Malgrado la trasparenza che il Governo esibisce solo a parole e solo quando fa comodo per fini elettorali, un’inchiesta giornalistica, partita in concomitanza con un’inchiesta parlamentare, ci ha svelato che su titoli e derivati emessi dal Ministero dell’Economia non c’è alcun accesso libero e non si possono consultare i contratti malgrado sulla questione non ci sia alcuna necessità di segreto o obbligo di riservatezza.
Nell’anno che ha visto la crisi drammatica degli istituti di credito e il loro salvataggio a spese di tutti i cittadini, la trasparenza è ancora un miraggio. Restano gestioni opache e la violazione continua delle indicazioni del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari che hanno dato un preciso indirizzo nei confronti della salvaguardia dell’interesse dei cittadini investitori. Per questo abbiamo presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia, per capire immediatamente quali siano i flussi attesi generati da contratti derivati — e il relativo fabbisogno finanziario — previsti per gli esercizi di Bilancio 2017, 2018 e 2019 con la distinzione tra flussi generati da operazioni di ‘interest rate swap’, estinzioni o rimodulazioni previste di ‘swaptions’ anche quelle di tipo ‘stand alone’ e contratti che verranno estinti per effetto di clausole di ‘earlytermination’.
Vogliamo che siano resi noti il costo economico atteso da tali operazioni e la variazione dell’indebitamento, così come previsto dalle regole SEC 2010. Dove sono indicate nel Bilancio dello Stato le specifiche dei flussi finanziari e i costi economici connessi ai derivati. Quale sia il parere fornito dalla Corte dei Conti sezioni riunite Controllo nel merito poiché, come noto, i principi contabili di trasparenza, chiarezza, inerenza, significatività, integrità non ammettono compensazioni di diversa natura. Infine, visto che la gestione del debito pubblico e dei contratti derivati è affidata da oltre quindici anni alle medesime figure dirigenziali, chiediamo quali regole di ‘governance’ intenda predisporre il Governo per migliorare l’attuale assenza di ‘buone regole’, e se non ritenga opportuno prevedere norme più stringenti, affinché al termine di incarichi così strategici e delicati sia possibile poter lavorare per le stesse banche controparti del Tesoro, oppure ridurre i tempi degli incarichi, permettendo una ‘total disclosure’ dell’operato tra i nuovi dirigenti incaricati e i loro predecessori.
Giuseppe Civati, Andrea Maestri