In the aftermath of the strike on Saturday, hundreds of body parts were found strewn in and outside the hall. Rescuers collected them in sacks. “The place has been turned into a lake of blood,” said one rescuer, Murad Tawfiq.
Tradotto: «Nei momenti immediatamente successivi all’attacco di sabato, centinaia di pezzi di corpi sono stati trovati sparsi all’interno e all’esterno della sala. I soccorritori li hanno raccolti in sacchi. “Il posto è diventato un lago di sangue”, ha dichiarato un soccorritore, Murad Tawfiq».
Queste sono le parole utilizzate dal Guardian per descrivere le conseguenze di un attacco aereo che ha colpito Sana’a, la capitale dello Yemen, in occasione del funerale del padre di una delle principali figure dei ribelli Houthi, che si oppongo al governo in carica sostenuto dall’Arabia Saudita. E l’attacco sembra sia stato portato dalla coalizione a guida saudita che ormai da mesi e mesi è impegnata in bombardamenti di questo tipo.
A fronte delle denunce pervenute dalle associazioni (in particolare da Rete Disarmo), è da mesi che chiediamo chiarezza sulla vicenda. A seguito della visita della Ministra Pinotti al governo saudita, avvenuta nei primi giorni di ottobre e sulla quale abbiamo già depositato un’interrogazione parlamentare, torniamo a chiedere con ancor più forza risposta a delle domande semplicissime:
- Da più parti è stato documentato (tanto che la Procura di Brescia ha recentemente aperto un’indagine) l’invio di materiale bellico dall’Italia (dalla Sardegna, in particolare) verso l’Arabia Saudita, paese che sta conducendo un conflitto in Yemen in assoluta violazione del diritto internazionale. La legge italiana (185/1990) vieta l’esportazione di armi verso paesi impegnati in conflitti: è stata rispettata la legge 185/1990?
- Sia le associazioni che diversi parlamentari hanno chiesto mesi fa chiarezza sulla vendita di armi all’Arabia Saudita, circostanza che — prevede la legge — deve essere autorizzata dal Ministero degli Esteri, quindi dal ministro Gentiloni. Perché, a mesi di distanza, non ci sono parole chiare sulla vendita armi italiane all’Arabia Saudita?
- La stampa denuncia che gli ordigni utilizzati dalla coalizione a guidata saudita per bombardare lo Yemen sarebbero «MK83, un modello prodotto da Rwm Italia». Le bombe che nei mesi scorsi e in queste ore stanno facendo strage di civili in Yemen sono prodotte ed esportate dall’Italia?
- La ministra Pinotti si è recata in visita a Riad con esponenti di vertice della Difesa italiana, incontrando gli omologhi sauditi. Un sito specializzato parla di discussioni sulla consegna di tecnologia navale. Il Ministero della Difesa dichiara l’esistenza di “ottimi rapporti tra Italia e Arabia Saudita”, della necessità di cooperare per “assicurare la stabilità alle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa allo scopo di garantire alle popolazioni di queste regioni pace e sicurezza” e di “un focus particolare sui settori della formazione e dell’addestramento militare”. A quali esisti ha condotto la visita della ministra Pinotti al governo dell’Arabia Saudita?
- Padre Alex Zanotelli, in occasione della marcia per la pace, ha evidenziato come “l’Italia faccia ancora troppo poco per bloccare il commercio di armi e che sia grave che il Governo tratti con il Ministro Pinotti con la Arabia Saudita partite che riguardano forniture militari. Un vero e proprio corto circuito che alimenta la violenza jihadista”. Le relazioni bilaterali che il governo Italiano sta promuovendo con l’Arabia Saudita sono compatibili con il contrasto del terrorismo internazionale?
- Altre esportazioni di armi documentate a più riprese sono quelle sulla rotta tra Italia e Egitto. L’esportazione di armi dal nostro paese all’Egitto come si concilia con la richiesta di verità sulla morte di Giulio Regeni?
- Da molto tempo associazioni tra le quali Rete Disarmo e Amnesty International chiedono di essere ricevute dalla ministra Pinotti. Tale richiesta è rimasta finora inevasa: per quali ragione la ministra non intende incontrare coloro che, nel nostro paese, si battono per il rispetto dei diritti umani e la costruzione della pace?
- Le spese in armamenti coprono voci importantissime del bilancio dello Stato. A fronte di ciò, non è ancora chiaro cosa intenda fare il governo italiano rispetto all’investimento in F‑35: la ministra Pinotti può esprimere chiaramente quale indirizzo strategico intenda seguire il governo sull’acquisto degli F‑35?
Otto domande alle quali il governo ha tutti gli strumenti per poter rispondere. Otto domande per fare chiarezza sulle responsabilità del nostro paese nell’alimentare la violenza internazionale.
Giuseppe Civati, Stefano Catone