Siamo a un anno dall’approvazione della legge sulla cittadinanza avvenuta alla Camera. Come abbiamo già avuto modo di dire, si trattava di una legge frutto di un compromesso interno alla maggioranza di governo che non rispecchia la battaglia che da sempre il Partito Democratico ha sostenuto, e che faceva riferimento alla campagna “L’Italia sono anche io”. Il punto era (ed è) il requisito reddituale che ricade sui genitori del nato in Italia: noi crediamo che in alcun modo questo debba influire nell’acquisizione della cittadinanza.
Ai tempi ci furono cori di giubilo. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlò del 2016 come dell’ “anno dei diritti”.
Bene. Che fine ha fatto quella — pur discriminatoria — proposta di legge? E’ bloccata al Senato. E sapete di chi sarebbe la colpa? Del Senato, ovviamente: questa è la retorica che la maggioranza governativa vorrebbe far passare, scaricando la responsabilità sugli emendamenti presentati dalla Lega.
E la colpa, infatti, è del Senato: di questo Senato così composto, che questo governo si ostina a mantenere in vita grazie a una maggioranza raccogliticcia che pende esplicitamente a destra e che — guardacaso — quando ci sono da approvare cose di destra non trova alcun problema, ma quando si tratta di cittadinanza (e con tutti i limiti che abbiamo detto), di consumo di suolo, di conflitto di interessi, di prescrizione, di omofobia, allora diventa il problema. Il problema insormontabile, da eliminare-ma-non-eliminare, come vorrebbe la riforma.
#bastaunsì, anche in questo caso: il sì di Verdini e compagni, però, e della destra con cui Renzi è al governo. “Quando il governo punta su un provvedimento, le maggioranze ci sono”, si è lasciata scappare Doris Lo Moro, senatrice PD e relatrice del provvedimento. E invece per il momento non è accaduto esattamente nulla: la legge è ferma in Commissione Affari Costituzionali.
Sembra che anche questa volta “l’opinione pubblica non sia pronta”, come ebbe a dire il ministro Orlando quando il governo non esercitò la delega assegnatagli dal Parlamento per il superamento del reato di immigrazione clandestina. Quando ci sono di mezzo i diritti degli stranieri è questo governo a non essere pronto e a non essere all’altezza di una società che lo precede di anni luce: diciamoci la verità.