La personalizzazione che ci piace, e per la quale vi ringraziamo

La fine della campagna referendaria non coincide con la fine dello sforzo profuso da coloro che hanno condotto la campagna per le strade e che nelle prossime ore sorveglieranno sulle operazioni di voto. A loro, il nostro più sentito ringraziamento.

Sen­ti­nel­le del­la demo­cra­zia, i rap­pre­sen­tan­ti di lista saran­no impe­gna­ti per tut­te le ope­ra­zio­ni di voto, per sor­ve­glia­re che tut­to pro­ce­da nel modo cor­ret­to, che ogni sin­go­lo voto sia rispet­ta­to e che, così, sia rispet­ta­ta la volon­tà del­la mag­gio­ran­za di colo­ro che si reche­ran­no alle urne.

Sarà il momen­to deci­si­vo, è vero, ma è solo l’ul­ti­mo di una lun­ga serie di sfor­zi che vie­ne chie­sto ai nostri atti­vi­sti, così come a tut­ti gli atti­vi­sti poli­ti­ci che han­no con­dot­to una lun­ghis­si­ma cam­pa­gna refe­ren­da­ria, tra ban­chet­ti e por­ta a porta.

Quan­do abbia­mo fat­to appel­lo alla “per­so­na­liz­za­zio­ne” guar­da­va­mo esat­ta­men­te a figu­re come que­ste, capa­ci di rap­pre­sen­ta­re al meglio lo spi­ri­to repub­bli­ca­no e costi­tu­zio­na­le (e RiCostituente).

Va a loro, e a tut­ti colo­ro che han­no “per­so­na­liz­za­to” — spes­so offren­do al dibat­ti­to una qua­li­tà dif­fi­ci­le da riscon­tra­re sui media con­ven­zio­na­li e nei comi­zi in cui la poli­ti­ca par­la a se stes­sa — il nostro più sen­ti­to rin­gra­zia­men­to: grazie!

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

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Possibile per il Referendum sulla Cannabis

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.