Diritti: passi avanti guardando al futuro
E’ del 31 gennaio scorso la sentenza (la numero 2487) della Corte di Cassazione che impone la trascrizione del matrimonio di due donne francesi – in Francia è in vigore il matrimonio egualitario – residenti in Italia. E ci risiamo: ancora una volta sono le Corti a dirimere questioni.
Dopo il fatidico giorno dell’approvazione della legge 70/2016 a Maggio, comunque la si pensi, tanta acqua è passata sotto i ponti ma molte questioni vitali sono ancora lì, a chiedere ad alta voce di essere affrontate e risolte.
Tante coppie di persone dello stesso sesso, si parla di circa un migliaio di coppie, si sono unite civilmente formando così quella “specifica formazione sociale” creata ad hoc dai politici nostrani. Chi scrive fa parte di una di esse, pienamente consapevole che questa unione civile non è un matrimonio e che il mio “unito civilmente” non è mio marito, sebbene la legge stessa – ipocritamente – ci consenta di usare i termini marito/moglie/coniuge. E siamo pienamente consapevoli tutti che la battaglia per l’uguaglianza e le piena dignità non è finita, perché l’unione civile non è il matrimonio e perché per giochi politici si è scelto di stralciare dalla formulazione originale quello che era l’articolo maggiormente all’attenzione della comunità LGBT: l’articolo che consentiva anche per le coppie di persone dello stesso sesso l’adozione “particolare” del figlio del/della partner. Quello stralcio fu in realtà uno sfregio fatto a centinaia di bambini nati in “famiglie di fatto” con due mamme e/o due papà, bambini – e qualche adolescente – che oggi si ritrovano ad avere fratelli di fatto ma non legali, genitori/genitrici di fatto ma non legali. E questo problema che l’attuale politica ipocrita non ha voluto sanare viene invece affrontato e risolto dai tribunali che sempre più spesso concedono tali adozioni.
Non è un caso che Giovanni Canzio, primo presidente della Corte di Cassazione, abbia fatto riferimento a questo problema nel suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario. Un chiaro monito alla classe politica che verrà a sanare quel disastro creato dalla “teoria dei piccoli passi” tanto sostenuto tra le file del partito di maggioranza e anche da molti suoi esponenti gay e lesbiche (che, per inciso, non mi pare siano corsi ad unirsi civilmente).
Ecco spiegato perché per il matrimonio egualitario e per la stepchild, ma più in generale per l’omogenitorialità e l’adozione per tutti, ci sono ulteriori passi in avanti da fare. In altre parole ai politici che verranno è destinato affrontare, e risolvere, il nodo della piena uguaglianza dei cittadini estendendo il matrimonio anche alle coppie di persone dello stesso sesso e ridisegnando la legge per le adozioni.
Ma non solo. C’è da mettere mano di nuovo e con serietà alla legge contro l’omofobia, cancellando il vergognoso emendamento e subemendamento Gitti – Verini, e riportando la legge a come deve essere, ovvero una reale estensione della Legge Mancino.
Infine, tralasciando per un momento la politica e guardandoci intorno: Danimarca e Svezia, come già la Francia nel 2012, hanno dichiarato di non considerare più la transessualità una malattia psichiatrica e di definirla pertanto una “disforia di genere” e non più un “disturbo dell’identità di genere” così come è già orientata la comunità scientifica internazionale. In altre parole è cominciato un percorso di depatologgizzazione della transessualità e forse è il caso di affrontare anche questa discussione.
Fabio Iovine