Ancora una volta si ha notizia di un’intercettazione in cui si parla di un progetto di attentato nei confronti di Nino Di Matteo. Ancora una volta assistiamo alla pronta reazione di un ampio pezzo di società civile e associazioni (tra cui Scorta Civica, Agende Rosse, Libera, Familiari Vittime di Mafia, Addio Pizzo, Fraterno Sostegno Agnese Borsellino, A.N.A.A.M., ANPI, Muovi Palermo, Comitato 23 Maggio solo per citarne alcuni) e allo stridente silenzio di buona parte della politica che sembra infastidita dal magistrato siciliano e dalle inchieste che Di Matteo sta portando avanti da anni.
Al di là delle opinioni personali sulla trattativa Stato-mafia (confidando che siano la storia e la giustizia a darci le risposte) un governo che mantiene un silenzio quasi ostile nei confronti di una magistrato è un insulto alla storia di questo Paese che ha pianto pesanti perdite nel fronte dell’antimafia.
Il miglior attentato per chi si oppone alla criminalità organizzata è l’isolamento e la delegittimazione e il primo modo per combatterli è che se ne parli ovunque, come già diceva Paolo Borsellino. Registriamo, d’altra parte, il silenzio sia del Presidente Mattarella (solitamente sensibile sull’argomento antimafia anche per le dolorose vicende personali) e soprattutto quello del sempre loquace Matteo Renzi che intanto non disdegna i soliti filotti di tweet e ospitate per sostenere la sua riforma costituzionale.
Come Possibile ci prendiamo l’impegno di essere al fianco di Di Matteo e tutti i magistrati in prima linea seguendo con attenzione tutti i prossimi passaggi e le decisioni che verranno prese per garantirne l’incolumità. Non solo oggi nel momento in cui è facile alzare la voce ma con una vicinanza intensa soprattutto nei prossimi momenti in cui la vicenda sparirà dalle cronache. Senza abbassare la guardia. Appunto.
Giuseppe Civati
Giulio Cavalli