmeno riusciti a presentarla, la richiesta. Una roba da “chiuso per smaltimento lavoro pregresso” (sul caso, Possibile è intervenuto con una interrogazione, n.d.r.). Ora, da una parte la speranza è che chi troverà alloggio nei centri di accoglienza non dovrà più patire freddo o dormire sotto la pioggia. Cosa succederà invece a chi è rimasto fuori dal percorso legale e a quanti arriveranno prossimamente a Roma — perché altri arriveranno, questo è certo — non è chiaro per niente. Attendiamo di saperne di più. Certo è che considerare la vita delle persone come problema di ordine pubblico non ci vedrà mai d’accordo.
Stefania Silva
Comitato Possibile “Wangari Maathai” di Roma