Si torna ancora una volta a parlare di “teoria del gender”, in questo caso grazie a Papa Francesco, che vi ha fatto riferimento durante un incontro con il clero a Tbilisi, in Georgia. Il pontefice ha tuonato contro il “grande nemico del matrimonio” che combatte “una guerra per distruggerlo, non con le armi ma con le idee”, invitando perciò i fedeli a “difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”.
E anche stamattina, intervistato da La Stampa, il pontefice ha ribadito quando affermato precedentemente in merito alle “colonizzazioni ideologiche”.
Niente di nuovo, per carità. Si tratta, in fondo, solo del più recente capitolo di questa crociata contro la cosiddetta “teoria del gender”. E se per qualcuno il fatto che questa ennesima tirata arrivi da Bergoglio è una sorpresa, personalmente la cosa non mi stupisce affatto: è da molti considerato un papa “diverso”, per qualcuno addirittura “di sinistra”, ma uno sguardo oggettivo difficilmente lo potrebbe definire lontano dalle posizioni dei suoi predecessori nei secoli dei secoli per quanto riguarda le questioni femminili e che hanno a che fare con la libertà delle donne. E anche riguardo all’omosessualità, la sue parole di apparente tolleranza per questa “condizione” rivelano la natura retrograda delle sue convinzioni in merito, specie quando si lancia a parlare di “squilibri ormonali” che “danno tanti problemi”.
Perché occuparsene, allora?
Perché in quelle poche parole Jorge Bergoglio è riuscito a riassumere tutti gli aspetti più incredibili e inquietanti di questa grande battaglia reazionaria contro la cosiddetta “ideologia gender”.
L’“ideologia gender” è il contenitore dentro a cui il Vaticano racchiude ogni vera o presunta rivendicazione dei movimenti femministi e lesbici, gay, bisessuali, trans e intersex (LGBTI), come il contrasto al bullismo nelle scuole, i corsi di educazione affettiva, la promozione della parità di genere e la lotta contro le discriminazioni.
E in risposta a questa pericolosa ideologia sotto il marchio “anti-gender” si sono riunite in Italia le frange più estreme del cattolicesimo, l’estrema destra e le gerarchie vaticane e della CEI. Un vero e proprio esercito che si batte nelle piazze e sul web, nelle parrocchie e nelle scuole, contro un nemico rappresentato dall’Unione Europea, l’ONU, le industrie del porno e della tratta degli esseri umani, cioè i “poteri forti” che da anni starebbero lavorando per instaurare un “nuovo ordine mondiale” governato da un’ideologia pericolosamente neo-marxista, femminista e “omosessualista” con l’obiettivo di scardinare la famiglia “naturale”.
La crociata anti-gender ha un pericoloso precedente, o se non altro una preoccupante similitudine, nella storia di almeno una parte dei gruppi che si riuniscono sotto quel cappello e che già si sono cimentati con un’altra grande teoria del complotto: i “Protocolli dei Savi di Sion”.
Si tratta di falsi documentali fabbricati all’inizio del ‘900, con l’intento di diffondere il disprezzo contro gli ebrei. Pubblicati per la prima volta nella Russia imperiale in forma di documento segreto attribuito a una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obbiettivo sarebbe impadronirsi del mondo, negli anni la loro fortuna e notorietà sono cresciute a dismisura negli ambienti antisemiti e antisionisti, e sono ancora oggi il testo base di tutta la propaganda riguardante la “cospirazione ebraica”, il complotto immaginario volto a ottenere il dominio del mondo attraverso il controllo dei media e della finanza e la sostituzione dell’ordine sociale tradizionale con un nuovo sistema basato sulla manipolazione delle masse. Molto si è scritto sui protocolli, dai più considerati la madre di tutte le teorie complottiste moderne. Non ultimo Umberto Eco, che vi ha anche dedicato il romanzo “Il Cimitero di Praga”, che consiglio a tutti di leggere.
Quella dei Protocolli dei Savi di Sion è quindi la storia di una propaganda reazionaria, preoccupata perché vede vacillare la presa sulla popolazione del proprio sistema di valori, che si inventa un complotto internazionale volto a colonizzare le menti per imporre il dominio di un’ideologia inumana.
E’ in buona sostanza, e senza bisogno di grandi forzature, ciò che sostengono i crociati anti-gender.
Ieri erano i massoni e gli ebrei, oggi sono le femministe e la lobby gay.
I protocolli sarebbero stati gli atti degli incontri segreti tenutisi durante il congresso sionista del 1902–1903, la teoria del gender sarebbe invece un insieme di documenti diffusi durante i lavori preparatori della conferenza mondiale dell’ONU del 1995.
Il dominio, in entrambi i casi, avviene tramite la colonizzazione delle idee, prima tramite la diffusione delle ideologie comuniste presso le masse povere, ora tramite la diffusione delle ideologie gender presso i più deboli e indifesi: i nostri bambini!
Questa volta, infatti, il Grande Complotto non vuole mangiare i nostri figli, ma corromperne le menti!
Ma la similitudine più grande sta nella totale impermeabilità alla realtà che la propaganda anti-gender ha saputo dimostrare fin’ora. Esattamente come sin da subito venne svelato il falso dei Protocolli dei Savi di Sion, così dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia occhi per leggere che l’ideologia del gender, semplicemente, non esiste.
La “teoria del gender” (o “ideologia del gender”) è un insieme di invenzioni e costruzioni che pretendono di unire sotto un unico ombrello, spesso travisandoli, studi, ricerche e rivendicazioni di diritti da parte della comunità LGBTI.
I cosiddetti “gender studies” (studi di genere) hanno in realtà a che fare con lo studio di come nel tempo, nella storia e nella cultura siano state costruite le identità femminili e maschili. Mostrano come le norme che reggono l’ordine sessuale sono state storicamente create. Non negano le differenze corporee e non sostengono che ciascuno di noi possa scegliere o inventare la propria identità e il proprio orientamento sessuale.
Verrebbe allora spontaneo domandarsi se i media di un Paese laico, libero e democratico non dovrebbero con maggiore convinzione denunciare l’inconsistenza di queste tesi, ogni qual volta esse vengono portate avanti, esattamente come fa (quasi sempre) nei purtroppo non così pochi casi in cui viene dato nuovo lustro al complotto giudaico-massonico alimentato dall’ottusa propaganda dei protocolli.
La stessa domanda va posta, con forza ancora maggiore, alle nostre Istituzioni Repubblicane. Mi piacerebbe sentire le più alte cariche del nostro Stato ribadire un princio di laicità, ma soprattutto di verità: la teoria gender non esiste, il complotto a essa legato non esiste.
Chi dice il contrario mente o è male informato.
Perché altrimenti la sensazione che si trae da questo silenzio, è che i rappresentanti delle Istituzioni di cui sopra ritengano gli sproloqui dei crociati anti-gender delle opinioni legittime, a cui dare dignità di dibattito.