Incredibile a dirsi, è il 2015. Il dato si desume da una tabella pubblicata da ISTAT, che mette in evidenza diverse cose.
La prima cosa da notare è — appunto — che il 2015 si caratterizza per essere l’anno in cui il nostro paese ha rilasciato il minor numero di permessi di soggiorno che si sono tramutati in presenze a fine anno, a partire dall’inizio della rilevazione, cioè dal 2007. Ci sono anni, dal 2009 al 2011 (Berlusconi presidente del Consiglio, Maroni all’Interno), in cui il dato è stato enormemente maggiore.
La seconda cosa da notare è che nel 2015 i permessi per richiesta d’asilo — richiesta cui nel medesimo anno non è seguito un riconoscimento, che magari arriverà nel 2016 o magari no — sono stati 53mila (il dato è contenuto in un’altra tabella). Se andiamo a sommare questi permessi per richiesta d’asilo al totale dei permessi rilasciati nel 2015 otteniamo 292.799 permessi totali. Un dato in linea con molti dati precedenti, senza che a questi dati precedenti siano sommate le richieste d’asilo. Anche nello scenario peggiore, quindi, il 2015 non configurerebbe alcuna emergenza (se non umanitaria e nei soccorsi).
La terza cosa da notare sono i motivi di rilascio dei permessi: l’asilo e i motivi umanitari sono una quota minoritaria del totale, che solamente nel 2015 (l’anno della “crisi dei rifugiati”) si è collocata tra un quarto e un terzo del totale, e che raramente è andata in doppia cifra.
La quarta cosa da notare è che ci sono stati anni in cui la maggioranza assoluta dei permessi veniva rilasciata per motivi di lavoro. A partire dal 2011 la maggioranza (relativa) è invece rilasciata per motivi famigliari.
La quinta cosa da notare è l’andamento nel tempo dei motivi per cui vengono rilasciati permessi di soggiorno. Nel 2009 e nel 2010 la percentuale di permessi per lavoro è stata superiore al 60%, pari a 250mila permessi nel 2009 e 359mila permessi nel 2010. Questa percentuale è scesa nel tempo, fino ad arrivare al 9.1% del 2015, pari a 22mila permessi.
La sesta cosa è una considerazione. Ovviamente il rilascio dei permessi dipende da come il governo attua le politiche migratorie, tanto che con la Bossi-Fini più che parlare di ingressi per motivi di lavoro dovremmo parlare di regolarizzazioni di persone che lavorano irregolarmente, camuffate da ingressi. Al momento i “flussi” per lavoro sono ridotti a una quota minima: se offrissimo possibilità per trovare regolarmente lavoro in Italia, quanto alleggeriremmo il carico di richieste d’asilo che poi — magari — si tramutano in dinieghi, per i quali dovremmo provvedere a effettuare rimpatri?
Ecco di cosa parliamo, quando parlano di “emergenza”.