Ora è il momento. Il vostro.
Di decidere se contare i seggi, nell’accordo con qualcun altro da cui farvi comandare o se contare le idee e le persone per cambiare la politica.
Di decidere se volete l’Italia che conoscete già o se ne volete una “possibile”, in cui le cose in cui credete non siano immediatamente rovesciate nel loro contrario, interpretate da chi non la pensa come voi sulla Costituzione, sui diritti del lavoro, sulle opportunità. E che non ha saputo dire nulla sulla povertà, sulla progressività, sul futuro ambientale del Paese, dimenticando le ragioni delle disuguaglianze e in alcuni casi facendole aumentare, con leggerezza e superficialità e spesso solo per fare colpo sull’opinione pubblica.
Noi siamo pronti a qualsiasi situazione: che si voti subito, che si prenda tempo, che si cambi ancora linea sulla legge elettorale: ci hanno abituato al peggio in questi anni e tutto fa pensare che vogliano andare avanti così. Esattamente così.
Incuranti della bocciatura clamorosa del 4 dicembre, della sentenza che dichiara incostituzionale la legge che tutto il mondo avrebbe dovuto invidiarci, dei ritardi accumulati su questioni decisive e della fretta con cui hanno votato cose che non si sono rivelate utili o che si sono dimostrate, peggio, sbagliate.
Noi con chi ha governato in questo modo e non dà segni di avere capito e di avere cambiato non faremo accordi, né compromessi, per tenere insieme tutto e il contrario di tutto e puntare tutto sul meno peggio.
D’altra parte non ci piace nemmeno chi si contrappone a questo modello con una versione speculare, che tiene dentro tutto quanto, senza affermare principi per noi centrali, con proposte spesso vaghe e incerte, con parole eccessive e proposte smisurate.
Preferiamo farlo in modo diverso, certamente fuori moda, perché siamo certi che le mode passano, e spesso lasciano poco dietro di sé: con la forza delle idee, con una proposta di governo, con voi.
Con impegni limpidi, con proposte che verificheremo insieme, con un lavoro quotidiano che vi vedrà sempre protagonisti.
Siamo partiti dal patto repubblicano, ormai tre anni fa. Un patto che era una base ideale, semplice, credibile.
Vi proponiamo due soluzioni: o partecipare come simpatizzanti o iscrivervi per decidere insieme, per organizzare più direttamente il nostro lavoro. E, se vorrete, aprendo un comitato per affermare e diffondere le nostre idee.
Noi candideremo uguaglianza, questa sconosciuta, questa dimenticata. E candideremo chi vorrà provare a far valere ciò in cui crede, che non è sempre a disposizione, sempre negoziabile, anzi negoziato ancora prima di cominciare.
Non abbiamo posizioni di rendita, né posti sicuri: lo abbiamo scelto tempo fa, con sincerità, dopo avere denunciato una situazione che diventava ogni giorno di più insostenibile.
Non crediamo sia il momento di fare tattica, di mantenere ambiguità o di cercare mediazioni improbabili: è tempo di darsi una strategia, culturale, politica, umana.
Se volete partecipare, iscrivetevi qui.
Ovvero scrivete a me, come è spesso accaduto in questi anni: siamo qui, per servirvi.
Con chi vorrà ci vediamo a Parma, sabato, per partire insieme.