Il direttore di Repubblica Mario Calabresi, per darci il buongiorno di questo benarrivato silenzio elettorale, esibisce tutto il suo orgoglio e tutto il suo pregiudizio con una prima pagina che è un capolavoro di illusionismo:
«Renzi-Grillo, il rush finale» titola il quotidiano. E poi tutto un dispiegamento di articolesse (ah, gli analisti politici di questo Paese, così proni e così fallaci in questi ultimi anni) che si incaponiscono nel trasformare il referendum sulla revisione costituzionale in una zuffetta da cortile, una rissa del doposcuola tra i bulletti della classe. Banalizzano e poi ci invitano a non banalizzare, frugano nella merda e fanno gli schizzinosi per un filo di fango. Sono fatti così: in mancanza di banalità da denunciare versano succo banalissimo per poterne parlare.
Poi, ovviamente, parte la filippica per la mancanza di sinistra in Italia. Indispensabile lamentarsi della mancanza di sinistra, del resto: se a qualcuno dei loro affezionati lettori spuntasse la voglia di farsi un giro nel Paese reale (dove a sinistra ci si è consumate le suole a attraversare il Paese “nel merito” come piace a loro) uscendo dall’Italia “secondo Renzi, Repubblica e Calabresi” finirebbero per abbonarsi a Novella 7000 piuttosto che leggere il bollettino di governo.
Fanno sparire la sinistra (loro) e sempre loro ne lamentano la mancanza. E in nome di un virgola di intellettualismo (che tanto piace a Renzi) se ne fottono di un’intera comunità.
Avanti così.