Testimoni di giustizia: le scelte incomprensibili del Governo

La goccia che ha fatto traboccare il vaso riguarda la decisione del viceministro Bubbico di revocare, senza alcuna motivazione, la scorta al testimone di giustizia Ignazio Cutrò, minacciato dalla mafia agrigentina per le sue denunce sul pizzo.

La goc­cia che ha fat­to tra­boc­ca­re il vaso riguar­da la deci­sio­ne del vice­mi­ni­stro Bub­bi­co di revo­ca­re, sen­za alcu­na moti­va­zio­ne, la scor­ta al testi­mo­ne di giu­sti­zia Igna­zio Cutrò, minac­cia­to dal­la mafia agri­gen­ti­na per le sue denun­ce sul pizzo.

Solo la lun­gi­mi­ran­za del Pre­fet­to di Agri­gen­to ha impe­di­to che si andas­se avan­ti con que­sta deci­sio­ne scel­le­ra­ta. Pur­trop­po non c’è alcu­na garan­zia sul futu­ro del pro­gram­ma di giu­sti­zia per Cutrò, che pure negli anni ha rap­pre­sen­ta­to un faro per l’an­ti­ma­fia ita­lia­na e per tut­ti i testi­mo­ni di giu­sti­zia.

A que­sto pun­to voglia­mo sape­re dal Mini­stro del­l’In­ter­no e dal vice­mi­ni­stro qua­li sia­no le linee gui­da di que­sto Gover­no in mate­ria di testi­mo­ni di giu­sti­zia. Qua­le model­lo di anti­ma­fia si por­ta avan­ti se si lascia­no soli, oggi più che duran­te qual­sia­si altro Gover­no pre­ce­den­te, gli uomi­ni e le don­ne che han­no per­mes­so con le loro denun­ce di sra­di­ca­re orga­niz­za­zio­ni mafio­se e cri­mi­na­li in tut­ta Ita­lia, met­ten­do a rischio la pro­pria vita e quel­la dei pro­pri familiari.

Mai ci era­va­mo tro­va­ti di fron­te a una simi­le sciat­te­ria (nel­la miglio­re del­le ipo­te­si) come denun­cia­no gli stes­si testi­mo­ni: qual­cu­no ha del­le respon­sa­bi­li­tà pre­ci­se e ha il dove­re di dare rispo­ste pre­ci­se e non eva­si­ve come quel­le for­ni­te dal viceministro.

Pre­sto alla Came­ra fare­mo una con­fe­ren­za stam­pa con i testi­mo­ni di giu­sti­zia per denun­cia­re que­sta situa­zio­ne inam­mis­si­bi­le. Voglia­mo capi­re qua­li cri­te­ri gui­da­no le scel­te del Gover­no, chi ha dirit­to alla scor­ta e chi no e per qua­li ragio­ni. Infi­ne voglia­mo ave­re anche un qua­dro chia­ro di come fun­zio­na il siste­ma di pro­te­zio­ne in Ita­lia a tut­ti i livel­li. Non capia­mo per­ché per Igna­zio Cutrò, che anco­ra rischia la vita (vista anche la deci­sio­ne del Pre­fet­to di man­te­ne­re la scor­ta), si sia valu­ta­to di revo­ca­re il pro­gram­ma men­tre per altre per­so­ne (spes­so non toc­ca­te da vicen­de mafio­se) si riten­ga neces­sa­rio anda­re avanti.

Voglia­mo i nume­ri e tra­spa­ren­za sui cri­te­ri per­ché la posta in gio­co è trop­po impor­tan­te e facen­do così si rischia di demo­li­re più di 20 anni di anti­ma­fia e di dare un mes­sag­gio asso­lu­ta­men­te nega­ti­vo a quan­ti anco­ra oggi, tra mil­le dif­fi­col­tà, deci­do­no con le loro denun­ce di sta­re dal­la par­te del­la lega­li­tà.

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