Il 15 marzo si terranno in Olanda le elezioni della camera bassa, l’unica eletta direttamente dai cittadini. I sondaggi prevedono una forte affermazione del PVV, il partito dell’estrema destra xenofoba di Geert Wilders, destinato a diventare il primo partito del paese. Previsto un tracollo dei partiti della coalizione di governo, i liberali di destra del VVD e i laburisti del PvdA che i sondaggi predicono scendere a circa la metà e un quarto dei seggi del 2012 rispettivamente. Come si stanno attrezzando le forze di sinistra per fare fronte agli effetti di un sommovimento che ha elementi in comune con quello di altri paesi europei, ma anche alcuni elementi di specificità, in un sistema proporzionale puro che incoraggia la frammentazione in piccoli partiti e costringe a creative quanto improbabili grandi coalizioni di governo?
Cominciamo dalla parabola del Partito del Lavoro. Alle elezioni di quattro anni fa, il partito si era aggiudicato un 25% di consensi rimontando in campagna elettorale sotto la guida del leader Diederik Samson, con un programma che puntava a un’Olanda ‘più forte e più sociale’. Oggi è dato al 7%. Che cosa è successo nel frattempo? Nella coalizione di governo con il VVD, il PvdA si è trovato a supportare un programma di impronta liberista che ha promosso lo spostamento delle responsabilità del proprio inserimento sociale e lavorativo dalla collettività all’individuo in nome della cosiddetta “società della partecipazione” (che in Olanda significa soprattutto partecipazione al mondo del lavoro o al volontariato). In concreto, i laburisti si sono trovati a promuovere l’innalzamento dell’età pensionabile, pesanti tagli alla cultura e il decentramento di diverse funzioni assistenziali e relativi oneri alle municipalità. Tentativi di introdurre elementi di progressività quali un innalzamento dei premi per l’assicurazione sanitaria per i redditi più alti sono stati stroncati dall’alleato di centrodestra. Nel frattempo, le tensioni xenofobe sono state cavalcate dall’estrema destra, sia nei confronti delle minoranze etniche storicamente presenti in Olanda (“Quanti marocchini vogliamo? Di meno, di meno!” è lo slogan che è costato a Wilders un’incriminazione per odio razziale), sia in relazione alla cosiddetta crisi dei rifugiati, vissuta con sentimenti contrastanti anche se con forti slanci di solidarietà. Il leader del PvdA Samson è stato, tra le altre cose, il promotore dell’accordo della UE con la Turchia che baratta respingimenti di migranti con l’accoglimento di quote controllate di richiedenti asilo – accordo contestato da numerose organizzazioni umanitarie in Olanda e fuori dal paese perché basato del presupposto della Turchia “paese sicuro”.
Al fine di risollevare le sorti del partito, nel dicembre scorso il PvdA ha eletto alla carica di segretario al posto di Diederik Samson l’attuale ministro degli affari sociali Lodewijk Asscher. La contesa tra i due rivali non si è basata su particolari differenze di contenuto, ma su una generica istanza di rinnovamento della leadership per arginare il tracollo di consensi. Tuttavia sul piano mediatico Asscher si è già contraddistinto per un’offensiva sul tema della limitazione dell’immigrazione dagli altri paesi UE, un cavallo di battaglia che ha caratterizzato negli anni passati il suo dicastero. La libera circolazione dei lavoratori è per l’esponente laburista, che ha scritto in merito alle organizzazioni politiche consorelle degli altri paesi UE, un “modello di business” fondato sui bassi salari, da ripensare e limitare fortemente. Anche se basata su considerazioni “sociali”, l’iniziativa appare come una chiara strizzata d’occhio alla parte più euroscettica e xenofoba dell’elettorato ed ha quindi, come spesso accade ai leader politici degli stati membri, un pubblico tutto interno.
Il paese è economicamente in ripresa dalla crisi, ma la società si percepisce sempre più insicura e frammentata, il che spinge tutti i partiti a puntare sul tema della convivenza e coesione sociale alle prossime elezioni. Il tema dell’integrazione degli immigrati e in particolare dei rifugiati è centrale in questo quadro. Asscher da ministro ha ancora oggi premuto per l’approvazione di una dichiarazione obbligatoria di adesione ai valori della società olandese da parte di tutti gli stranieri extracomunitari che intendono rimanere nel paese. Se il buongiorno si vede dal mattino, la rincorsa delle argomentazioni populiste sbandierate dallo xenofobo Wilders, da parte di questo come degli altri partiti, caratterizzerà tutta la campagna elettorale. Accanto al tema delle migrazioni, l’esponente laburista sta premendo su un altro tema di sicuro richiamo, la lotta all’elusione fiscale da parte delle grandi multinazionali (l’Olanda è uno dei maggiori paradisi fiscali per le imprese del continente), ed ha addirittura proposto un’aliquota del 60 per cento per i redditi superiori ai 150mila euro annui al fine di ricavare 300 milioni “per la cura amorevole degli anziani”. Argomenti che toccano il cuore di un paese caratterizzato da forti sentimenti egualitari e che non si rassegna allo smantellamento di un welfare sempre più bistrattato dai governi, compreso quello del quale lo stesso PvdA ha fatto parte. Ma si sa, questo è tempo di elezioni.
Comitato Germania e Olanda Possibile